1 - Manager

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Non eri conosciuta per essere una persona socievole. Non fraintendere, non eri di certo antipatica, se pur dipendesse dai punti di vista, né tantomeno odiavi tutti a prescindere. Più che altro, studiavi tutti a prescindere.

Avevi l'abitudine di guardare con particolare minuziosità ogni azione che le persone facevano, al fine di capire che tipo di individui fossero. Non lo facevi perché non ti fidassi, era un abitudine che nel corso del tempo si era formata spontaneamente.

Tendevi a isolarti, metterti in disparte, e scrivere su un quadernetto i gesti abitudinari che svolgevano i tuoi compagni di classe.

Quando Mafuyu guardava Yuki tendeva ad accarezzarsi il braccio sinistro con la mano destro, indice di timidezza. Ma non era quel tipo di timidezza nervosa, Mafuyu sembrava piuttosto a suo agio con l'altro ragazzo. Per cui, per esclusione, era il tipo di timidezza che sorgeva quando si aveva di fronte qualcuno per cui si provava interesse.
Dal canto suo, anche lo sguardo di Yuki, che vagava per il corpo di Mafuyu, lasciava ben poco da intendere.

Conclusione: Mafuyu era un ragazzo chiuso, timido. Non riusciva a mostrare i propri sentimenti e gli veniva difficile esprimersi. Invece Yuki era una persona estroversa, che lasciava chiaramente intendere le proprie intenzioni. Ma non era stupido, era ben consapevole del suo modo di guardare Mafuyu -quest'ultimo invece non si rendeva conto del gesto che tendeva a fare- e voleva proprio che lui se ne accorgesse.

Ma forse questo era anche facile da capire.

Qualcosa che ai più sfuggiva e che solo qualcuno con delle conoscenze in campo psicologico e molta attenzione avrebbe potuto notare era come Tomoko Kuroki guardasse da una parte a l'altra ogni volta che doveva spostarsi da dove fosse. Destra sinistra, poi di nuovo destra e sinistra. Finché non si tranquillizza e se ne andava al proprio posto. Camminava con la schiena leggermente incurvata e il suo sguardo era puntato verso il basso.
Avresti pensato fosse timidezza, ma il modo in cui andava in panico per ogni parola che le rivolgevano non lasciava dubbi.

Conclusione: Tomoko soffriva di ansia sociale.

Ovviamente erano solo ipotesi che avevi tratto da qualche piccolo gesto. Per confermare o sfatare suddette ipotesi avresti dovuto psicanalizzarli in una seduta psicologica. Ma non avevi le competenze per farlo, eri solo una ragazza che andava al secondo anno della Seijoh.

Per analizzare a fondo una persona dal punto di vista psicologico servivano studi in questo campo, che tu ovviamente non avevi ancora fatto. Non eri nemmeno sicura di volerlo fare. Ti piaceva analizzare le persone e sarebbe stato bello aiutare chi aveva traumi e problemi mentali, ma non eri sicura fosse la tua vocazione.

Avevi preso questa passione da tua madre. Lei era una psicologa e una psichiatra. Riceveva i suoi pazienti in casa, nel vostro salotto che aveva allestito per farlo sembrare più professionale. Quindi, fin da quando eri piccola, avevi sempre sentito le più svariate storie dei pazienti di tua madre. Trovavi interessante quell'ambiente, il modo di parlare che tua madre assumeva quando parlava con i suoi pazienti, il modo in cui questi ultimi scoppiavano in lacrime raccontando storie drammatiche al limite del surreale.

Per questo avevi iniziato a leggere libri sulla psicologia, farti spiegare determinate cose che non capivi da tua madre -ovviamente non sui suoi pazienti, la loro privacy non deve essere violata, se pur tu l'avessi infranta più volte- e, beh, analizzare le persone attorno a te.

Ma volevi davvero fare di questo il tuo lavoro? 

Mentre stavi rimuginando su questi pensieri, giocherellando con la penna durante la fine dell'ora, dall'altra parte dell'istituto Yahaba e Watari  stavano discutendo su chi potesse fare da manager per il club di pallavolo.

Il torneo invernale stava per iniziare e con esso anche gli esami per quelli del terzo anno. I loro senpai non avrebbero più avuto molto tempo per il club, quindi necessitavano di una mano d'aiuto.

Purtroppo la maggior parte degli studenti della Seijoh era già in un club o non era interessato.

Fortuna volle che un insegnante, sapendo della situazione, ti propose. Essendo tu molto sulle tue, pensava che far parte di un club ti avrebbe aiutata ad aprirti. Ovviamente non aveva nemmeno chiesto il tuo parere a riguardo, lui era un insegnante, sapeva cosa fosse meglio per te.

<Pensa che questa ragazza accetterà?> chiese Yahaba, che dopo tutte le richieste rifiutate era diventato scettico. <Sono sicuro che accetterà> disse l'insegnante con fermezza e decisione. Sembrava quasi come se ti avrebbe obbligata, ed è stato così.

Quando fece la proposta a te, la fece suonare come un imposizione. <Nella vita non puoi fare la timida, entrare nel club di pallavolo ti farà sbloccare> fu quello che ti disse. Tu provasti a rifiutare, a dire che non eri interessata e non faceva per te, ma fu tutto inutile e alla fine, con la scusa dei crediti scolastici, ti fece cedere.

Dopo che se ne andò, riprendesti a mangiare il tuo pranzo. Seduta in disparte come tuo solito.

A te piaceva startene per conto tuo, eri tranquilla. Non avevi addosso il peso di mantenere una conversazione, creare una potenziale situazione di disagio fra te e l'altra persona, magari litigare o farti odiare dal tuo interlocutore o dalla tua interlocutrice. Eri perfettamente a tuo agio nel tuo piccolo mondo e ti bastava osservare le persone.

Ma a quanto pare per l'insegnante era necessario che tu ti aprissi e facessi amicizia, che tu lo volessi o meno.

Beh, per lo meno avresti avuto dei crediti scolastici. Questo pensiero ti tirò un po' su mentre cercavi di ignorare l'imminente rottura di coglioni che avresti dovuto affrontare controvoglia.

<Appena finite le lezioni vai al club di pallavolo. Si trova nell'altra ala della scuola>  era quello che ti aveva detto l'insegnante prima di andarsene. Per questo stavi vagando per la scuola in cerca della palestra della squadra di pallavolo. Avevi già sbagliato palestra due volte, facendo delle figure di merda. Perché questa scuola doveva essere così grande?

Intanto Watari e Yahaba, non immaginando che fossi così per le tue da non conoscere la tua stessa scuola -anche se la Seijoh era enorme, non ti si poteva del tutto biasimare-, stavano pensando che avessi rifiutato.

Proprio mentre stavano per dare la notizia alla squadra, si girarono per vedere la porta della palestra aprirsi. Ansimando leggermente chiedesti <Scusate, questa è la palestra della squadra di pallavolo?>.

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Spero questo primo capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere cosa né pensate e cosa secondo voi dovrei migliorare.

Se vi è piaciuto il capitolo premete quella maledetta stellina. Ci tengo a sapere se la mia storia è apprezzata.

Behind the smile •Oikawa x fem!reader•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora