La giornata passò fin troppo lentamente. Ogni volta che Rayna ed Ettore incrociavano gli sguardi, nasceva un pizzico di imbarazzo: sembrava di essere tornati ai giorni in cui i due si sopportavano a malapena e litigavano ogni settimana per qualcosa di diverso.
Durante l'ora di educazione fisica, Ginevra aveva preso Tobias da una parte e i due avevano fatto insieme un set di addominali. A detta sua, non aver idea di cosa fosse successo, ma Ginevra aveva l'impressione che stesse cercando di proteggere l'amico. Onestamente, al suo posto, Ginevra avrebbe fatto lo stesso per Rayna, però Ginevra aveva anche la situazione che la situazione fosse grave.
La cena fu altrettanto lenta e soprattutto silenziosa. Ginevra e Tobias cercarono di intavolare un paio di conversazioni, soprattutto parlando della figuraccia di Ginevra durante matematica, ma gli altri due non parteciparono. Così, Ginevra e Tobias, attraverso una serie di sguardi, si misero d'accordo per mangiare velocemente e andarsene. In pochi minuti, i loro piatti erano vuoti e insieme uscirono dalla mensa e si diressero verso le proprie stanze.
Arrivata in stanza, Ginevra si sorprese del carico di studio che già aveva: in un solo giorno aveva imparato moltissime cose, ma doveva anche studiarle per memorizzarle al meglio. Ginevra si mise sul letto con il libro di storia e iniziò a schematizzare la lezione della giornata. Quel giorno la professoressa Suozzi aveva fatto addormentare quasi tutta la classe con la sua voce soporifera, ma Ginevra aveva cercato di rimanere attenta per il bene del suo gruppo.
Non era passata neanche mezz'ora che sentii qualcuno correre sulle scale. Ginevra fece in tempo ad appoggiare la penna sul quaderno che Rayna entrò sbattendo la porta e buttandosi sul letto. Per fortuna che Ginevra era considerata la drammatica del gruppo.
"Cosa è successo?" Chiese in modo calmo Ginevra, alzandosi dal letto e avvicinandosi all'amica. "Che ti ha detto Ettore?"
Passarono un paio di secondi prima che Rayna si mettesse a sedere sul letto. Il suo viso era rigato di lacrime e le sue lacrime tremavano. La paura di pronunciare qualsiasi parola, sia da parte di Rayna che di Ginevra, era enorme. Poi, però, con una mano Rayna si sfregò gli occhi e sospirò buttandosi di nuovo sul letto.
"Io e Ettore ci siamo lasciati." Iniziò Rayna, alzandosi poi dal letto. "Anzi, oserei dire che lui ha lasciato me. E per una ragazzo! Ti rendi conto?"
Il tono nella voce di Rayna era diverso dal solito: era rabbioso e di disgusto. Nel gruppo non si era mai parlato dell'argomento dell'omosessualità, se non in maniera completamente generale. Qualche anno prima c'era stato un ragazzo che aveva fatto coming out e i suoi genitori lo avevano rigettato talmente tanto che durante tutta l'estate aveva vissuto a casa di un suo compagno.
Oltre a ciò, però, non avevano mai toccato l'argomento. Rayna nemmeno sapeva che Ginevra, esattamente come Ettore a quanto pare, era omosessuale. Questa omissione era data dal semplice fatto che per Ginevra era difficile dirlo ad alta voce.
"Mi dispiace, Ray." Disse Ginevra dopo un minuto di silenzio, semplicemente perché non sapeva cos'altro dire: non le uscivano parole razionali dalla bocca. Da una parte era stranita tanto quanto l'amica: come aveva fatto a non accorgersi che Ettore era molto simile a lei? Però, contemporaneamente, odiava il tono che stava usando Rayna.
"Mi ha detto che ha capito che gli piacciono anche i ragazzi e che l'ha capito quando Pietro Sartori l'ha baciato due settimane fa. Due settimane fa!" Sbottò Rayna mentre la rabbia in lei cresceva sempre più. "Sono stato con un finocchio per un anno! Cavolo mi sembrava che gli piacesse quando lo facevamo! E poi mi viene a dire che gli piace Pietro Sartori: assurdo!"
Ginevra rimase zitta a fissare l'amica mentre dentro di sé tutto si spezzava, il mondo crollava. Tutte le sue convinzioni che, forse, un giorno, Rayna avrebbe ricambiato i suoi sentimenti, o che perlomeno l'avrebbe accettata per ciò che era, erano andati in frantumi. Era estremamente possibile che fosse principalmente la rabbia a parlare in quel momento, ma di solito quando si era arrabbiati la verità veniva ancora più fuori.
Dentro di sé, si ripeteva continuamente che era la stessa persona, la stessa Ginevra che Rayna aveva conosciuto il primo giorno di scuola, che non le sarebbe importato con chi le piacesse andare a letto. Si continuava a ripetere quella frase, nella speranza di auto-convincersi. Al tempo stesso, continuava a sentire nella propria mente le parole che Rayna aveva usato contro Ettore.
Ginevra voleva ribattere, proteggendo sia Ettore che sé stessa. Nonostante la rabbia, Rayna non poteva parlare così del loro migliore amico, di una delle persone più importanti che le aveva accompagnate in quei quattro anni. Stava cercando di trovare le parole e, piano piano, Ginevra sentì salire dentro di sé il desiderio di dirle tutta la verità, di farle capire che stava insultando non solo Ettore ma anche la persone che aveva di fronte. La sua migliore amica, la sua compagna di stanza, la sua compagna di avventure.
"E se ti dicessi che io sono gay? Cosa faresti? Non mi parleresti più?" Sbottò improvvisamente Ginevra, senza distogliere lo sguardo dagli occhi di Rayna. Le parole le erano uscite da sole, colpa della rabbia e della delusione che Rayna aveva creato ma anche dalla voglia di dire, finalmente, la verità. Tutto a causa della paura ma anche della tristezza che provava verso l'amica.
Lentamente, mentre quelle parole si facevano strada nella stanza, Ginevra si rese conto che, nonostante tutto, da quel momento tutto sarebbe cambiato. Sia che Rayna l'avesse picchiata, sia che l'avesse abbracciata. Niente sarebbe più stato come prima. Rayna, però, non le tirò un pugno, né l'abbracciò: semplicemente si mise a ridere.
"Ah, certo! Tu? Gay? Ma se sbavi dietro a Mattia Tommasi da almeno due anni!" Esclamò Rayna ancora ridendo. Ginevra voleva mettersi a ridere insieme a Rayna ma si trattenne.
Mattia Tommasi era il ragazzo con cui, durante i pasti, condividevano il tavolo. Insieme ad Ettore, era considerato uno dei ragazzi più belli del loro anno e, addirittura, della scuola. Mattia, però, era solo stata la sua copertura. Un giorno, per coprire le sue tracce di omosessuale nascosta e anche repressa, aveva confidato a Rayna, Ettore e Tobias di avere una cotta per Mattia e ogni volta che i loro sguardi si incrociavano, anche per sbaglio, Ginevra faceva qualche commento su di lui. Ma, come tutta la sua vita, era stata una menzogna, una bugia.
Ginevra ancora fissava Rayna, senza dire una parola. Come poteva spiegarle tutto ciò senza sembrare una bugiarda? Ma soprattutto, come poteva spiegare a Rayna quello che davvero provava? Non solo per lei, ma anche in generale. Tutta la rassegnazione, la paura e i conflitti interni.
Passò qualche secondo e Rayna smise di ridere e tornò a guardare la serietà, mista a rassegnazione, di Ginevra. "Ginny, mi stai prendendo in giro vero?" Rayna era ragionevolmente incredula e la fissava con uno sguardo senza emozioni. "Da quando?"
Quella era una delle domande che Ginevra odiava di più, ma cercò di rispondere ugualmente.
"Da sempre, Ray. Non c'è stato un momento da quando ti conosco che non ho desiderato dirtelo, anche solo per togliermi un peso dal petto." La giovane si fermò, cercando di trattenere le lacrime di rabbia e di paura che sentiva dietro gli occhi. "Di certo non mi sarei mai immaginata di dirtelo ora. Soprattutto ora che ho anche scoperto che odi una parte di me."
Le parole di Ginevra uscirono con un tono altrettanto arrabbiato: il problema era che non aveva idea con chi fosse davvero arrabbiata. Con sé stessa per non aver capito prima cosa ne pensava Rayna? Per aver vomitato così quelle parole? Per essere ciò che era?
Rayna osservò attentamente Ginevra prima di alzarsi, dirigersi alla porta e dire: "Onestamente, non so cosa dire."
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Sincerely, Me
Teen FictionQuando Ginevra fa coming out alla sua migliore amica Rayna, tutto cambia. La loro amicizia si rompe, Ginevra inizia a dubitare di sé stessa e di ciò che è. Troverà conforto nei suoi amici e in una ragazza, ma il pensiero e l'amore per Rayna non cess...