Europa

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Gli organizzatori del tour avevano tutta la nostra stima perché c'aiutavano tanto nel trasportare le attrezzature eccetera, ma nello stesso tempo, almeno per la band, la vita si complicava sempre di più. Dopo aver lasciato la casetta di quel vecchio uomo, ci dirigemmo all'aereoporto, scortati da un paio di amici che noi consideravamo guardie del corpo. All'entrata dell'aeroporto ci fermammo a firmare due autografi ai fan. Eravamo rockstar, anche se Kurt non aveva ancora autostima verso se stesso. Ricordo che una giornalista ci fermò. Ci chiese cosa si provava a vivere da rockstar, quasi ricchi, con ormai, tante ragazze che ci sbavavano dietro, e Kurt gli disse che la felicità non si può comprare. Spiegò brevemente di quando noi andavamo al negozio dei pegni, dove si risparmiava tanto, e paragonò quei tempi a quelli moderni. Ora potevamo comprare l'intero negozio, e le cose avrebbero perso di valore, e quindi disse, anche se esplicitamente, che non era tanto bellissimo vivere come le rockstar. Stavamo facendo tardi e Kurt fu fermato al controllo delle valige perché avevano trovato un'arma da fuoco nel suo bagaglio. Ci giustificammo, poiché fossimo famosi, dicendo che avevamo scambiato bagaglio. Ce la cavammo perché Kurt non aveva ancora scritto il suo nome. Partimmo verso le 10 e 30 del mattino impiegando circa 7 ore arrivando alle 17 e 00 all'aeroporto centrale di Londra. Decidemmo che avremmo dedicato almeno un giorno a girare per la città e poi un altro per le prove, per poi arrivare al giorno del concerto in modo preparato. Per le prove avevamo montato un'attrezzatura momentanea nell'hotel nel quale soggiornavamo. Dato che Nevermind c'aveva fatto conoscere in tutto il mondo, in tanti si fermavano per strada chiedendo autografi. Kurt non si sentiva al suo agio, quindi tendevamo sempre a scappare. Quando abbiamo provato, Kurt era leggermente insoddisfatto della batteria, di come la
suonasse Dave, ma non era il tipo che diceva queste cose in faccia...se Dave avesse chiesto come andasse il
sound, Kurt avrebbe tenuto tutto nascosto. Ci scocciammo, perché era mattina e non avevamo voglia di restare li a provare. Scendemmo giù, chiamammo un taxi e arrivammo al London Birdge. Kurt era attratto dal Tamigi. Era la prima volta che visitavamo Londra. Era davvero affollatissima e noi eravamo sempre più incasinati di fan. Il giorno dopo ci sarebbe stato il concerto. Noi tre, la
nostra musica e i nostri fan. Con quale canzone cominciare, con quale terminare...e altri, erano i tanti interrogativi posti da me a Kurt e a Dave. Kurt ultimamente era idifferente, quindi gli andava bene di tutto. Scelsi io la prima traccia, dall'album Bleach. [...]
Avevamo suonato 17 tracce nella capitale del Regno Unito. Per me era una soddisfazione vivere da rock star, fare tour...wow.
Kurt era rimasto alle vecchie nostre origini, di quando andavamo a suonare ai pub. Lui amava suonare in piccoli pub. Era il suo sogno quello di avere successo, ma la vita da rockstar mondiale, in qualche modo, lo opprimeva in modo serio, e quindi stava ricominciando a chiudersi nel
mondo dell'erba e di altre droghe.
Mi interessava della sua salute, anche se stava da sempre male, volevo correggerlo.

Io e il mio amico KurtDove le storie prendono vita. Scoprilo ora