TOMMY
Io e Alan arriviamo in mensa un po' dopo dal suono della campanella, a causa di alcune ragazze che ci hanno invitato a una festa sabato sera. "Becca è brava ad organizzare le feste, in tutto è brava se sai cosa intendo" dice Alan con uno sguardo malizioso. Sorrido facendoli capire di sapere a cosa si riferisce. "Vai a prendere il cibo mentre io cerco un tavolo" "Perché devo farlo sempre io?". Non rispondo e mi avvio alla ricerca di un tavolo. Alan Walker è il mio migliore amico. È alto, ha i capelli castano chiaro e gli occhi sono dello stesso colore. La prima volta che l'ho visto era nel campo da basket della scuola elementare e stava cercando di palleggiare ma non ce la faceva, io gli ho chiesto se volesse una mano e ora è quasi bravo quanto me. Mi guardo intorno e vedo che alcuni miei amici sono ad un tavolo, al centro della mensa, con le cheerleaders. Anche a me piace stare in compagnia del gentil sesso per cui, con sorriso provocante, mi avvio verso il loro tavolo, ma l'occhio mi cade su una ragazza mora, china sui libri, seduta in uno dei tavoli al lato della mensa, insieme ai suoi amici. Cambio piano e non mi siedo con i miei amici, ma vado dritto verso la ragazza. "Il principino Turner ci dedica un po' del suo prezioso tempo, dovremmo esserne onorati" dice sarcasticamente Elisabeth senza alzare lo sguardo dal quaderno, che deduco essere di matematica visto le varie formule. "Come ha fatto a vedermi?" penso mentre mi siedo. "Stai tranquilla Jackson volevo solo fare compagnia al mio fratellino e alla mia sorellina acquisita" "Questo" ribatte lei indicandosi "Non può essere paragonato a questo" conclude lei spostando il dito verso di me. "Tom perché non sei con gli altri della squadra? Guarda ci sono le cheerleader" dice Alan, passandomi il panino e sedendosi vicino ad Elisabeth. "Ce lo chiediamo tutti" aggiunge quest'ultima con tono ironico, mentre risolve un altro calcolo. "Come ti chiami splendore?" dice Alan rivolgendosi alla ragazza seduta accanto a lui appoggiandole una mano sulla spalla. "È Betty. La conosci dalle elementari" dice Tim. È sempre stato troppo protettivo nei confronti di Elisabeth. "Wow scusa splendore non ti avevo riconosciuta. Per farmi perdonare ti offro una pizza venerdì sera, va bene?" propone il mio migliore amico spostando lo sguardo sulla camicetta aperta di Elisabeth. "Punto numero uno, non toccarmi" dice lei, spostando il braccio dalla sua spalla e intervenendo prima che mio fratello possa soccorrerla. "Punto due, ho un nome, mi chiamo Elisabeth non splendore. E punto numero tre, non esco con gli stupidi, quindi, per tuo malgrado, sono costretta a rifiutare la tua richiesta." Scoppio a ridere, seguito da Cassie e da Ben, l'amico fastidioso di Tim. "Amico, dovresti aiutarmi" dice Alan rivolgendosi a me, ma io per tutta risposta alzo le mani. "Nessuno ha mai rifiutato il grande A splendore" "C'è sempre una prima volta" ribatte lei dandogli un colpetto sul petto, per poi tornare al suo quaderno. Alcune ciocche sono davanti al viso, e vorrei spostargliele come ho fatto stamattina, ma non lo faccio. Una rughetta le si è formata sulla fronte, segno che si sta concentrando, mentre mordicchia la penna blu che tiene in mano. Si sposta i capelli all'indietro, favorendo la visuale sul suo seno. Forse non avrei dovuto sbottonarle il secondo bottone, ma ora, che è seduta davanti a me, non me ne pento. "Ahio" dico portandomi la mano dietro la nuca, girandomi verso mio fratello, il quale mi ha colpito e ora mi sta fulminando con lo sguardo. "Ma che li prende" penso mentre torno a mangiare il mio panino. "Andiamo ad allenarci oggi pomeriggio Tom?" mi chiede Alan e io annuisco. "Vieni anche tu Tim e, ovviamente splendore tu puoi venire a fare il tifo per me" aggiunge facendo l'occhiolino a quest'ultima. "L'unico a cui farei il tifo è il cercatore della squadra di Quidditch di Serpeverde, Draco Malfoy" "Chi è questo Malfoy e soprattutto cosa deve cercare". Elisabeth alza gli occhi mentre sussurra "Babbano" e io sorrido, non la voglio a fare la cheerleader personale di Alan. "Comunque non posso devo fare matematica" aggiunge poi. "Chi è lo stronzo che da i compiti il primo giorno'" chiedo io "Milton" "Milton ha dato compiti per domani?" chiede allarmato Alan. Molto probabilmente non prestava attenzione. "Sono sicuro che non aveva nemmeno notato Elisabeth" penso. "Sono per la prossima settimana infatti" aggiunge Cassie. "Siete anche voi nella classe di Milton?" chiede sorpreso Alan e loro annuiscono. " Non vi avevo notato" "Sarai stato troppo preso a filtrare con Becca" dico io non ottenendo, però nessuna risposta."Allora oggi puoi venire splendore. Puoi portare anche la tua amica" afferma il mio migliore amico sporgendosi in avanti e sorridendo a Cassie, la quale, però lo ignora. "Io non vengo" afferma Elisabeth spostando lo sguardo tra me e Alan, per poi ritornare sul quaderno. "Quanti ne devi fare Jackson?" "Cinquanta" " E quanti ne hai fatti?" "Quindici". "Sei a metà puoi venire splendore" si intromette Alan. "Questa è la dimostrazione che sei stupido. La metà di cinquanta è venticinque, non quindici" ribatte Elisabeth zittendo Alan. Guardo l'orologio al mio polso. La pausa pranzo è iniziata, più meno, da mezz'ora. "Ci incontriamo, per le quattro e mezza del pomeriggio, al campo vicino al parco, cosi tutti possono venire" finisco la frase spostando lo sguardo sulla ragazza di fronte a me. "Che ne sai che non debba fare cose importanti Turner?" "Le tue cose importanti possono aspettare Jackson" "Io non vengo" "Ti vengo a prendere a casa Jackson" "Non ti faccio entrare" "Mi aprirà tua mamma" "Mi chiudo in camera" "Salirò dalla finestra" ribatto sostenendo il suo sguardo di sfida. "Se non vuole fa lo stes-" interviene Tim, ma prima che possa finire la frase Elisabeth lo ferma. "Va bene" acconsente, alzando gli occhi al cielo. Alan esulta e Elisabeth lo guarda in modo strano, per poi ritornare a concentrarsi sul quaderno. "Tommy", una voce stridula urla il mio nome. Mi volto, e noto che molti mi stanno fissando, mentre la ragazza che ha gridato il mio nome si siede sulle mie gambe e mi bacia. Ha troppo profumo, che lo rende quasi nauseante, e le labbra sono troppo appiccicose per via del lucidalabbra. Metto una mano tra i suoi ricci biondi, approfondendo sempre di più il bacio. La mia altra mano scivola sulla coscia scoperta dalla gonna, prima che un colpo di tosse mi faccia separare da lei. " Finirete in punizione" ci avverte Ben. Io sbuffo, mentre la biondina seduta sopra di me risponde. "Sono la figlia del preside. Faccio quello che voglio". Carly Miller è la figlia del preside ed è al quarto anno. Ha i capelli ricci e biondi, gli occhi sono grigi e come sempre ha esagerato con il trucco. Abbasso lo sguardo sulla sua divisa. Il seno è messo in mostra, anche se non è grande come quello di Elisabeth, grazie ai primi bottoni della camicia che sono slacciati. La gonna non lascia molto all'immigrazione, e mi sforzo per non strappargliela di dosso qui davanti a tutti. "Perché non ti sei seduto vicino a me?" chiede lei, costringendomi a distogliere lo sguardo dal suo corpo, ma prima che possa rispondere, Alan e Tim scoppiano a ridere. "Ciao Timmy, Alan, sfigati" saluta Carly, posando gli occhi sulla ragazza davanti a lei, alla fine della frase. "Che avete da ridere?" chiedo io. "Splendore stav- ahio" si interrompe Alan, portandosi una mano al piede, mentre guarda in maniera interrogativa Elisabeth. "Nulla di importante" mi risponde mio fratello. "Più che splendore, assomiglia a uno sgorbio un po' cicciotello" afferma in modo tagliente Carly. "Pensa a fare meno la troia Carly" la difende Cassie mentre io trattengono le risate. "Oltre ad essere grassa, ha bisogno dell'amichetta per essere difesa" continua Carly, ignorando Cassie. Sposto lo sguardo su Elisabeth. Ha smesso di scrivere, ma ha lo sguardo fisso ancora sul suo quaderno. La mano stringe la penna, mentre l'altra comincia a tremare, ma lei la nasconde sotto il tavolo. Cerca di nascondere il viso tra i capelli. "L'ha ferita" penso. Anche Alan fissa Elisabeth, con aria dispiaciuta, le passa una mano sulla spalla. "Hai lasciato la gonna a casa Carly?" chiede Cassie punzecchiandola. Per tutta risposta la biondina alza gli occhi al cielo e riporta la sua attenzione su di me. "Ti sei divertito ieri tesoro?" chiede abbassando lo sguardo sulla mia cinta. Sorrido in modo malizioso, mettendo una mano sulla sua coscia, avvicinandomi al suo orecchio. "Oh si, soprattutto quando la festa si è spostata in bagno bambolina" le sussurro, in modo che solo lei senta, ricordando cosa ha fatto lei, ieri alla festa di Morrison. "Tu eri a casa a piangere, vero sfigata?". Prima che Cassie possa difenderla, Elisabeth scansa la mano di Alan, mentre raduna le sue cose e se ne va bisbigliando " Volevo solo fare matematica". "Betty" la chiama mio fratello rincorrendola. "Ridicoli" dice Carly, nello stesso momento in cui Cassie si alza e va nella stessa direzione dell'amica. " Che sfigati" dice quest'ultima. "Ci vediamo più tardi tesoro" aggiunge, per poi darmi un bacio a stampo e andarsene. Mi volto a fissarla, in particolare il suo culo sodo. "Ci è rimasta male" "Chi? Carly?" chiedo riportando l'attenzione su Alan. "No, splendore. La tua biondina ha esagerato." "Non è la mia biondina, e poi Elisabeth non c'è rimasta male" "Si invece, si stava mettendo a piangere. È stata davvero stronza" aggiunge Alan. "Perché ridevate prima?" chiedo cambiando argomento per reprimere il senso di colpa che sta nascendo dentro di me. "Splendore stava fingendo i connotati di vomito guardandovi. È davvero forte la ragazza" "È come se parlassi di mia sorella Alan" dico guardando male il mio migliore amico. "Una sorella che ti scoperesti anche tu dal modo in cui la guardi" mi zittisce, facendo aumentare il senso di colpa in me..
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Storia di una ragazza qualunque
RomanceElisabeth si considerava una ragazza qualunque. Un misto tra Rory Gilmore e Hermione Granger, con un pizzico della stranezza di Louisa Clarck e della introversione di Jane Eyre. La sua passione è chiudersi nel suo mondo e lasciare tutti quanti al di...