"Credo che venga qui perchè dopodomani è il mio compleanno" disse Jason
"Oh" rispose Percy. Jason assomigliava sempre di più a una corda di violino.
"Ed è un male?" gli chiese Percy.
Jason non rispose.
Dopo un po' di silenzio Percy chiese cauto. "Non vuoi parlarne?".
Jason trovò la forza di rispondere.
"È solo che... È da una settimana che cerco di evitare anche solo di pensarci. Forse peró dovrei solo parlarne".
"Puoi farlo se vuoi". Percy non voleva risultare invadente, ma l'espressione angosciata di Jason non gli piaceva per nulla. Voleva migliorarla.
"Pensavo che stare da tuo padre ti piacesse, ci vai così spesso, come se non ti piacesse vivere con tua madre e Thalia". Tentò Percy.
Jason fece un respiro profondo.
"È che in realtà stare da mio padre a volte mi piace ancora di meno".
Erano seduti a bordo piscina con le gambe a mollo in acqua.
Jason continuò a parlare. "Di solito quando torno da lui non stiamo mai insieme, è sempre fuori per lavoro, quindi non è un problema".
"Come è quando vi vedete?".
"Strano". Disse Jason. "Non ci vediamo dalle vacanze di primavera. Quindi so già che parleremo della scuola, del basket, del college, del lavoro... Fino ad arrivare alla mia morte per esaurimento nervoso probabilmente"."Quando ero piccolo non ci trovavo nulla di strano nel suo modo di fare. Poi però ho fatto un confronto con i miei coetanei. I genitori dovrebbero avere un amore incondizionato. Mio padre mi vuole tanto bene quanto tanto mi comporto bene".
Percy pensò a cosa dire.
"Un po' ti capisco. Non è la stessa cosa, ma mi sento sempre in colpa verso mia madre" disse infine.
"Verso tua madre?". disse Jason.
"Sì. Lei mi ha avuto così giovane, e ha rinunciato a così tanto per crescermi, a volte penso che dovrei fare di più. Dovrei essere un figlio migliore, per ringraziarla. E invece...".
"Sai...da qual che mi risulta non sei diventato uno spacciatore e non sei finito in carcere, sei solo un po' stupido".
Percy lo guardò torvo "Era un momento così profondo, e sei riuscito a rovinarlo lo stesso!".Ne valse un po' la pena perchè almeno Jason sorrideva. Percy si sentiva molto meglio. Jason si alzò e guardo l'orologio da polso che aveva lasciato su una sedia a sdraio. Guardò Percy "Andiamo, è ora".
"Ora di cosa?" chiese Percy.
"Dobbiamo alzarci presto domani, come sempre. Si va a dormire"
Percy si alzò per guardare l'orario. Mezzanotte. "Tutto ciò coincide con il tuo stato di principe, ma non pensavo io fossi Cenerentola".
Jason sbuffò mentre rimetteva la maglietta. "Mi pare tu sia maschio, quindi nessuna cenerentola".
"Posso essere Cenerentolo!".
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Il giorno dopo la scintillante macchina nera del signor Z arrivò al residence. Tutto lo staff sembrava particolarmente testo, come se il capo della giostra dovesse apparire alle spalle di ognuno all'improvviso. Questo pericolo non si poneva però, Reyna infatti gli aveva detto che il signor Z sarebbe stato occupato, lui e Jason avrebbero pranzato insieme al ristorante del residence. Percy voleva tanto vedere il padre di Jason . era molto curioso, ma ancor più avrebbe voluto sapere se Jason stesse bene. Così Percy fece ciò che ogni altra persona razionale avrebbe fatto per un amico.
Andò al ristorante a perlustrare la situazione.
Tanto era in pausa pranzo anche lui.Si era asciugato in fretta ed era corso al ristorante. Jason e suo padre erano lì. Purtroppo si trovavano troppo in fondo per poter sentire cosa si stessero dicendo. Percy riusciva solo a intuire che Jason stesse tenendo lo sguardo basso, e che non fosse particolarmente al settimo cielo. Fu allora che a Percy venne un'altra razionalissima idea.
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Percy doesn't know - (jercy)
Fanfiction"Dovrei iniziare a chiamarti principe Jason" . "No...". "Sapevo non ti sarebbe piaciuto, ecco è ufficialmente il soprannome giusto" . "Non ha alcun senso" . "Si invece. La storia di base abbiamo detto che c'è. L'aspetto stereotipato anche. In più se...