Capitolo 1

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Era una fredda mattina d'inverno, come ogni mattina mi preparo per andare a scuola. La tristezza e la solitudine ormai si sono impossessate di me, prima di svegliarmi ricordo di aver fatto un sogno, anzi no un incubo. Era un incubo di sicuro perché le persone come me non possono sognare cose belle, la durezza della vita mi ha fatto diventare quella che ora sono; una persona fredda, diffidente e con la malinconia addosso. Guardo l'orologio e noto che il tempo è passato molto velocemente ed ormai devo avviarmi per prendere l'autobus. Arrivata a scuola, noto subito un gruppo di bulli che puntualmente ogni mattina mi si avvicinano. Io cerco di divincolarmi ma mi ritrovo circondata da loro. Non so che fare, ho paura ma questo a loro non interessa, loro pensano solo a se stessi e non a chi hanno di fronte. Dopo un attimo di silenzio un bullo del gruppo mi si avvicina e mi sputa sulle scarpe, come se fossi una schifezza. Io proseguo come se non fosse successo nulla e mi rinchiudo in bagno a piangere. Suona la campanella, sono le 8:00 e bisogna entrare in classe; io ho paura ad entrare perché ogni volta mi sento gli occhi di tutti addosso, come a scrutare ogni mia imperfezione. Alla fine mi do coraggio ed entro, la prof. era gia seduta alla cattedra e stava tirando fuori dalla sua grande borsa i libri che avrebbe utilizzato. Io mi siedo al mio banco e imploro il tempo di scorrere veloce, ma come sempre non funziona, anzi il tempo sembra allungarsi sempre di più e non vuole mai ascoltarmi. Dopo una lunga e noiosa spiegazione sulle regole da utilizzare in matematica la campanella annuncia l'inizio dell'intervallo. Ho paura a girare per la scuola perché tutti hanno voglia di criticarmi e giudicarmi. Decido di rimanere in classe e stremata da tutti i pensieri che mi passano per la testa, mi abbandono in una chiusura semipermanente.

Le difficoltà della vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora