Insieme

39 13 46
                                    

INT. ISTITUTO PSICHIATRICO (CELLA DI ISOLAMENTO) - 1938

UGO, sdraiato sul pavimento della cella, fissa, con i suoi occhi stanchi e infossati, una piccola pozzanghera di acqua verde stagnante presente in uno degli angoli opposti alla porta d'acciaio.

La stanza è quasi priva di arredamento, un lurido materasso e una lampadina, appesa al soffitto, sono gli unici oggetti presenti.

Le pareti grigie, macchiate di sangue vecchio e secco, circondano l'uomo senza che uno spiraglio possa permettere alla luce naturale di entrare.

Ugo indossa una camicia di forze logora ma, nonostante ciò, le braccia non sono bloccate. Il volto slavato lo fa sembrare più vecchio di quanto non sia in realtà e una folta barba bicolore, nera e bianca, gli nasconde le labbra.

Le dita, appoggiate al petto, si chiudono lentamente una a una. Oltre a mancare le unghie, alcune cicatrici sui dorsi rovinano quelle che un tempo erano delle mani curate.

Quando tutte e dieci le dita si serrano a formare due pugni, Ugo sposta lo sguardo verso il soffitto.

In particolare fissa il buco nell'angolo dal quale, nel tempo, è colata l'acqua che ha formato la pozzanghera.

Gli occhi sbiaditi del recluso si abbassano e le mani si aprono a ventaglio. Ricomincia il conto alla rovescia. Finito, torna a guardare in alto.

Tutto rimane uguale.

Sconfortato, Ugo continua a ripetere questa serie di movimenti, in maniera ossessiva, senza ottenere alcun risultato evidente.

Chiude gli occhi per riposarli mentre comincia nuovamente. I mignoli si chiudono in rapida successione.

Dal buco esce zampettando una mosca.

L'anulare sinistro si serra seguito in breve tempo da quello destro.

Ugo sospira esausto.

Quando arriva ad avere sei dita chiuse si blocca, udendo un ronzio provenire dal soffitto. Le palpebre scattano e alza lo sguardo.

Nell'angolo, vede comporsi rapidamente un essere formato da centinaia di mosche che si aggregano organizzate. A partire dal torso, le piccole creature iniziano a dare delle sembianze femminili alla figura.

Una volta completa, si riesce a riconoscere la DAMA delle mosche. Questa si sposta sul soffitto mentre Ugo la guarda meravigliato.

La bocca gli si apre mostrando un sorriso splendido e pieno di gioia.

UGO
(a fil di voce)
Sei tornata?

L'uomo si mette seduto e passa le dita tra i folti capelli brizzolati per pettinarli.

UGO
Mi sei mancata amore mio.

La Dama scende con estrema agilità e gli si avvicina. Ugo allunga le braccia e, quando è finalmente a portata, le accarezza il volto ruvido.

Inizia a piangere commosso mentre porta la testa della creatura al proprio petto stringendola tra le braccia.

La bacia.

UGO
Mia Maria. Mia dolce... innocente Maria.

Il pianto gli impedisce di proseguire per qualche secondo. La creatura si lascia stringere mentre le lacrime dell'uomo le cadono sulla testa.

UGO (O.S.)
Perdonami. E' solo colpa mia.

Il viso paonazzo di Ugo è piegato in una smorfia di immenso dolore.

UGO
Non dovevo coinvolgerti nelle mie ricerche.

La Dama si alza a sedere per guardarlo.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 18, 2021 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

La Regina delle MoscheDove le storie prendono vita. Scoprilo ora