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Sophia Evans aveva una missione, anzi due. La prima era quella di allontanare Selin dal suo migliore amico il prima possibile. La seconda era di farlo alla grande.

Aveva avuto tanta pazienza, da quando Serkan era tornato quattro mesi prima, mano nella mano con la donna che non aveva mai amato ma che lo aveva manipolato per fargli credere il contrario, ma ora aveva raggiunto un limite dal quale era difficile tornare indietro.

Lo aveva detto a Selin di non pressarla, di non tirare troppo la corda, di non rilassarsi troppo in quella veste di "fidanzata" perché non sarebbe durata a lungo, ma lei non le aveva dato retta e aveva continuato a spingere, spingere, spingere, fino ad un punto di non ritorno.

E ora Sophia era incazzata!

Era furiosa con Selin, furiosa con Serkan, furiosa con Engin e Piril che accettavano la situazione come se fosse normale, come se solo pochi mesi prima non fossero stati tutti vestiti a festa per celebrare le nozze di Serkan Bolat e Eda Yildiz. Era arrabbiata con tutti, persino con sé stessa, perché se solo...

Ma più di tutto era dispiaciuta per Eda che, nonostante tutto, ogni giorno andava al lavoro e faceva del suo meglio per non crollare in tanti piccoli pezzi. Era la più forte tra loro, non c'era dubbio al riguardo e sapeva che, col tempo, il suo amico avrebbe ricordato o che, se non lo avesse fatto, avrebbe finito per innamorarsi di nuovo di quella donna che gli aveva cambiato la vita.

Sapeva che sarebbe successo, perché già si vedevano i segni di un sentimento che però Serkan cercava di ignorare, esattamente come quando si era innamorato di lei la prima volta.

E anche se, generalmente, Sophia era una donna di grande pazienza – lo aveva imparato con il suo lavoro di avvocato e con la sua vita non proprio facile, che la pazienza è una potente arma – adesso era stanca. La pazienza era finita, la rabbia aveva preso il sopravvento e lei aveva tutte le intenzioni di distruggere il castello di bugie che Selin aveva costruito intorno a Serkan il prima possibile. Entro la fine del mese, si era ripromessa, perché quel circo era rimasto in città troppo a lungo e lei era stanca di essere circondata da clown che, tra l'altro, non facevano neppure ridere.

In quei quattro mesi aveva già sperimentato delle piccole vittorie, come quando il dottore consigliato ad Aydan proprio da Selin, chiamato a visitare Serkan, alla domanda di quest'ultima se i ricordi che erano rimasti fossero i più importanti, aveva risposto che no, in verità era tutto il contrario.

"Più il ricordo è importante, più il cervello lavora intensamente e sottoposto ad uno sforzo eccessivo, come un trauma in questo caso", aveva detto "tende ad eliminare i momenti collegati a quel ricordo, perché sono quelli che richiedono maggiore tempo per essere elaborate. Può sembrare strano, ma diverse prove scientifiche hanno dimostrato che si dimentica più facilmente ciò che è stato davvero molto importante."

Sophia aveva riso di gusto, avrebbe voluto registrare la spiegazione del dottore e mandarla a Selin perché la usasse come suoneria, ma si era trattenuta dal farlo. La sua faccia però... ah, non l'avrebbe mai e poi mai dimenticata e neppure la soddisfazione che aveva provato.

Eda invece non aveva provato nessun piacere, perché a differenza di tutti loro, non le importava di nulla se non di riportare indietro il suo Serkan. Quello che sembrava perso per sempre.

In quei quattro mesi molte delle cose che Selin aveva fatto per allontanare Serkan da Eda non avevano fatto altro che avvicinarli, ma l'uomo si nascondeva dietro un muro ogni volta che poteva e Sophia era stanca di aspettare che quel muro crollasse da solo. Così aveva deciso che lo avrebbe buttato giù a colpi di martello. Perché non esisteva al mondo che se ne stesse calma e in disparte, come quasi tutti gli altri, mentre il suo amico viveva una vita all'insegna delle bugie, mentre si disegnava un futuro privo di ogni felicità con una donna che non amava e che lo aveva raggirato approfittando delle sue fragilità.

The Last YearDove le storie prendono vita. Scoprilo ora