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Ciao bell*!

Eccomi tornata con la storia che avevo promesso. È stato praticamente un parto: quando avevo l'ispirazione non avevo tempo e viceversa, e in più ho pensato varie volte di mollare tutto perché non ero soddisfatta. Non che ora lo sia, però ci ho provato. Spero tanto che vi piaccia! La storia include alcuni fatti realmente accaduti e infatti comincia la notte dell'ormai epico MSP18, dove succede qualcosa che porterà Luca e Tancredi a mettere completamente in discussione il loro rapporto... Preparatevi a un po' di angst, ma non troppo, promesso! I capitoli sono 5 (4 + l'epilogo) e ognuno di essi contiene un POV di Luca e uno di Tancredi. Vi lascio alla lettura, un bacio ❤

P.S. Il titolo della storia viene dalla canzone di Ermal.

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"Maronn mij Tancré" sbuffò Luca, tentando faticosamente di trascinare un Tancredi barcollante, ridacchiante e molto, troppo ubriaco verso la stanza che Mariasole aveva riservato per loro. Il braccio destro di Tancredi era avvolto attorno alle spalle di Luca e quello sinistro di quest'ultimo stringeva la vita dell'amico, mentre avanzavano lentamente lungo i corridoi dell'immensa villa.

Tancredi ogni tanto inciampava nei suoi stessi piedi e soffocava una risata nell'incavo del collo del povero Luca, che stava impiegando tutta la sua forza per evitare che capitombolassero a terra l'uno sull'altro. Era esasperato da quella situazione, ma non era arrabbiato; anzi, cercava di tenere a bada una preoccupazione che durante la nottata era aumentata sempre di più a ogni bicchiere che Tancredi aveva svuotato.

Da astemio non aveva idea di cosa fosse opportuno fare in presenza di una persona ubriaca, e aveva paura che l'amico potesse sentirsi male senza che lui fosse in grado di aiutarlo. Aveva provato a buttare lì un "non pensi di aver bevuto abbastanza?" un paio di volte, ma non voleva risultare pesante o ridicolo agli occhi di Tancredi e degli altri ragazzi, così alla fine aveva lasciato perdere.

Riuscirono finalmente ad arrivare sani e salvi in camera, e Luca depositò Tancredi sul letto senza troppe cerimonie. Con un sonoro tonfo e un "uooo" divertito, Tancredi si sedette sul bordo del materasso e iniziò a fissare Luca con uno sguardo languido e un po' annebbiato, mentre lui gli toglieva la giacca, poi la collana e infine la maglietta, con l'intenzione di metterlo a letto.

Quando la sua testa riemerse dal tessuto leggero della maglia nera, Tancredi si ritrovò nuovamente davanti il viso di Luca e, stupidamente, lo salutò con un "ciao!" e cominciò a ridacchiare. Poi si fece serio d'improvviso e guardò Luca dritto negli occhi, con un'intensità che lo destabilizzò, e pronunciò le parole che lo avrebbero tormentato per molti giorni a venire.

"Sei bellissimo."

Luca sgranò gli occhi e il suo cuore mancò un battito. Sentì le guance avvampare e si schiarì la voce per dire qualcosa, ma non gli veniva in mente nulla. Vuoto totale. Tancredi si alzò, un po' malfermo sulle gambe, e con gesti lenti circondò il collo di Luca con le braccia; con una mano iniziò ad accarezzargli i capelli, gli occhi sempre fissi nei suoi.

Luca, immobile, lo guardò avvicinare il viso al proprio, lentamente. Capì cosa stava per fare e d'istinto quasi si ritrasse, ma si rese conto che in realtà non voleva farlo. Sentiva una strana curiosità e un'attrazione quasi ipnotica per quelle labbra rosate e piene che si stavano avvicinando alle sue. Per un attimo mise da parte tutti i dubbi e le domande, e si lasciò trasportare dalle sensazioni.

Una frazione di secondo dopo, Tancredi premette le labbra sulle sue, dapprima un po' esitante, poi sempre più sicuro, e alla fine quasi disperato. Luca si trovò a ricambiare quella dolcezza e quella passione, come se l'alcool assunto da Tancredi avesse in qualche modo intossicato anche lui. Per alcuni interminabili minuti crearono insieme una danza composta da carezze febbrili e una melodia fatta dei loro respiri affannati e della stoffa della giacca di Luca che sfregava sulla pelle calda e scoperta di Tancredi.

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