Sesto giorno - sera ( + epilogo )

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Hermione non aveva mai creduto nell'amore. O, per lo meno, non aveva mai davvero creduto in un amore così cieco ed appassionato da dimenticarsi di esistere. Di recente, però, aveva cambiato idea. Da quando aveva conosciuto Draco -e nel dire conosciuto intendeva oltre gli insulti e gli spintoni- ogni sua stupidissima  nozione sull'amore -che potesse avere appreso da una rivista per adolescenti, o guardando una vecchia serie tv- era divenuta artefatta. Si era detta, la giovane riccia, che nulla era mai come sembrava. Che solo perché avevi odiato un ragazzo per i primi diciotto anni della tua esistenza, non voleva dire che questo non sarebbe poi, in futuro, divenuto il tuo vero amore. In definitiva, tutto nella vita di Hermione Granger si era ribaltato. E, sorprendentemente, ne era felice, estatica e grata. Diavolo, il sentimento che aveva provato per Ron, messo a confronto con quello per Draco, avrebbe tremato di paura ed invidia. La Grifondoro, prima di quei brevi ma intensi giorni, non aveva mai fatto fronte ad una gioia del genere. Ad una pienezza tanto soddisfacente, o ad un batticuore così perenne. E se all'inizio aveva detestato il nodo temporale con tutta sé stessa, con impareggiabile furia, ora sapeva che doveva accadere.  Sapeva con certezza estremamente acuta che il destino aveva scelto di unirla a Draco Malfoy, e che forse aveva scelto un metodo decisamente particolare, ma che andava tutto bene. Benissimo. Le piacevano le mani ampie e lisce del ragazzo che le percorrevano la schiena nuda od il ventre piatto. Adorava i brividi che, in un sussurro brevissimo, era in grado di instillarle. Di recente, le erano iniziati a piacere persino i suoi vestiti -od il modo in cui gli calzavano sul corpo?-. Fremeva di fronte quei mezzi sorrisi un po' arroganti ed un po' semplicemente dovuti. E, Dio, avrebbe passato il resto della sua esistenza in pace se solo le fosse stato concesso di mirargli gli occhi nel frattempo. Aveva persino riso a delle sue battute! E se ridere alle battute di Malfoy non era amore, si era domanda qualche ora prima, allora cosa era? E aveva riso di nuovo, ricordandolo nudo di fronte a Harry e Ronald, tutt'altro che pudico e tutt'altro che in imbarazzo.

Sentì le sue braccia carezzarla, poi stringerla forte. Erano ancora avvolti dalle coperte color smeraldo, lucide per la seta pregiata, ed erano entrambi nudi, reduci da un pomeriggio  che non avrebbero mai dimenticato. Chi era, pure, ad avere detto che il sesso post-litigio era il migliore? Hermione non ricordava, ma non poteva essere più d'accordo. Dopo tutta la tensione che aveva provato nelle ultime ore, quell'improvviso senso di relax le sembrava una manna dal cielo, una sensazione semplicemente paradisiaca. Sorrise, accoccolandosi meglio contro il collo magro di  lui.  Poteva avvertire il suo delizioso profumo in quel modo; un aroma che le faceva ricordare tutti i loro piccoli momenti. Le gambe di lei erano allacciate ai polpacci di lui, e l'atmosfera straripava di pacatezza e sensualità. Lo sentì muoversi, spostare la testa, e poi un tocco umido contro la fronte la fece fremere di meraviglia. Le aveva appena baciato la fronte, ed era stato un gesto così dolce e timido da sentirsi sciogliere. Alzò lo sguardo, incontrando quello di lui, fermo ma tranquillo, gli occhi lucidi di emozione e le labbra arricciate in un mezzo sorriso. Dio, pensò Hermione, come poteva eccitarla solo sorridendo? Era assolutamente folle, ma anche reale. Reale in modo disarmante e sconvolgente. Come trovarsi nel mezzo di una tempesta letale ed esserne felici, desiderando perire in essa. Uccidimi, sì, ti prego, te ne sarò grata. Era così. Era folle.
Deglutì a vuoto. Non  aveva dimenticato ciò che le aveva detto prima. Probabilmente, non si sarebbe mai permessa di scordarlo. Quella sarebbe stata la sola dichiarazione -o pseudo dichiarazione- che la riccia avrebbe mai udito da Malfoy, si era detta. Per questo avrebbe fatto in modo di preservare il ricordo per sempre, nei meandri della propria memoria, insieme a tutte quelle nozioni che aveva acquisito. Sistemò meglio le gambe attorno a lui, poi sorrise. Sollevò il viso e si avvicinò a quello del ragazzo. Il bacio che si scambiarono fu lento ed esitate,  più dolce che passionale, con lingue caute e sospiri ammattiti di piacere. Hermione si era a stento trattenuta dal saltare nuovamente addosso al biondo, dal sedersi sul suo bacino magro ed invitante, e dal farsi sua nuovamente. Però, come detto, si trattenne. Si trattenne perché, più di ogni altra cosa, in quel momento voleva parlargli. Voleva che si amassero con le parole, senza volgarità, e anche se non ci sarebbe stata una seconda dichiarazione, le sarebbe andato bene sapere che lui la trovava carina, e che -com'è che aveva detto? ah sì- le piaceva anche il suo cervello. Sempre sorridendo, intervenne;
"Hai dormito bene?" gli domandò con voce bassa e lenta, ancora impastata dal sonno. Con sua stessa sorpresa, Draco si ritrovò  a pensare che la trovava staordinariamente sexy persino così. Annuì, portandosi a sedere sul letto. Le lenzuola gli scivolarono sino alle coscie, ma la nudità non era un problema. Per nessuno dei due.
"Molto bene." rispose poi con ostentata malizia, seducente sino al midollo. Aveva quell'aspetto trasandato post-coito -come lui stesso lo avrebbe definito- e sprizzava dannato sex appeal da tutti i pori. Hermione, presto o tardi, sarebbe svenuta per la meraviglia.  Si impose lucidità. Lui ora era seduto, mentre lei ancora sdraiata, con la testa affondata sul cuscino ed i capelli voluminosi che si aprivano a ventaglio attorno alla sua testa. Sembrava una dea. Una peccaminosa e lussuriosa dea.
"Che ne dici di tornare a fare le ricerche insieme?"
Quella domanda lo confuse. Lo destabilizzò. Si era aspettato di tutto, tranne quello. E la cosa lo infastidì un poco. Perché, proprio quando lui aveva trovato una risposta a tutto, Hermione iniziava a rendere tutto più difficile? Perché metteva in mezzo il nodo temporale? Quello era la sua salvezza, diavolo! Davvero non lo capiva? Ovvio che no, si rispose in pochi attimi. Lei, infondo, non sapeva nulla. Lei credeva che loro sarebbero potuti stare insieme anche nella vita vera. Solo che non era possibile. Perché Draco doveva sposare Astoria. Doveva sposarla da quando aveva dodici anni.
"Perchè mai?" le domandò quindi, cercando vanamente di mantenere il controllo, ma stava iniziando  a sudare freddo; non voleva che il proprio castello di carte, così attentamente progettato, crollasse dopo nemmeno un paio d'ore. Proprio non lo aveva programmato "Restiamo ancora qua, soli..." ed allungò un braccio. Cercò la spalla magra di Hermione, di catturarla in un abbraccio gentile, ma lei si scostò. Perché, diavolo, non era stupida, ed aveva notato che lui era improvvisamente strano. Ma a lui, la ragazza, piaceva così; adorava il suo cervello, la sua astuzia e le sue intuizioni sempre perfettamente giuste! Si trattenne a stento dal gridare di frustrazione. Lei continuava a restare lì, bellissima e nuda, con il lenzuolo abbassato, così che i piccoli seni sodi fossero ben visibili. E lui aveva la mascella tesa ed il respiro trattenuto. Fa che vada tutto bene, pregava, ma sapeva che la frana era imminente.  Sentiva le fondamenta sotto i propri piedi crollare. Sentiva le ginocchia tremargli. E Draco non era mai stato uno così semplice da terrorizzare.

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