Se fosse esistito un modo per spegnere il cervello e sostituirlo con un altro, Luca l'avrebbe fatto senza la minima esitazione. Convivere con i suoi pensieri stava diventando insostenibile, e stava per arrivare al limite. Tutte le persone intorno a lui si erano rese conto che qualcosa non andava: Luca aveva perso la sua abituale parlantina e la sua voglia di stare in compagnia; se ne stava spesso da solo, a volte con il cellulare, altre a fissare il vuoto mentre si mordeva il labbro o tamburellava con le dita.
Aveva scritto tanto in quei giorni; chissà se quei testi sarebbero mai diventati canzoni. Se non altro era un modo perfetto per sfogarsi, l'unica cosa che lo facesse sentire un po' meglio, oltre ai live. Tancredi gli mancava da impazzire e, doveva ammetterlo, non solo come amico. Gli mancava sentire le sue labbra sulle proprie, il suo respiro affannoso che lui stesso aveva reso tale, le sue dita inanellate che lo accarezzavano come se fosse un oggetto prezioso, da ammirare con riverenza.
Erano sensazioni che aveva provato solo per pochi minuti, ma a quanto pare era bastata una volta per sentirne la nostalgia. Forse, dopo tutto, Rosa aveva ragione; forse avrebbe dovuto lasciarsi andare e dare una possibilità a quel sentimento che stava nascendo in lui, senza preoccuparsi troppo delle conseguenze. L'idea lo spaventava, ma allo stesso tempo lo attraeva. La stessa attrazione che aveva provato quella notte. Voleva anche sapere come stava Tancredi, cosa sentiva, se era arrabbiato con lui perché non si era fatto sentire. Temeva di averlo ferito, di aver sbagliato tutto, e sapeva di dovergli almeno una chiamata.
Così prese il cellulare e cercò il numero nella rubrica. Bastò un tocco sullo schermo dello smartphone e la chiamata partì.
Uno, due, tre squilli.
Rispondi, ti prego.Quattro, cinque, sei. Ancora niente.
Lo sapevo, mi odia, mi odia.
Proprio quando stava per riattaccare, sentì la voce esitante di Tancredi.
"Pronto?"
Luca sospirò di sollievo. Forse non mi odia.
"Ehi, sono io".
"Lo so che sei tu, ho il tuo numero salvato" rispose Tancredi sbuffando una risata nervosa, che Luca imitò."Come va lì in Sardegna? Ho visto le foto, bellissime. Cioè, le foto del mare intendo. Il mare è incredibile". Ma che cazzo sto dicendo?
"Sì, si sta davvero bene qui. Ci vengo spesso, la famiglia di Ame ha una casa. A te come sta andando il tour?"
"Una bomba! Viene sempre un botto di gente e io sono veramente carico" rispose Luca con sincero entusiasmo, dimenticandosi per un attimo la stranezza di quella telefonata.
"Sono contento" replicò Tancredi, e Luca capì che lo era davvero.Poi prese un respiro e cominciò:
"Senti, in realtà ti ho chiamato per un motivo preciso. Riguardo a quello che è successo dopo la festa, volevo dirti-""No per favore, fingiamo che non sia successo nulla" fece Tancredi. Di nuovo la risata nervosa. Quella risposta prese Luca in contropiede.
"Che intendi?"
"Dai, lo sai, ero ubriaco perso e non ci stavo capendo un cazzo. Chissà cosa mi sarà passato per la testa. Facciamo finta che non sia mai successo, non voglio che le cose cambino tra di noi".
No, non lo so, avrebbe voluto rispondere Luca. Cosa stava cercando di dirgli? Tentò di formulare una risposta, ma Tancredi fu più veloce.
"Comunque anch'io volevo dirti una cosa: ho conosciuto una persona".
Luca sgranò gli occhi, e la gamba che stava muovendo nervosamente si immobilizzò di colpo.
"...Come?"
"Ho conosciuto una persona, ci siamo visti molto spesso in questi giorni e mi ci trovo bene, penso che mi piaccia. Si chiama Davide, è di Milano anche lui ed è in vacanza qui".
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Stelle cadenti
FanfictionLuca sgranò gli occhi e il suo cuore mancò un battito. Sentì le guance avvampare e si schiarì la voce per dire qualcosa, ma non gli veniva in mente nulla. Vuoto totale. Tancredi si alzò, un po' malfermo sulle gambe, e con gesti lenti circondò il col...