ғᴏᴜʀ

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𝒊 𝒈𝒆𝒕 𝒂 𝒌𝒊𝒄𝒌 𝒐𝒖𝒕 𝒐𝒇 𝒚𝒐𝒖 ~ 𝐸𝑙𝑙𝑎 𝐹𝑖𝑡𝑧𝑔𝑒𝑟𝑎𝑙𝑑
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Ed eccoci qua, al presente. Tu e Petra, ventisettenni e più innamorate che mai, e Levi senza più alcuna speranza di starti accanto come avrebbe voluto. Ma andava davvero bene così? Levi si ripeteva di sì come un mantra, nel turbinio dei suoi pensieri, cercando di convincersene davvero. In fondo tu eri felice e avevi la vita che volevi: studi completati, un lavoro, una persona da amare. Cosa ti mancava? La domanda non era cosa mancava a te, ma cosa mancava a lui. Ed era starti accanto come una volta che desiderava. Invece ora era solo nel suo appartamento, seduto sulla poltrona del salotto a leggersi un buon libro e ad ascoltare Ella Fitzgerald, al ricordo della madre. Era sabato e non lavorava, dunque si stava annoiando a morte. Cosa fare? Dieci anni prima sarebbe uscito con te e avreste passato la giornata insieme, magari in centro; poi una sosta a mangiare e infine, la sera, un film al cinema e al parco a guardare le stelle, sdraiati sul prato; o meglio, tu sul prato e Levi sulla sua giacca per non sporcarsi d'erba. Ma tu ora come ora, pensava Levi, di sicuro eri con Petra, nel vostro appartamento oppure in giro per negozi. E con questi pensieri in testa era difficile concentrarsi sul libro che stava leggendo da ormai più di due ore.

A quel punto Levi alzò gli occhi dalle pagine e li posò sull'orologio da muro. Le 11:40. Era davvero così presto?
Chiuse il libro, lo posò sul comodino e spense la musica, quando sentì il cellulare suonare.

«Dimmi» Ti rispose dopo qualche attimo, indeciso se lasciar suonare il cellulare.

«Ti va di venire a pranzo?» Andasti dritta al punto.

Levi non sapeva se chiederti se ci sarebbe stata anche Petra, ma tu avevi già capito e subito gli rispondesti.

«Petra è dai suoi genitori. Allora?»

«Okay. Sempre al solito posto?»

«Certo. Alle 13 sarò là.»

Vi salutaste e Levi riattaccò, andando al bagno per lavarsi. Con il solito posto, intendevate un ristorante italiano poco fuori dal centro città che frequentavate da anni. Nell'ultimo periodo però ovviamente le cose erano un po' cambiate, tra lavoro e tu fidanzata e convivente da poco, quindi non ci andavate da qualche mese.

Levi si era appena vestito e notò che erano solo le 12:10. Ci avrebbe messo nemmeno dieci minuti ad arrivare al ristorante in auto, e rimase a girarsi i pollici per qualche minuto prima che il campanello all'entrata suonasse. Andò ad aprire e con leggero fastidio vide il volto sorridente della sua allegra vicina che lo guardava.

«Che vuoi?»

«Hai dei pomodori? Sto cucinando e non mi sono accorta che mi erano finiti.»

Levi sbuffò e si allontanò dalla porta, lasciandola però aperta. «Vado a vedere.»

«Sei un tesoro!» La bruna entrò senza nemmeno chiedere e si tolse le scarpe per seguirlo. Da quando era entrata con le scarpe e Levi l'aveva buttata fuori di casa con la scopa, se le era sempre tolte prima di fare più di due passi nell'appartamento del vicino.

Levi vedeva Hanji come una donna terribilmente fastidiosa, caotica e ficcanaso. Quando si era trasferito in quel palazzo, ormai cinque anni prima (la casa della madre dopo la sua morte lasciava in lui un vuoto incolmabile e dunque l'aveva venduta per quell'appartamento) era stato accolto da lei con molta vivacità immotivata e cercava in qualunque modo di stargli simpatica. A quanto pare per lei avere un vicino era la cosa più bella del mondo e avrebbe tanto voluto passare del tempo con Levi, se non fosse che lui non se lo sognava minimamente. Solo a te sembrava stare simpatica Hanji, per qualche strano mistero che Levi non comprendeva.

𝐋𝐚 𝐯𝐢𝐞 𝐞𝐧 𝐫𝐨𝐬𝐞 «Levi Ackerman»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora