33. Dovevo restare a casa

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"Voglio tornare a casa."

"Ma se non siamo nemmeno usciti dall'auto."

"E quindi? So già che sarà una serata di merda quindi me la voglio risparmiare."

Mantenendo gli occhi fissi sulla casa a due piani di Robbie, decorata orribilmente per Halloween e da cui escono le note di S&M di Rihanna, sento Justin spostarsi sul sedile e poco dopo la sua mano che mi circonda dolcemente un ginocchio.

"Me l'avevi promesso, Felix."

Sbuffo e sbatto il capo contro il poggiatesta. "Non farmi sentire in colpa."

Continuo a guardare quello che succede a casa di Robbie: c'è un andirivieni di ragazzi che entra e esce dall'abitazione, chi con un bicchiere rosso in mano, chi senza. Ridono, scherzano, sono felici, forse leggermente brilli, con i visi pieni di porcheria colorata abbinata ai loro costumi.

Io, invece, voglio tornarmene a casa mia, levarmi questo costume osceno che Justin mi ha costretto ad indossare quasi con la forza, lavarmi la faccia con la candeggina per togliermi il trucco che mi ha schiaffato con violenza Dafne in faccia ed infilarmi nel letto insieme a Donut.

Ho già visto qualche ragazza della squadra di Jessica svestita in maniera imbarazzante. Ci saranno sei gradi qui fuori e loro se ne vanno tranquillamente in giro con gonnelline e top miseri da cheerleader zombie.

Mio Dio, che fantasia. Avranno sfruttato fino allo stremo tutti i loro neuroni per partorire un'idea così geniale.

"Non voglio farti sentire in colpa, però, sai quanto mi piacciono le feste. Sono un animale sociale, Felix, io ho bisogno di queste cose. Per di più, è un'occasione per farci vedere insieme. Come una coppia."

Chiudo gli occhi e mi pizzico il ponte del naso. Sta per venirmi un'emicrania con i fiocchi.

"Dovevamo vestirci proprio così?"

"Andiamo, Felix, è solo uno stupido costume di Halloween. Chi era quello senza paranoie tra i due?"

Che palle.

Mi strofino nervosamente le mani sui pantaloni neri che mi ha prestato Justin e che mi vanno decisamente grandi perché io non ho né le sue cosce muscolose né il suo culo che riempiono perfettamente ogni pantalone o jeans che indossa il mio ragazzo.

"Non sono paranoico, semplicemente, non ho nulla in comune con Pugsley Adams e le magliette a righe mi stanno una merda. Perché io ho dovuto vestire di panni di un ragazzino bullizzato dalla sorella e tu di un papà figo con la passione per i sigari?"

Mi volto a guardare Justin, vestito e truccato da Gomez Adams sta benissimo. Come sempre, tra l'altro. Starebbe bene anche vestito da hot dog.

Aggrotta la fronte e una leggera ruga di fastidio gli sbuca tra le sopracciglia.

Dovresti vedere io come sono infastidito al momento, caro mio.

"Preferivi vestirti da Morticia Adams?" mi
provoca.

"Per carità," replico immediatamente.

Preferivo non vestirmi affatto per Halloween ed indossare le mie solite felpe di merda e i jeans scambiati come tutti i giorni.

Ma non glielo dico perché Justin è suscettibile e permaloso e non ho voglia di continuare a discutere con lui.

In fin dei conti, è vero: gliel'avevo promesso.

Non è colpa sua se gli spazi con tanta gente che si agita e che schiamazza mi fanno accapponare la pelle.

In casa di Robbie la musica cambia: adesso rimbomba la voce di Britney Spears, mi sembra giusto.

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