quinto giorno- mattina

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Le palpebre serrate del biondo vennero infastidite da un'improvvisa ondata di luce e, nel medesimo istante, una voce proveniente dalla sua testa, incredibilmente irritata, gli impose di alzarsi da quel letto. Artigliò con furia cieca il copriletto color -ovviamente-smeraldo che avvolgeva il materasso e, sentendosi immensamente frustrato e confuso, si sollevò a sedere. Era a torso nudo ma, più in basso, sentiva il tessuto dei boxer sulle cosce. La cosa lo infastidì ancora di più; ricordava bene di trovarsi sopra la Granger, nudo, affondato in lei oltre l'inverosimile, su quello stesso letto che ora ospitava unicamente lui. Non sentiva più le grida della mezzosangue rimbalzare sulle pareti in pietra, né l'odore che tanto lo allietava del sesso. Avvertì i muscoli farglisi rigidi per il nervoso; non gli piaceva venire interrotto, sopratutto se ad un passo da uno degli orgasmi più intensi della propria vita. Perchè, doveva ammettere, che quella saccente Grifondoro lo aveva sorpreso, e non poco. Deglutì a vuoto, ricordando i suoi movimenti studiati e seducenti, il modo in cui aveva preso a toccarsi, ed il momento in cui aveva gridato il nome del biondo, tra un gemito ed un ansito. Avvertì qualcosa risvegliarsi lì sotto e, completamente in imbarazzo, puntò lo sguardo contro Blaise. Lui non doveva vedere nessunissima sua erezione. Chissà cosa gli sarebbe passato per la mente!

"Mal di testa, Dracuccio?" gli domandò il moro, voltandosi verso di lui, non attendendo neppure che gli rivolgesse la parola. Per poco il biondo non ruggì. Si sentiva frustrato, e l'ironia di Zabini non faceva altro che aumentare la sua rabbia in modo incontrollato. Lanciò una veloce occhiata al comò che affiancava il letto. Sopra esso era disposta la bacchetta, invitante, lucida e pronta a lanciare una qualsiasi maledizione a quel suo migliore amico che non capiva un accidenti di quello che gli stava succedendo attorno. Eppure, si ricordò Draco in un sospiro stremato, non era colpa sua. Non era a causa di Zabini se il medesimo giorno non faceva altro che ripetersi, se era frustrato, e se aveva un'imbarazzantissima erezione a premergli contro le lenzuola.

"Merda!" disse, imprececando contro quella dannata maledizione che lo stava fastidiosamente costringendo in astinenza e, alla velocità della luce, senza neppure prestare attenzione al proprio migliore amico, si infilò nel bagno, deciso più che mai a fare una doccia fredda. Molto fredda.








*







"Per una volta che decido di lasciarmi andare..." mormorò la riccia, buttandosi sotto il getto fresco della doccia "...un nodo temporale si mette di mezzo." concluse, sospirando amareggiata.

Unì le proprie mani, formando una piccola coppa di pelle e polpastrelli. La osservò riempirsi lentamente d'acqua, poi sciabordare. Nel frattempo, sulla schiena nuda sentiva i veloci ed infiniti tocchi delle gocce, appuntite quanto un coltello, fredde abbastanza da farla rabbrividire. Lei detestava il freddo. Eppure, quella mattina, si era detta che, forse, quella sarebbe stata la sola soluzione per abbassare la temperatura della sua pelle eccitata ed imbarazzata. Temeva quasi che, sfiorandola, Ronald o Harry potessero capire cosa le passava per la testa. Aveva paura di poterli persino scottare con tutto quel bollore che si sentiva dentro. Ed era sconvolta perchè, nonostante non si fosse trattato della sua prima volta -avuta con Ron mesi e mesi prima-, non si era mai sentita così incredibilmente disinibita, desiderata e vezzeggiata come con Draco. Scosse la testa, dandosi dell'idiota. Draco? Draco?! Da quando il furetto-Malfoy-purosangue schifoso era diventato Draco?

Forse era malata, si disse. Magari soffriva di una qualche sorta di bizzarra patologia. Qualcosa da purosangue, che trasmettevano toccandoti in modo particolare, o chissà-come. Sì, riflettè. Se davvero fosse stato così, avrebbe finalmente capito perchè così tante ragazze ad Hogwarts bramassero solo che un tocco: quello di Malfoy. E, nuovamente, si sentì stupida. Lei sapeva perchè tutte quelle giovani volessero esclusivamente lui; perchè ci sapeva fare. Sapeva farti fremere con un nulla, e farti ansimare con un semplice sfiorarsi di nasi. Deglutì a vuoto, passandosi velocemente una mano tra i capelli ricci, infilandoli sotto il getto d'acqua, facendoli bagnare completamente. Per la prima volta nella sua vita, riflettere le stava facendo davvero male. Le stava facendo capire quanto effettivamente attratta da quella disgustosa persona fosse. Si morse il labbro inferiore, per poi abbandonare la nuca contro la parete ricoperta di piastrelle del bagno.

Redundant, l'incantesimo.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora