52. Lavandino

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...Passi veloci e vuoti risuonarono nei corridoi, mentre prendevi respiri rapidi, come se avessero potuto alleviare il dolore in qualche modo...

No, no, no!, ripetevi continuamente nella tua testa.

Attraverso la tua vista sfocata, sei riuscita a distinguere una stanza e ti ci sei piombata dentro senza pensarci.

I tuoi piedi ti hanno guidata al lavandino del bagno blu ghiacciato; ti sei sostenuta con gomiti sul materiale bianco fatto di porcellana.

L'acqua fredda scorreva sopra il tuo viso, mentre cercavi di cancellare tutte le emozioni completamente.
Andate via, andate via, andate via...
Hai ripetuto nella tua testa per tutto il tempo, mentre sputavi l'acqua che ti finiva in bocca.

Il colore rosso gocciolava lungo il lavabo, incontrando il tono gelido creato dalla luce spenta che entrava attraverso la finestra sul muro.

Le tue mani tremavano, mentre ti ritiravi dal rubinetto con la schiena verso il muro.
Sentivi il materiale duro dietro di te, mentre il tuo corpo scendeva a terra lentamente.

Sei crollata sul pavimento.

Il tuo respiro rapido echeggiava attraverso lo spazio, con il rumore dell'acqua corrente che riempiva il silenzio.
La realtà sembrava fondersi...

Qualcosa di stranamente caldo si fece strada lungo il basso della tua guancia.
E sapevi esattamente che cos'era...

Ne seguirono altre.
Gocciolavano giù...
Hai guidato la mano verso il viso, le dita che toccavano la cosa che ti piaceva di meno di te stessa.
Stavi piangendo.

La luce tremante e cupa emessa attraverso la sorgente sopra di te, giocava in modo divertente con tutte le sfumature del blu sulle piastrelle fredde, mentre tu le fissavi.

'Non piangere, o conosceranno la tua debolezza', diceva sempre il padre. E aveva ragione. Aveva sempre avuto ragione.
No?

"Hkk.", ti sei lamentata, rilasciando l'aria che avevi trattenuto con le lacrime che si avvicinavano.

"Stronzo!", hai imprecato.
"Stronzo, stronzo, stronzo!"
Con rabbia hai colpito il suolo con una mano, cercando di compensare il dolore che ti trafiggeva il cuore.

Hai stretto le palpebre per la frustrazione.
L'acqua ti gocciolava lungo il mento, incontrando la stoffa dei tuoi vestiti, che erano già fradici.

A denti stretti, hai cercato di allontanarti da tutti i pensieri si protendevano verso di te in ardui tentativi di ritirarti indietro.

Eri accucciata sotto la finestra biancastra e il suo vetro quasi opaco.
Il blu gelido cadde sulle piastrelle umide.
E tu lo odiavi. Odiavi tutto questo.

Odiavi Levi.
Lo odiavi per i sentimenti che ti faceva provare.
Lo odiavi per non aver detto una sola parola e per averti lasciata stare in piedi nel bel mezzo della stanza, mentre parlavi a squarciagola.
Odiavi persino il modo in cui i suoi occhi brillavano a ogni tua singola parola.

Odiavi ogni parte di lui al punto da non riuscire nemmeno a parlarne.

E lo odiavi per averti mentito.
Per averti fatto sentire come se gli importasse qualcosa in qualsiasi momento. Levi era stato l'unico ad essere rimasto al tuo fianco, dopo che il tuo mondo era crollato.
Due volte.
Non sapevi cosa avresti fatto, se lui non fosse stato lì.

"Cazzo.", riuscisti solo a dire.
"Perché? Perché mi hai consolata?", la tua voce si spezzò.
"Stronzo."
Altre lacrime scesero lungo il tuo viso umido fino a raggiungere il tuo collo.

La tua bugia (Levi x Reader)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora