Capitolo 5

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Faceva freddo, le gambe non riuscivano più a camminare da quanto tremavano, era da un pò che seguivo Joe senza sapere dove stessimo andando. Incuriosita e anche un pò preoccupata gli chiesi qual'era la sua destinazione e lui mi rassicurò dicendo che ormai eravamo arrivati. Alzai lo sguardo e mi ritrovai un grosso cancello arrugginito davanti, lui lo scavalcò e mi disse di seguirlo, feci un pò fatica perchè il cancello era molto alto, però non volevo farlo notare a Joe. Quando pensai di avercela fatta caddi a terra e mi sporcai di fango, in quel momento volevo sotterrarmi. Lui si voltò di scatto per vedere se stavo bene e mi aiutò a rialzarmi. Mi chiese se stavo bene e io risposi di si, però subito dopo Joe notò che mi ero procurata una grossa ferita alla gamba. Si avvicinò come un medico, intento a capire cosa fare per allievare il dolore. Strappò un lembo della sua camicia stupenda e me la avvolse intorno stretta, così da fermare il sangue. Lo ringraziai e cercai di rimettermi in piedi per proseguire ma lui non me lo permise. Mi sollevò e mi portò dove dovevamo andare, in braccio; la mia pelle al contatto con la sua pelle rabbrividiva, le mie mani scivolarono lungo il suo corpo riuscendo a sentire ogni sua singola forma. Avvicinai la mia faccia al suo collo senza farmi notare per sentire il suo profumo e cullata da una parte all'altra mi lasciai andare, rilassandomi e sentendomi protetta come non mai. Subito dopo arrivammo a destinazione, mi appoggio per terra e mi spiegò in che posto mi aveva portata. Era una casa abbandonata, molto grande e con un arredamento antiquato, mi sorse spontanea una domanda: "Ma questa casa è tua?" gli chiesi con un tono incuriosito, si rispose lui venendomi vicino. Si sedette a finco a me e iniziò a dirmi il motivo per cui ci trovassimo li. Mi spiego che in quella casa ormai non ci viveva più nessuno da molto tempo e che voleva due volta alla settimana incontrarmi qui per insegnarmi alcune mosse di autodifesa, visto che io non potevo permettermi di pagarle. Io stupita dal suo nobile gesto gli dissi che non doveva farlo per compassione o per pena, gli spiegai che avrei trovato un modo per liberarmi di quei bulli, ma lui insistette e alla fine decisi di accettare ringraziandolo molto. Mi sorrise e io risposi al suo sorriso dandogli anche un bacio sulla guancia.

Le difficoltà della vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora