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PETIT CAFARD

Le la labbra della ragazza divennero una linea sottile mentre da lontano osservava il suo obbiettivo; non troppo alto, elegantemente vestito, un bastone da passeggio alla mano

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Le la labbra della ragazza divennero una linea sottile mentre da lontano osservava il suo obbiettivo; non troppo alto, elegantemente vestito, un bastone da passeggio alla mano. Era un normale uomo d'affari, uguali a tanti altri, sia nei metodi, sia nei comportamenti e nel vestiario. Banale, pensò la ragazza, mentre con passo calcolato e leggiadro si avvicinava all'uomo. Era circondato da altri due signori, ma quello non sarebbe stato un problema.

Ormai a pochi passi dall'uomo in giacca in cravatta che non aveva smesso di tenere sott'occhio un secondo, la ragazza strinse di più l'ombrellino da sole che aveva in mano; era di ricamato, bianco come i suoi guanti di seta.

Non era più la ragazzina pelle e ossa che era quasi morta in un vicolo ormai. Non era più bruttina, ne indifesa. La piccola lama sotto il guanto sembrò ritornare a far notare la sua presenza; era talmente abituata ad averle, che a volte si dimenticava di averle la.

Quando la sua spalla si scontrò con quella del suo obbiettivo, si lasciò sfuggire un plateale sussulto di sorpresa, per poi lasciar cadere l'ombrello di proposito, dritto ai piedi dell'uomo.

«Oh, mi scusi» si scusò, la voce preoccupata, mentre si portava mortificata la mano guantata sulle labbra.

«Nessun problema» replicò con un sorriso, prima di calarsi e raccogliere l'oggetto ai suoi piedi.

«Mi creda sono mortificata» si scusò ancora, mentre riprendeva l'ombrellino.

«Non si preoccupi, davvero. Gli incidenti succedono» disse sorridendo ancora più ampiamente, una scintilla di malizia negli occhi. «Magari eravamo destinati a incontrarci.»

Al palese tentativo di flirt dell'uomo, la ragazza prese al balzo l'opportunità, ridacchiando civettuola. «A scontrarci forse»

La ragazza lo guardò negli occhi, anche i suoi ora scintillanti di malizia, ricambiando a pieno lo sguardo dell'uomo, che se solo avesse provato a vedere oltre a quel sorriso ammaliante, e quegli occhi così chiari, avrebbe visto che la malizia della ragazza era totalmente differente dalla sua, e non avrebbe commesso l'errore di seguirla, per l'ultima volta.

______

Quando tornò al piccolo abitacolo al centro dei quartieri bassi, le sue mani erano ancora macchiate di sangue in alcuni punti, nonostante i suoi innumerevoli sforzi di cancellarle. Eppure, alla ragazza non importava che qualcuno avesse potuto vedere il sangue; i quartieri bassi erano pieni zeppi di criminali, ladri e imbroglioni, il sangue veniva versato giornalmente sui ciottoli delle strade. Nessuno avrebbe fatto mai caso a una ragazza, a un altro nessuno, con un mantello nero compreso di cappuccio abbastanza grande da nascondere interamente parte del viso.

Anche una volta tornata alla stanza in cui Dorian alloggiava, non si tolse il cappuccio, ne si mise comoda sulla piccola brandina che occupava gran parte della stanzetta, ne si sedette alla scrivania di legno di fronte alla finestra. Rimase in piedi nell'ombra, lanciando un occhiata all'elegante orologio sulla scrivania, che stonava nella semplicità della stanza; era stata lei a rubarlo. Segnava le undici e mezza. La ragazza sapeva che non avrebbe dovuto aspettare ancora a lungo prima che Dorian entrasse dalla porta. Era un ragazzo terribilmente abitudinario. E come previsto, a mezzogiorno, una folta chioma castana varcò la soglia della stanza, per poi voltarsi a chiudere le serrature della porta; tre, semplici, ma abbastanza per essere sicuri che nessuno potesse entrare senza permesso, come molte volte capitava. Come lei aveva fatto comunque.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 15, 2022 ⏰

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𝐓𝐡𝐞 𝐂𝐚𝐬𝐤𝐞𝐭 𝐆𝐢𝐫𝐥Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora