L'IMPENETRABILITÀ DI SWA YI E I RICORDI DI WILLIAM.

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Swa Yi si risvegliò su un materasso così morbido, che per un attimo gli sembrò di poterci sprofondare dentro. Subito dopo, girandosi, notò che sua sorella era proprio al suo fianco a tenergli la mano. Aveva la testa appoggiata sul lenzuolo ed era in ginocchio, sul pavimento. L'altro si chiese da quanto tempo era lì e, quando si alzò, prese a barcollare. Tant'è che dovette reggersi alla piccola colonnina di legno vicino al letto, per evitare di cadere. Ma, nel farlo, buttò a terra inevitabilmente un secchio con al suo interno dell'acqua e un panno. Swa Yi capì subito che Ai Chan era rimasta a curarlo per tutto il tempo e tutto ciò, probabilmente, doveva essere dipeso dalla sua febbre assai alta.
Si toccò la fronte, era fredda. Quindi stava meglio? Poi prese a guardarsi la mano. Comprese sin da subito che, per potersi riprendere, l'energia dentro di sè sarebbe dovuta fluire all'unisono con il suo potere. Per tanto, si concentrò, ma nulla. Non usciva niente dal palmo della sua mano. Quindi arrivò alla conclusione che, probabilmente, non aveva ancora recuperato del tutto le forze. Tra quei pensieri, tutto d'un tratto, sentì una voce. Proprio alle sue spalle:
-Fratello Swa Yi, stai bene?-
Si girò di scatto, osservando subito una profonda stanchezza negli occhi di sua sorella. Ciò non gli fece piacere, ma non disse nulla. Chinò semplicemente il capo davanti a lei e poi fece per andarsene, ma la ragazza lo fermò all'istante e gli disse:
- Rispondimi Swa Yi.-
Swa Yi chiuse gli occhi sospirando, non voleva far preoccupare nessuno e odiava sentirsi al centro dell'attenzione di qualcuno. Ma, per liberarsi da quella situazione, capì che qualcosa doveva dirle. Quindi, le rispose dicendo:
- Sto bene, sorella. Ti prego di non preoccuparti per me.-
L'altra gli sorrise alzandosi e, andando verso di lui, gli domandò:
- E come faccio a non preoccuparmi? Sei mio fratello, Swa Yi.-
Swa Yi se la ritrovò proprio sotto il naso, ma la sua reazione fu neutra. Era abituato ad avere sua sorella così vicino, quindi non si stupì più di tanto nel ritrovarsela a pochi centimetri da lui:
- Perchè sei svenuto? -
Chiese sua sorella in modo parecchio insistente:
- Non è nulla.-
Gli disse subito l'altro tentando di nuovo di andarsene, ma Ai chan gli bloccò nuovamente la strada dicendo:
- Per favore Swa Yi, non trattarmi come tutti gli altri. Faccio parte della famiglia.-
Swa Yi la osservò, rivelando sul suo volto uno sguardo dispiaciuto. La ragazza se ne accorse subito e gli sorrise, prendendogli entrambe le mani. E sperò che l'altro le dicesse finalmente tutto. Ma l'ultima cosa che suo fratello desiderava da lei, era tutta quella apprensione nei suoi riguardi. Voleva molto bene ad Ai Chan, ma non sopportava quella compassione, così come quegli allarmismi, gli facevano venire la nausea. Anche se tra i due era lui il minore, secondo il suo ragionamento, doveva essere sempre l'uomo a prendersi le maggiori responsabilità rispetto alla donna. Questo glielo aveva sempre detto anche suo Padre. Quindi, come poteva farsi vedere debole davanti a una donna, anche se essa era sua sorella? No, non poteva. A maggior ragione non poteva. Così le prese le mani per levarle via dalle sue e le disse:
- Non è nulla.-
Poi se ne andò.
La sorella decise di non insistere ulteriormente e scosse la testa. Conosceva suo fratello e sapeva quanto potesse essere ostinato e distaccato. Ma riconosceva anche quale fosse il motivo di tale comportamento. In fondo era stato il loro stesso Padre a crescerli in modo così rigido sin dalla tenera età e, mentre lei era riuscita a preservare una certa spensieratezza grazie all'aiuto di Noah, Swa Yi non aveva potuto avere un simile privilegio. Poiché, sin da piccolo, era stato mandato in molteplici missioni per imparare ad essere una persona inflessibile e autoritaria. Pertanto la sorella, ogni volta che lo guardava, non poteva far a meno di vedere quanto la sua infanzia avesse avuto, e continuasse ad avere, potere sulla sua mente.
"Fratello mio, ti auguro che tu possa trovare la pace un giorno, mi dispiace che Io da sola, non riesco a darti il giusto conforto."
Pensò Ai Chan e, sospirando, tornò semplicemente indietro per raccogliere il secchio che il fratello, poco prima, aveva rovesciato.

William non era riuscito ancora a realizzare ciò che Noah gli aveva detto poco prima, riguardo il suo legame con Swa Yi e quella donna. Per non parlare di ciò che fosse Swa Yi stesso. Così sbuffò.
Noah capì all'istante che, nonostante gli stesse mostrando l'Accademia da circa mezz'ora, tutte le domande che il ragazzo gli aveva fatto pochi minuti prima continuavano ad echeggiare nella sua testolina. E cercò di richiamare la sua attenzione, dicendo:
-William.-
William non rispose. Aveva lo sguardo fisso a terra e sembrava essere completamente sovrappensiero. Noah alzò gli occhi al cielo mettendosi proprio davanti a lui e schioccò le dita per attirare la sua attenzione. Fu in quel momento che l'altro scosse la testa e lo guardò confuso:
- Eh?-
Noah lo imitò e poi continuò dicendo:
- Pronto? Ti sto chiamando da un secolo principe dei miei stivali.-
L'altro sospirò, riprendendosi finalmente da quei pensieri fastidiosi, e si ritrovò nuovamente nel corridoio dell'Accademia. E sorrise al suo compagno improvvisamente, come suo solito. Non voleva che l'altro si accorgesse del suo completo stupore nel sapere che, ciò che gli era stato detto poco prima, lo aveva completamente destabilizzato e in tutti i sensi. Infatti, mentre il ragazzo gli aveva rivelato della vera identità di Swa Yi, subito dopo, non si era trattenuto neanche dallo svelare la sua posizione di fratello adottivo della Triade. Quindi, come poteva non sentirsi confuso e spaesato dopo tutte quelle notizie? Era davvero troppo anche per lui. E poi, chissà che altro sarebbe uscito fuori da lì a breve:
- Mi dispiace, è che sono in un posto nuovo...-
Prese a dire William, decidendo così di mentirgli. Non aveva alcuna voglia di rivelare il suo stato d'animo. Non conosceva abbastanza bene quel ragazzo. Quindi perché avrebbe dovuto? Così, decise di non dire altro.
Noah sembrò abboccare all'amo e gli mise una mano sulla spalla invitando l'altro a seguirlo per il lungo corridoio dalle pareti e il pavimento dello stesso colore azzurro scuro. Poi prese ad indicare le porte, che si trovavano da entrambi i lati del muro, sia destra che sinistra, e disse:
- Qui si svolgono le lezioni, se invece continuiamo ad andare avanti, ci ritroveremo ai dormitori e allo speziale, per le medicine. Vuoi vederli?-
A quella domanda l'altro si ritrovò ad avere una curiosità maggiore su quel posto e annuì senza pensarci due volte.
Proseguirono dritto davanti a loro, fino a quando William non notò qualcosa che attirò subito il suo interesse e si fermò alzando il volto. Proprio sopra di lui, c'era un bellissimo affresco, con molteplici cavalieri che combattevano contro maestosi e imponenti draghi, ma finivano irrimediabilmente tra le loro grinfie. Il ragazzo si chiese cosa mai potesse significare un'opera del genere e proprio sopra il soffitto. Noah si fermò di colpo, notando solo in quel momento che il ragazzo era rimasto indietro e domandò incuriosito:
- Cosa c'è, non hai mai visto un affresco prima d'ora? Dalle tue parti, non esistono?
William non tardò a rispondergli e, istintivamente, disse:
- Certo che esistono. Ma non capisco che significa.-
Noah sospirò e lo raggiunse in un batter d'occhio:
- Deve significare per forza qualcosa?-
Chiese lui, domandandosi come mai a quel ragazzo interessasse così tanto una cosa come quella. Non gli sembrava proprio il tipo a cui piacesse l'arte:
- Per me tutto ha un significato.-
Gli disse l'altro continuando ad osservare quel ritratto. Noah sbuffò incrociando le braccia e scrutando meglio quella raffigurazione, esattamente come l'altro stava facendo. Dopodichè, gli disse:
- Credo significhi semplicemente che a volte, non puoi scappare dalla tua stessa paura. Devi affrontarla, semplicemente questo amico.-
William si girò a guardarlo per un attimo. poi distolse di nuovo lo sguardo riprendendo a fissare l'immagine sopra di lui. Ma stavolta, la sua espressione era ancora più confusa. Non sopportava di non capire un qualcosa, era sempre stato il tipo che, non appena i suoi occhi si poggiavano su un qualsiasi oggetto intorno a sè, sapeva dire cosa fosse o quale fosse il suo significato specifico. Eppure su quell'opera, davvero non riusciva ad esprimersi, ne a dire se quel ragazzo avesse ragioni oppure no con le sue teorie. E ciò, non gli piaceva per niente. Come non gli piaceva ritrovarsi in un posto, di cui non conosceva neanche le basi. Sbuffò e riprese a camminare come se nulla fosse, lasciando l'altro indietro:
- Ei, aspetta! Sono Io la guida qui!-
Esclamò Noah raggiungendolo, e subito dopo poggio il suo braccio sulle spalle dell'altro che, per un momento, rimase sorpreso. Nessuno gli aveva mai dato così tanta confidenza se non le casate nobiliari ed Emily stessa. Questo perchè William era un principe ereditario e nessuno tra i popolani si permetteva mai di essere troppo invadente. Almeno, era così nel suo regno, ad Arcadia. Persino gli amici stretti della sua ragazza, per quanto gli avessero sempre voluto bene sin dalla tenera età, non si erano mai dimenticati il suo posto a corte né lui chi fosse davvero. Per tanto non osavano mai esagerare troppo con lui, nemmeno nel contatto fisico. Eppure quel ragazzo, non si faceva scrupoli nel dimostrare il suo affetto a qualcuno e questo William davvero non lo comprendeva, data la sua posizione. Ma tra quei pensieri decise che, a quel punto poco importava. Alla fine, non era neanche più nel suo territorio. Tra l'altro quel tipo era stato l'unico fino a quel momento ad essere veramente amichevole e gentile con lui. Quindi come poteva scostarlo? Non poteva farlo. Chissà magari avrebbe potuto essergli utile in futuro, per i suoi scopi. Così gli sorrise e Noah, facendo altrettanto, se lo trascinò dietro fino ai dormitori.
Quando voltarono l'angolo però, andarono a sbattere subito contro Swa Yi che guardò entrambi con uno sguardo piuttosto sorpreso. Gli altri due lo guardarono scioccati, aspettando una sua reazione.
E, proprio in quel momento, il ragazzo asiatico si girò ad osservare William e la sua espressione cambiò all'istante, era diventata scostante e fredda. L'altro non capì il motivo di tale cambiamento e fece per parlare. Ma Swa Yi afferrò il polso di suo fratello, portandoselo dal suo stesso lato, lasciando l'altro praticamente di sasso:
- Ma che fai?-
Esclamò William infastidito. Noah osservò Swa Yi confuso e subito, gli chiese:
- Swa Yi, che ti prende? S-Stavo mostrando al ragazzo l'Accademia e la sua stanza.-
Swa Yi distolse subito lo sguardo da William e guardò dritto davanti a sè. Era davvero furioso, ma stava facendo di tutto per evitare di venire scoperto.
Suo fratello e quel ragazzo a braccetto, che ridevano e scherzavano? Non poteva permettere che accadesse. Era suo fratello, mentre invece l'altro, chi era? Nessuno, era solo un principe arrogante e viziato che si era precipitato nelle loro vite con una tale arroganza da procurargli così tanti problemi in soli tre giorni. Lo voleva fuori dalla sua vista. E soprattutto, lo voleva lontano dalla sua famiglia.
William fece una smorfia, rinunciando ancora una volta a confrontarsi con lui. Sapeva che era inutile e, per giunta, osservandolo, si accorse subito che non stava ancora bene. Così, a maggior ragione, decise di passarci sopra e tornò a rivolgersi a Noah dicendo:
- Senti, dove posso trovare la mia stanza? Se me lo dici andrò per la mia strada e non se ne parla più. Va bene? -
Noah lo guardò dispiaciuto e tornò per un momento ad osservare Swa Yi che, nel frattempo, non aveva cambiato assolutamente atteggiamento. Ciò lo fece sospirare. Nonostante fosse cresciuto insieme a lui, non riusciva ancora a comprenderlo quando si comportava in quei modi così strambi:
- Stanza tre zero tre. Mi dispiace William. Ma non posso...-
Prima di continuare, Noah volle lanciare un'ultima occhiata verso Swa Yi. Ma, naturalmente, l'altro continuava a non dare cenni di cambiamento. Per tanto Noah si sentì di proseguire e riprese a dire:
-... non posso farci niente, amico.-
- Non preoccuparti.-
William si limitò semplicemente a dire quello e comprese solo dal modo di fare del suo compagno che Swa Yi doveva essere una persona davvero molto importante in quell'Accademia. Così come lo era lui per il popolo di Arcadia. Non era stupido, capiva certe dinamiche. Proprio perché le aveva sempre vissute lui stesso sulla sua pelle, le comprendeva perfettamente. Come tutte le persone che frequentavano quel luogo, poiché anche loro erano aspiranti eredi al trono, esattamente come lui. Improvvisamente però, quei pensieri furoni interrotti dalla voce calma e netta di Swa Yi che disse:
- Lui non dorme qui. -
William si girò subito verso di lui, sbigottito. Chiedendosi se avesse sentito male. Ma poi rifletté meglio, capendo che no, non aveva assolutamente sentito male. E alzò gli occhi al cielo scocciato. Non solo lo aveva trattato come un mendicante per tutto il viaggio di andata verso L'Accademia, adesso voleva anche farlo dormire per strada? Roba da matti:
- Io sono qui comunque, puoi anche parlare con il diretto interessato eh.-
Gli disse con tono infastidito il principe. Ma Swa Yi non aveva intenzione di accontentarlo. Non gli avrebbe dato soddisfazione alcuna, neanche nel proprio sguardo.
Noah, d'altro canto, non credeva a ciò che suo fratello aveva appena detto e cercò di persuaderlo dal fare diversamente. Quindi gli domandò:
- Fratello, non credo che dovresti agire così nei confronti di un nuovo discepolo. Del resto, lo diventerà presto. Non è forse una mancanza di rispetto bella e buona da parte della Triade non essere cortesi?-
Il ragazzo asiatico, senza cambiare atteggiamento, rispose:
- Lui non merita il mio rispetto.-
William, davanti a tale parole, venne assalito da un terribile rabbia. E Noah non faticò ad accorgersene, ma non seppe proprio cos'altro fare per aiutarlo.
L'altro socchiuse gli occhi, implorando qualsiasi Dio si trovasse lassù di dargli la forza di non rispondere. Poi fece nuovamente per girarsi verso Noah, per parlare a lui:
- Va bene. Io direi che tolgo il disturbo ora.-
Disse facendo intendere di non voler ascoltare per nulla le parole di Swa Yi.
Noah comprese esattamente il messaggio del suo compagno, e sperò che suo fratello lo lasciasse finalmente andare.
Ma quando William avanzò verso il dormitorio, si ritrovò davanti agli occhi il braccio di qualcuno. Quel qualcuno, era proprio Swa Yi, che lo aveva appena bloccato dal proseguire.
L'altro chiuse gli occhi sbuffando, mentre William si decise finalmente a controbattere:
- Smettila Swa Yi, non ho intenzione di discutere con te.-
Gli disse girandosi verso di lui che, al suono di quelle parole, si sentì provocato e non potè far a meno di voltarsi a guardarlo. Il principe colse subito negli occhi dell'altro una grandissima avversione per ciò che aveva appena detto. Ma non si lasciò incantare da tali sguardi anzi, arrivato a quel punto, era determinato ad agire. Così afferrò il braccio con cui l'altro lo aveva fermato e cercò di tirarlo verso il basso e Swa Yi si sorprese. Tant'è che per qualche secondo non riuscì a reagire. Poi però, riprendendosi, fece resistenza. Ma ciò portò al degrado più totale. Perchè improvvisamente, la forza che i due ragazzi stavano usando per contrastarsi a vicenda, divenne talmente forte da, far scivolare Swa Yi all'indietro fin quasi a fargli toccare terra. Il principe sgranò gli occhi per la sorpresa, tentando di afferrarlo. E finì per riuscirci, ma con circostanze parecchio sconvenienti, poichè William lo aveva preso assumendo inevitabilmente una posa che ricordava quella di un casquè durante un ballo.
Noah aveva osservato tutta la scena completamente scioccato ma non riuscì a trovarla divertente neanche un pò. Dato che già stava pensando alle conseguenze che ciò avrebbe portato a quel povero ragazzo:
- Lasciami.-
Disse Swa Yi cercando di mantenere il suo solito autocontrollo, sia nell'espressività che nella voce. E William, davanti a quella richiesta, abbozzò un sorriso dicendo:
- Vuoi che ti lasci?-
Swa Yi, nonostante avesse avvertito in quella domanda una provocazione bella e buona, decise comunque di non volere cedere al suo avversario. E, ancora una volta, ripeté:
- Lasciami.-
Ciò provocò in William un atteggiamento di sfida e non riuscì a trattenersi dal mettere in atto la sua testardaggine. Quindi, assumendo un tono piuttosto sarcastico, gli disse:
- Beh, hai ragione. Come ha detto tua sorella, non posso toccare i membri della Triade perciò, va bene, come desideri.-
E, con poca grazia, lo lasciò andare facendolo cascare a terra. Subito dopo scoppiò a ridere, indicando la posizione in cui l'altro era caduto. Noah lo guardò scioccato e subito fece per sgridarlo, esclamando:
-William!-
Il sorriso del ragazzo si affievolì di colpo, quando si girò verso il suo compagno:
- Ha cominciato lui. Comincia sempre lui. Quando vorrai capire che-
William si interruppe improvvisamente dal parlare quando al suo fianco sentì un improvviso vociferare. Il suo compagno lo guardò confuso, poi prese ad udirlo anche lui. Ed entrambi si voltarono accorgendosi che, alla loro sinistra, una miriade di studenti li stavano fissando. Alcuni li indicavano altri, semplicemente, ridevano:
- Cazzo..-
Disse Noah mettendosi una mano sul volto. L'altro invece, indietreggiando, andò a sbattere contro la parete fredda e sporca del corridoio:
"Cavolo, e questi quando sono arrivati qui? Accidenti, è il mio primo ne già mi faccio notare."
Pensò, ma si chiese anche se la colpa di ciò era completamente sua, oppure anche di Swa Yi. Quale era la verità? Non seppe rispondersi.
Quando si risvegliò dai suoi pensieri, si ritrovò davanti proprio Swa Yi e scattò per lo spavento:
- Cavolo, mi hai spaventato a morte!-
Nel sentir urlare il principe, Noah si girò, sorpreso anche lui nel non aver notato il fratello rialzarsi.
Lo sguardo di Swa Yi in quel momento era completamente diverso, faceva trapelare emozioni da tutti i pori. William si accorse subito dello stato confusionale in cui il ragazzo si trovava e provò subito a farlo ragionare:
-Va bene, ascolta. Forse siamo partiti con il piede sbagliato noi due, non credi? Magari ecco, ho esagerato un pochino...-
Gli disse facendogli un piccolo segno con le dita davanti al volto. Ma il ragazzo asiatico, senza neanche ascoltarlo, protese il braccio sinistro verso il basso facendo uscire dalla propria mano una scarica elettrica che, in pochissimi secondi, si trasformò in fuoco rovente.
William sgranò gli occhi per la sorpresa. E ripensò subito a quel giorno nella foresta. Quindi, non se lo era immaginato. Quel ragazzo aveva davvero dei poteri?
Swa Yi andò con fare implacabile verso di lui. Ma Noah intervenne giusto in tempo per fermarlo. E, prendendolo per la spalla, prese a bisbigliare qualcosa nel suo orecchio:
- Swa Yi, cerca di calmarti per favore. Non vorrai farti vedere in questo stato davanti ai discepoli della triade ancora per molto?-
L'altro cercò di liberarsi. Ma suo fratello aumentò la stretta, sperando così di farsi ascoltare:
- Ti prego. Pensa a nostra sorella e a nostro Padre. Pensa ai tuoi allievi.-
Quelle parole smossero finalmente qualcosa nella mente del ragazzo, che si girò subito verso i suoi studenti, chiedendosi per quale ragione era arrivato a tanto. E la risposta probabilmente era che, per quanto si sforzasse di non mostrare alla società le sue emozioni, non poteva sempre metterle a tacere. Eppure non voleva accettare un simile ragionamento. Poichè ciò avrebbe significato solo una cosa, che i suoi allenamenti con il Padre non erano serviti a niente e che non lo avrebbero mai reso orgoglioso di lui. E non poteva dire una cosa del genere a se stesso, no. Davvero non poteva.
William era rimasto tutto il tempo ad osservarlo impaurito. Pensando davvero che, da un momento all'altro, sarebbe finito in cenere.
All'improvviso però il ragazzo asiatico indietreggiò e ritrasse il suo potere. Dopodichè prese la mano di Noah, per allontanarla dalla sua spalla e riprese ad assumere un'andatura perfetta. Nell'osservare ciò, fece subito un passo indietro, capendo immediatamente che il fratello si era ripreso e tirò un sospiro di sollievo:
- Non mi interessa dove lo porterai, ma non dormirà qui.-
Disse Swa Yi tutto d'un tratto posando lo sguardo su di lui. L'altro lo guardò semplicemente in segno di resa e annuì dicendo:
- Va bene, ho capito. Gli troverò un altra sistemazione.-
L'altro voltò il viso verso i suoi allievi e, prima di andarsene, aggiunse:
- Allontanalo da me.-
Noah cercò di non fare troppo caso a quelle parole e abbozzò semplicemente un sorriso lasciando che suo fratello si facesse spazio tra gli studenti per poi andarsene. Subito dopo tornò a girarsi verso William. E subito notò che quel ragazzo aveva lo sguardo perso nel vuoto e un'espressione davvero furiosa. Sbuffò e, avvicinandosi nuovamente a lui, cercò di farlo rinsavire, dandogli dei piccoli colpetti dietro la schiena:
- Vieni William. Smettiamo di dare spettacolo. Okay?-
Gli disse, ma il principe non rispose. Dopo essersi accorto che metà Accademia lo stava guardando, non aveva proprio più voglia di parlare.
Noah lo trascinò via con sè e, scansando gli altri studenti, esclamò:
- Non c'è niente da vedere qui. Circolare! Tornate nelle vostre stanze!-
Ripercorrerono lo stesso percorso precedente e il ragazzo lasciò il suo compagno nella stessa saletta dell'ultima volta:
- Ecco, resta qui ora. Io parlerò con mia sorella e troveremo un altra sistemazione. Tra poco ti porterò dei vestiti ma, potrei metterci un pò sai, devo dire a mia sorella che cosa è successo, prima che lo venga a sapere da qualcun altro..-
Disse Noah con tono agitato.
William abbozzò un sorriso e si sdraiò sul divano con fare esausto:
- Bene...-
Prese a dirgli Noah annuendo e fece per chiudersi la porta alle spalle ma, vedendolo in quello stato, decise di aggiungere un'ultima cosa prima di andarsene:
- Senti, William, per quel che vale...mi dispiace, davvero. So che tuo Padre ti ha venduto e che noi siamo dei semplici rapitori per te ma... voglio che tu sappia che non abbiamo mai voluto farti del male. Swa Yi non è cattivo lui...-
Si interruppe per un momento vedendo le mani del ragazzo sprofondare nelle tasche dei suoi pantaloni. E si chiese se il motivo di tale gesto fosse suo fratello, oppure qualche altra cosa. Poi decise di riprendere a parlare come se nulla fosse. Chissà magari, con quelle parole, lo avrebbe davvero aiutato?:
-... lui ha difficoltà a rapportarsi con le persone, è sempre stato così. Andrà tutto bene vedrai.-
- Noah.-
Disse il principe attirando subito la sua attenzione:
- Dimmi, hai bisogno di qualcosa?-
Domandò lui incuriosito.
- Vorrei restare solo ora.-
Prese a dire l'altro tenendo lo sgaurdo fisso davanti a sè. Noah comprese benissimo la sua richiesta e cercò di sorridere dicendo:
- Bene, tornerò presto in ogni caso. Tu cerca di riposare mentre mi aspetti. Okay?-
E, senza aggiungere altro, chiuse la porta lasciandolo in quella stanza fredda e solitaria. William si chinò in avanti, mettendosi le mani nei capelli. Quella giornata stava avendo dei riscontri piuttosto stressanti per lui, e non era ancora finita. Si chiese che altro sarebbe successo, se quello non era abbastanza. Tutto d'un tratto però, la collana che aveva al collo, si inclinò in avanti, finendo proprio sotto il suo sguardo. Il ragazzo la afferrò in un battito di ciglia e la sua mente subito prese a vagare tra i suoi ricordi, ripensando all'ultimo incontro che aveva avuto Emily.

FLASHBACK/ UN MESE PRIMA DELLA PARTENZA DI WILLIAM:

Emily si strofinò gli occhi e subito notò che William non era accanto a lei, bensì aveva trascinato tutto il lenzuolo verso la grande finestra della sua camera e le dava le spalle. La ragazza sorrise e, alzandosi dal letto, cercò subito il suo solito vestito, quello che indossava sempre. E, guardandosi intorno, lo trovò in un baleno. Poichè, quando abbassò lo sguardo, se lo ritrovò proprio affianco. Lo raccolse subito, indossandolo in fretta e furia. Poi prese ad andare verso William in punta in piedi, per non farsi sentire. E lo abbracciò da dietro velocemente, facendolo sobbalzare. L'altro, girandosi solo di poco, le afferrò le mani sorridendo e disse:
- Emily.-
Emily prese ad odorare la schiena del ragazzo e ogni volta era come la prima. Gli sembrava sempre che, quando uscivano da quella stanza, il profumo di William si perdesse e rimanesse in quel castello. Lontano da lei e dalla sua stessa casa. Pensò che fosse davvero un pensiero molto strano. Ma scosse la testa, decidendo di non volersi soffermare su pensieri simili in quel momento. E prese a dire:
- Che ci fate già sveglio?-
- Potrei dire la stessa cosa di te.-
Gli disse William divertito.
Emily sorrise e osservò fuori dalla finestra il sorgere del sole stringendo ancora di più i fianchi dell'altro che, improvvisamente, spostò le mani della ragazza dalle sue e andò a rivestirsi. L'altra non comprese quel gesto e, confusa, chiese:
- William, che vi prende?-
A quella domanda il ragazzo si bloccò dal mettersi gli stivali. Non sapeva davvero come dirle delle intenzioni di suo Padre. E sospirò. Poi però, decise di girarsi per spiegarle, era giusto che sapesse. E, prendendo del coraggio, le disse:
- Mio Padre, vuole mandarci in Cina.-
- C-Cosa...quando lo avete saputo?-
Domandò la ragazza in preda al panico.William non tardò a risponderle e disse:
- Proprio ieri, dopo cena.-
Emily, quando udì quella frase, si sentì profondamente delusa e al contempo offesa. Perchè non glielo aveva detto prima?
William provò ad andarle incontro, ma la ragazza gli fece cenno di restare dov'era e disse:
- Quindi avevate intenzione di dirmelo prima o dopo avermi portato nel vostro letto?-
William stava per risponderle ma l'altra decise di andarsene, senza volerlo nemmeno ascoltare. Così si incamminò verso la finestra, ma venne presa per il braccio in un secondo dal principe:
- Non ci andrò.-
Disse il ragazzo con tono fermo e deciso:
- Lasciatemi, non avete bisogno di mentire. Ho capito.-
Gli disse lei divincolandosi:
- Non sto mentendo, lo farò per te se devo.-
Emily smise di agitarsi davanti a quella frase e le lacrime scesero inevitabilmente lungo il suo viso, bagnandole anche l'abito. Non riusciva a spiegarsi come mai era finita improvvisamente a piangere, ma di una cosa era sicura: non voleva perdere William.
L'altro, sentendola singhiozzare, la tirò a sé mettendole il braccio attorno al petto:
- E poi, dove dovrei andare? Il mio posto è questo. Con te e nel mio regno, non ho bisogno di altro.-
Le disse l'altro imitando una voce piuttosto profonda e dispotica, esattamente come quella di suo Padre.
Emily si lasciò trascinare dalla sua ironia, comprendendone l'origine e finì per scappargli una piccola risata. Ma solo per poco poichè tentò di tornare seria poco dopo e disse:
- Vostro Padre non vi permetterà di scegliere. Potrebbe costringervi e lo sapete.-
- Beh, ci provasse. Non ho paura di lui.-
Disse il principe continuando ad assumere lo stesso tono. Emily tornò a ridacchiare ed entrambi girarono di poco le loro teste, giusto quel che bastava per potersi guardare negli occhi. E unirono i loro volti per poi darsi dei piccoli colpetti affettuosi sulla fronte:
- Ti ho portata nel mio letto perchè ti considero la mia donna. Non sei mai stata un giocattolo per me. E non pensare che possa lasciarti, non lo farò.-
Gli disse William, tornando ad essere serio. Emily chiuse gli occhi e si sentì una sciocca per aver dubitato anche per un solo istante dell'anima pura e benevola di quel ragazzo. Gli afferrò il braccio e, ironizzando anche lei sulla sua voce, disse:
- Sarà meglio per voi.-
William la guardò confuso. Poi entrambi scoppiarono a ridere abbandonandosi a quel momento divertente ma, allo stesso tempo, dolce e pieno d'amore.

FINE FLASHBACK.

William si portò la collanina vicino al petto, immaginando di essere proprio con Emily in quel momento. Poi, parlando a voce alta, disse:
- Mi manchi Emily. Mi manchi davvero moltissimo.-
Fece per sdraiarsi su quel caldo e soffice sofà e chiuse gli occhi, sperando di poterla sognare fino a quando non si fossero incontrati di nuovo.

FINE SESTO CAPITOLO.

Your light and your darknessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora