Continui a dimenarti, tentando di liberare le tue mani dalla morsa di colui che reputavi il tuo migliore amico, ma quest'ultimo è troppo impegnato a cercare di slacciarti i pantaloni.
Hai notato che la presa sui tuoi polsi si è un po' allentata e gli avambracci di Verni si sono leggermente piegati, avvicinandosi al tuo viso : allunghi il collo e conficchi i denti nella carne del ragazzo, stringendo con forza, fino a quando la tua mascella non comincia a far male e inizi a sentire un lieve sapore ferroso in bocca.
Il tuo assalitore, lanciato un urlo di dolore e sorpresa, lascia la presa, allontanandosi da te per controllare lo stato del suo povero braccio, mentre tu cogli al volo l'occasione per rifilargli una potente ginocchiata sui coglioni che lo fa piegare in due.
Ti alzi e corri fuori da quella dannata camera, da quella maledettissima casa, sei alla seconda rampa di scale quando senti dei passi concitati dietro di te. Percorri volando le restanti tre rampe di scale, con Verni costantemente alle calcagna; questa scena, per quanto cosparsa di terrore, ti crea uno strano senso di deja-vu : il ricordo di te e Verni, in quarta elementare, che dopo aver scommesso quattro pezzi del Kolac, una torta al cioccolato fondente e noci, specialità della madre di Verni, su chi sarebbe arrivato prima alla fine delle scale, si fa largo nella tua mente, mentre il tuo sguardo comincia a essere annebbiato dalle lacrime
Spalanchi il portone e ti fiondi fuori, scappando lontano. Lontano da quel condominio, da quell'appartamento, da quella camera, da quel letto, da quel ragazzo, da tutti quei ricordi che hai costruito assieme a lui.
È andato tutto in frantumi.
Ed è stato proprio lui, colui di cui ti fidavi ciecamente, la persona a cui avresti affidato la tua stessa vita, il ragazzo che per te era sinonimo di felicità, a distruggerti, a prendere tutti quei ricordi e quella gioia di cui erano cosparsi e frantumarli senza pietà.
Sei talmente immersa in questi pensieri da non esserti accorta che sia tu che il cielo avete cominciato a piangere all'unisono. Cerchi un luogo nel quale ripararti e lo trovi in un piccolo parchetto malconcio, composto da due altalene, qualche panchina scarabocchiata e rotta e uno scivolo di medie dimensioni dotato di un piccolo tetto. Sali le scale del gioco e ti siedi, abbracciando strettamente le tue ginocchia : ti sei accorta di star tremando così tanto da aver paura di romperti in tanti pezzetti.
Il tamburellare della pioggia comincia a intensificarsi e la temperatura a calare, mentre tu comincia a rabbrividire nella tua felpa leggera :"Proprio in questo momento doveva arrivare l'autunno, porca puttana? Non ho nemmeno l'ombrello e il telefono ha uno sputo di batteria." pensi, tirandolo fuori per controllare l'ora : le 15:00. Per fortuna quel giorno tua madre sarebbe dovuta tornare per l'ora di cena, avresti aspettato lì sotto che spiovesse e ti saresti poi incamminata verso casa... :"LO ZAINO! L'HO LASCIATO A CASA DI VERNI! Cazzo, cazzo, cazzo, cazzo...! E adesso come diamine faccio?!" ti chiedi, tirandoti i capelli.
Sei troppo impegnata a rimuginare su cosa fare per recuperare la cartella da non accorgerti del fatto che, durante tutto il tempo che sei stata su di quello scivolo, c'è sempre stato qualcuno seduto sopra il tetto, qualcuno che tu conosci molto bene...
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edera, aquilegia e aloe
RomanceBeth è una ragazza gentile e insicura. Nex una stronza che porta il fardello del suo passato tatuato sulla pelle. Si incontreranno, ma sarebbe stato meglio per entrambe se non si fossero mai viste nemmeno di sfuggita. Volete sapere il perché? Beh, n...