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Scesi dalla macchina, aprendo il bagagliaio e tirando fuori gli zaini da campeggio, mentre aspettavo mio fratello gemello e i nostri amici che stavano urlando e lottando per chi sarebbe riuscito a uscire prima. Fortunatamente mamma mi aveva permesso di stare davanti.

Erano le undici e trenta di una mattina di marzo, il sole era alto e luminoso e gli zaini pesavano un casino.

Marzo, un bellissimo mese, pieno di colori, di fiori, di vita, di rinascita. Bellissimo se non hai allergie a pollini o graminacee, e purtroppo io le ho tutte, talmente forti che se tiro su col naso sveglio mezzo mondo.

Quando ho l'allergia sto particolarmente male e non vedo lati positivi. Al contrario di me, Alex, mio fratello, si diverte un mondo ogni volta che soffoco.

«Riuscite a non uccidervi o vi devo prendere a calci per farvi uscire?» chiesi ai tre. Camminare nom è proprio la cosa che mi rende più euforica, così ero scocciata che ci mettessero tanto.

«No, no, ci siamo.» rispose Alex rotolando fuori della macchina, sull'erba secca.

Alex non è il tipo di ragazzo bassino e tutt'ossa, ha due ampie spalle, proporzionate al resto del suo corpo, è alto, biondo e con gli occhi azzurri. I capelli corti spesso gli ricadono sugli occhi come vogliono, mentre gli ultimi sono sempre vispi e in cerca di qualcosa di divertente. Ha i lineamenti dolci ma decisi, le guance rosa e la pelle chiara, dove spiccano le labbra.

«Claire se mi spingi un'altra volta giuro che ti prendo a pedate in culo!»

«Che paura!» Claire gli fece il verso sventolando le mani vicino alle orecchie.

Avere sedici anni e non sentirli, insomma.

Claire uscì finalmente dalla macchina e scosse i capelli. Erano lunghi, lisci e corvini, con una frangia sugli occhi.
Gli occhi neri risplendevano al sole mentre lei si aggiustava il top. Era alta pure lei, ma nettamente più bassa di me e Alex di una quindicina di centimetri.

Quando anche Jace, l'ultimo del quartetto, fu uscito dalla macchina, gli altri iniziarono a prendere gli zaini.

A Jace venne dato il più pesante, in quanto lui fosse il più grosso tra di noi. Era un ragazzo nella norma, capelli castani, occhi nocciola, le lentiggini sulle guance.

Più che un sedicenne sembrava andare ancora in terza media, ma ci nessuno ci faceva particolarmente caso.

Io e Alex salutammo nostra madre che si allontanava in macchina. Era una donna strana, nostra madre. Una mondana con una vita sociale assolutamente piena, ogni sera restavamo soli perché lei era sempre a cena fuori con le amiche o alle cene di lavoro.

Iniziammo a camminare attraverso il campo in cui eravamo stati lasciati dalla mamma, con gli zaini in spalla e i cellulari spenti.

Claire, come suo solito, si avvicinò, troppo per i miei gusti, ad Alex, attaccandosi al suo braccio e iniziando a cinguettare cose su quanto le piacessero i suoi capelli.

«Come fai ad averli così biondi?» disse.

«Ci sono nato.» rispose Alex in modo vago.

«E splendenti?»

«Chiediglielo.»

«Perché siete così splendenti? Eh? Che belli che siete!» fece la ragazza.

Alex, io e Jace ci scambiammo un'occhiata che diceva palesemente “questa è matta”, poi continuammo a camminare.

Il sole continuava il suo percorso per la volta del cielo mentre noi continuavamo la nostra camminata. Eravamo entrati nel bosco per riparaci dal sole e Jace ci stava raccontando della sua ultima partita di rugby, dicendo quanto la squadra avversaria fosse scarsa.

«Possiamo fermarci?» ansimò Claire dietro di noi.

Volevo risponderle che no, non ci potevamo fermare in quanto camminavamo solo da meno di un'ora ma Alex fu più veloce.

«Se cammini un altro po' quando ripartiamo ti porto sulle spalle!» Alex lo disse con la voce più seducente che riusciva a fare.

Claire ricominciò effettivamente a camminare con più voga, così proseguimmo nel bosco.

Il sole passa attraverso le dolci foglie verdi dei faggi, risplendendo sulla corteccia chiara e sui sassi muschiosi.

Era fresco, per fortuna, le farfalle svolazzavano e ogni tanto vedevo Jace e Alex tirarsi pezzi di muschio o rametti.

«Ethcìstarnutii.

Come previsto Alex si mise a ridere rumorosamente, prendendo in giro i miei occhi gonfi.

«Sai che starnutisci in modo strano?» Sospirò Claire tra una risata e l'altra. Ancora mi chiedevo perché cavolo la avevamo portata con noi.

«Hey!» Alex divenne serio.

«Solo io posso ridere per i suoi attacchi di allergia! E starnutirà come cristo le pare!» Claire si zitti.

Io sarnutii ancora e Alex riprese a ridere, mentre camminavamo.

«Ora possiamo fermarci?» ricominciò Claire.

Sorrisi a Jace e Alex, quindi scattai in corsa e li presi entrambi per mano, correndo attraverso il bosco, veloce, ridendo, senza in realtà una meta precisa.

Sentivo i capelli leggeri svolazzarmi intorno alla testa e le urla di Claire che non riusciva a starci dietro.

Continuai a correre, sempre per mano ai ragazzi, sempre forte, spingendo al massimo il mio livello di resistenza.

Jace dovette fermarsi perché con lo zaino che aveva non riusciva proprio a starci dietro, mentre io e Alex continuammo ridendo, saltando sassi e radici, girando intorno agli alberi.

Era davvero un bel rapporto quello che c'era tra noi, siamo più legati di molti altri fratelli.

«Dovresti fermarti!» mi urlò.

«Lo so!» gli risposi. Sapevo che Alex era al corrente dei miei attacchi d'asma e ne era preoccupato, ma per nessun motivo al mondo avrei lasciato mio fratello nelle mani di quella ragazza.

Continuammo a correre e camminare per un'altra ora e mezza, poi, siccome era ora di pranzo, ci fermammo per mangiare.

«Che panino volete?» ci chiese Jace aprendo lo zaino.

«Boh è uguale.» disse Alex distendendosi sulle mie gambe.

«Cosa c'è?» chiedemmo Claire ed io contemporaneamente.

«Mortadella, prosciutto cotto, formaggio, insalata, pomodori, prosciutto crudo, salame piccante...»

«Salame piccante, a me!» sorrisi.

Jace me lo passò insieme a uno con prosciutto crudo ed insalata per Alex, poi ne scartò uno con i pomodori, iniziando a mangiare come un bambino.

La corvina prese quello con la mortadella e iniziò a spezzettarlo in quelli che a me sembravano microbi.

Il sole splendeva alto su di noi, passando tra le foglie degli alberi dolcemente.

«Sai che è buffo?» chiese Claire.

«Cosa?»

«Sembra che tutto il sole si concentri su di te, mentre Alex non ne viene sfiorato!»

«Dici?»

«Sì, ha ragione!-Jace alzò gli occhi dal panino.- è come se assorbiste luce ed ombra!»

Io e Alex ci guardammo senza fiatare. Era possibile?





















___COSO NOI_______________✨
SI, io non posso proprio stare senza questo tipo di storie, così abbiamo deciso di scriverne una. Fa schifino, Alex scrive meglio, MA Alex dorme(😡😡😡), so vi saluto a nome di entrambi <3
- Rev

𝗦𝗲𝘁𝘁𝗶𝗻𝗴 𝗦𝘂𝗻 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora