18 dicembre 2020.
Ultimo sguardo allo specchio, sistemo questa maledetta frangetta che proprio non ne vuole sapere di stare al posto suo e con la stessa agitazione di un'adolescente al primo appuntamento, prendo le chiavi e vado alla macchina.
Apro il cancello e la vedo parcheggiata nel vialetto, eppure mi sembra così lontana. La paura mi fa tremare le gambe e camminare mi sembra impossibile.
Ma paura di cosa? Di lei? Che possa capire qualcosa?
Ma cosa deve capire se non lo capisco neanche io?
Forse è paura di soffrire, di rovinare un'amicizia così speciale e profonda da anni perché lei non prova lo stesso.
La sola ipotesi di perderla mi fa chiudere lo stomaco. Non posso farlo. Non per un'allucinazione sicuramente causata dalla febbre. È stato un sogno insignificante. Pronunciando un "no" non voluto ad alta voce, metto fine al lungo monologo avvenuto nella mia mente e metto in moto.
Ora basta cazzate. Ho del lavoro da fare.
Mi aspettano. Emma mi aspetta.***
Non è possibile. È sempre in ritardo.
E mi aveva pure detto di aver messo la sveglia molto prima per non fare come al solito, e invece. Mannaggia a lei.
Io sono l'opposto anche in questo, chi l'avrebbe mai detto, no? Sono sempre precisa e puntuale. In casi particolarmente importanti o a cui tengo arrivo addirittura in anticipo, proprio come ora.
Si, questo è uno di quei casi. Ogni impegno di lavoro lo è, non è questo il punto, ma sappiamo tutti a cosa mi riferisco.
Ale è Ale.
Cammino impazientemente per lo studio di Dario, il tempo sembra non passare mai. Sono così stressata che decido di farmi un bicchiere di vino. È mattina ma nessuno mi guarda male, sono abituati a vedermi con un calice in mano ad ogni ora del giorno ormai. Che ci vuoi fare. Mi aiuta a rilassarmi e proprio mentre mi sto stendendo sul divano per godermelo, suona il campanello."Oh cazzo" dico tra me e me.
Ma oh cazzo cosa? Manco a scuola avevo tutta sta ansia, non è possibile dai.
Eccola lì, sull'uscio della porta, con il suo giubbotto peloso e quel cappellino che la fa sembrare una bimba. All'improvviso l'ansia e l'agitazione scompaiono, ci siamo solo io e lei. Finalmente, non ne potevo più di stare così, mi serviva la sua presenza.
La guardo e rido pensando a quanto possa essere bella. Dio è stupenda oggi. È stupenda sempre. Per fortuna c'è la mascherina, così posso continuare a fissarla sorridendole senza dare troppo nell'occhio.
Ale saluta Dario e gli altri e poi viene verso di me con il suo zainetto stretto saldamente con le mani. Si abbassa leggermente e mi stringe così forte da farmi temere di rovesciare il vino ovunque."Amore, mi sei mancataa!" mi dice stritolandomi, con quella vocina che mi scioglie ogni volta.
Non si stacca, io la stringo a me, semplicemente perché tra le sue braccia mi perdo. Non sono mai stata una di tante parole, per me sono i gesti a fare la differenza. E lei lo sa, capisce che in questo abbraccio c'è tutto quello che vorrei dirle. Le parole sono superflue.
Nello staccarsi da me i suoi occhi incontrano i miei, ne sono ammaliata.
In quell'istante la guardo come non l'avevo mai fatto prima.
Nell'osservarla noto un'ombra di incertezza, è agitata quanto me, glielo leggo in viso, la conosco.
Come se avesse percepito il mio tentativo di scrutarla, abbassa di colpo lo sguardo e si accorge del calice che sorreggo."Il buongiorno si vede dal mattino eh? Ma che stai a fa alle 10 e mezza? Sei impazzita???"
"Eeh amó, sono agitata." le rispondo facendo spallucce, senza poter trattenere un sorriso.
Scoppia in una leggera risata,
"Anche io so' agitata, madonna mia... guarda, mi tremano le mani. Però sono felice, oggi è un giorno speciale, ancora non ci credo."
Mi regala il sorriso più caldo che io abbia mai visto.
E d'improvviso, capisco che andrà tutto per il meglio, che questa giornata ce la ricorderemo per sempre, che è solo l'inizio di un viaggio senza ritorno.
Mentre aspettiamo che tutto sia pronto per iniziare a incidere, ci sediamo sul divano. Io con il mio calice di vino, Ale con un'adrenalina che le fuoriesce da tutti i pori, incapace di stare ferma.
Ripasso ancora una volta la melodia di cui sono innamorata, voglio che sia tutto perfetto. Ripetiamo insieme le parole, ma entrambe abbiamo la copia del testo in mano, di certo non le molleremo durante la registrazione. Ci dimentichiamo le parole pure ai concerti, figuriamoci.
Cerco di concentrarmi, ma tra l'agitazione e la mina vagante iperattiva che ho accanto è praticamente impossibile.
Mentre ripeto il bridge nella mente, Ale mi picchietta sul braccio con gli spartiti,
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Che sia tu
ChickLit"È così vicina che sento l'odore di fumo ancora nella sua bocca. È quello che vuole, che voglio. Non si scappa."