Contratto d'amore.

693 28 86
                                    

Tutto era iniziato per via di un tweet.
La gente si aspettava che tra Dway e LAmonam corresse buon sangue, considerando che erano i due più giovani talenti e promesse del rap americano, ma le persone non li conoscevano abbastanza.
Brandon Norris e Leo Hoted non si sopportavano e, per loro fortuna, non avevano mai avuto l'onore di dover collaborare o uscire insieme.
La storia cambia quando, dopo l'ennesimo litigio finito male, i loro manager li costringono a dover fingere di stare insieme per un breve periodo di tempo, il giusto necessario per poter aumentare la fama e diventare, nei limiti del possibile, almeno amici.
Ma cosa si otterrà da un miscuglio di odio, celebrità e orgoglio?

L'inizio
Brandon e Leo non dovevano, per nessun motivo al mondo, conoscersi in quella maniera. Insomma, chi diavolo inizia una conversazione insultando l'altro? Ma cosa ci si poteva aspettare da quei due.
Brandon Norris era un ragazzo di ventidue anni che aveva sfondato nel mondo del rap ai diciannove, abbattendo record ed occupando i posti più alti nelle classifiche per settimane intere, superando perfino Justin Bieber. Era il volto della nuova generazione della musica rap, la certezza del futuro nell'industria musicale. Peccato che era conosciuto negli USA per la sua bravura quanto per il suo caratteraccio, difetto che gli faceva perdere tanti punti nonostante la fama acquisita. Sotto quella maschera da modello mancato con il suo metro e ottanta, i capelli neri sempre spettinati spostati di lato, gli occhi verdi e i tatuaggi c'era un ragazzo con una lingua un po' troppo lunga, se ti prendeva di mira era la fine. E questo Thomas, il suo migliore amico, lo sapeva fin troppo bene.
Il tutto cominciò nel momento in cui Brandon si accorse che quella settimana il primo posto nella top 10 delle canzoni era occupato da LAmonam. L'unica cosa che conosceva su quel ragazzo era che si chiamava Leo e aveva solo vent'anni ma già poteva vantare di avere due singoli certificati d'oro. Detestava quel ragazzo. Gli sembrava il classico figlio di papà che non aveva mai dovuto faticare nella vita per arrivare a dov'era e, cosa peggiore, gli dava l'aria di essere un falso per quelle poche volte contate che si era ritrovato a vedere qualche sua intervista. Tutti lo idolatravano come se fosse il nuovo Dio del rap mentre quel posto era suo, di diritto. Lui era stato sveglio per settimane intere a registrare canzoni senza riposarsi, lui aveva passato anni facendo il cameriere per potersi permettere uno studio in cui registrare, lui aveva dato l'anima per svoltare dalla merda in cui era. Poi arrivava sto ragazzino dal nome impronunciabile che gli rubava tutta la fatica per una canzone in cui parlava di fare sesso? Ma erano seri? Tra l'altro aveva pure sentito quella cagata di canzone (se così si poteva definire quello scempio) e stava pregando un Dio di cui l'esistenza non era certo di poter riavere indietro i suoi tre minuti e ventisette secondi. Come se non bastasse poi il ragazzo andava pure fuori tempo, ma da dove lo aveva pescato la casa discografica?
"Dai Brad non ci pensare, tempo che fai uscire il prossimo singolo e lo superi, non farti sangue cattivo per niente" Thomas prese posto accanto al suo migliore amico, porgendogli una limonata fresca. In quel momento erano nello studio di registrazione e stavano aspettando che XTemptation, il produttore del ragazzo, arrivasse.
"Ma mi fa incazzare sta cosa, ma dico è possibile? Cinque giorni fa è uscita 'Moon' e si trova al secondo posto in classifica perché sto cretino ha fatto uscire sta canzone del cazzo. Ma chi sano di mente pubblica come uno dei suoi primi singoli una cosa del genere, sentiamo" Brandon si voltò a guardarlo e, dalla rabbia del momento, prese con forza la bibita, rischiando di farla cadere per terra "no sai cosa ti dico? Fanculo. Se pubblichi una merda del genere ti meriti le critiche" e cosi, dopo aver sbattuto violentemente la limonata sul tavolino posto accanto a lui, prese il suo cellulare. Aveva come sfondo del blocco una foto dei suoi fan al primo concerto sold out che fece allo stadio di Los Angeles e lo sbloccó inserendo il codice della data di nascita al contrario di Thomas. Odiava tutte quelle cose del mettere l'impronta digitale o fare la scansione del suo volto, era una cosa che lo inquietava. "Non fare cazzate che poi te ne pentirai, lascia stare. È un ragazzo nell'apice della sua carriera, lasciali godere il momento. Se hai ragione tu e non vale nulla allora vedrai che scomparirà cosi com'è arrivato, non fare casini dai" Thommy cercò anche di toglierli il cellulare dalla mani ma era tutto inutile, ormai era partito. Ci mise solo qualche secondo in più del dovuto per capire come cazzo si chiamasse il ragazzo sull'app e poi, nemmeno un minuto dopo, la prima frecciatina fu mandata.
"Ed é così che Brandon Norris, conosciuto anche come Dway, si fece odiare da un'altra persona" il moro seduto accanto al cantante parlò con le due mani al lato della bocca volendo imitare il tono di un megafono. I due scoppiarono al ridere, facendo rimanere confuso Darren, il produttore, vicino alla porta.
"Cosa mi sono perso adesso?" Il tempo di porre la domanda che si ritrovò il cellulare del cantante davanti alla faccia, con mille notifiche in arrivo tra like, commenti e retweet. Ma cosa cavolo...il tempo che lesse il messaggio che scoppiò anche lui a ridere. "Sei tremendo ragazzo mio, potevi risparmiartelo sta volta dai"
"No, ho dato a Cesare quel che era di Cesare. Se pubblichi merda allora ti ritornerà indietro, tanto non avrà nemmeno le palle di rispondere. Iniziamo ad incidere dai, il prossimo singolo di platino non si farà da solo". Dway iniziò a fare le prove prima di registrare il singolo ufficiale e Darren provò a modificare la base per renderla al meglio delle sue potenzialità.
Thomas si allungò sul divano e prese la limonata dove l'aveva lasciata prima il suo migliore amico leggendo la bomba che aveva lanciato contro l'altro povero ragazzo. Un'altra vittima del suo migliore amico era andata a segno.
O forse non era una vittima.
Nel frattempo, a poche miglia di distanza si trovava Leo Hoted, un ragazzo dai ricci biondi e due occhi azzurri che aveva iniziato a scrivere canzoni a tredici anni e all'età dei quindici era già affermato nel mondo del freestyle, vincendo competizioni su competizioni e guadagnando trofei di volta in volta. Non aveva mai pubblicato delle canzoni prima dei diciott'anni e, quando lo aveva fatto, inspiegabilmente si era ritrovato ad essere tra i più richiesti del momento. Ancora doveva capire com'era passato da avere una vita più che umile al non poter girare in pigiama a fare la spesa perché qualcuno sicuramente lo avrebbe riconosciuto. Non era ancora abituato a questo tipo di vita e certe volte si domandava quale Santo lo avesse benedetto a tal punto da farli realizzare il suo sogno. Markus, il suo migliore amico fin dall'infanzia, era diventato il suo manager e finalmente poteva permettersi di trattare sua madre come meritava di essere trattata dopo anni e anni di fatica.
Era quasi ironico come tutto sembrava essere perfetto e lo era, finché il suo cellulare non decise di impazzire nel bel mezzo di una festa. Inizialmente Leo non ci diede molto peso, molto spesso succedeva che le notifiche arrivassero tutte insieme quindi continuò a ballare con Markus e Stefanie, i suoi due unici amici. "Perché suona cosi tanto? Sicuro sia tutto okay?" La ragazza si girò verso il suo migliore amico, iniziando a preoccuparsi. "Fidati di me, non è niente di che, non guardare i messaggi" Markus guardò Stefanie facendole un cenno di dissenso. Leo non doveva, per nessun motivo al mondo, guardare il cellulare. La bionda guardò il suo amico dispiaciuta, davvero non dovevano parlare? "Cos'era quello?" Il cantante parlò, smettendo di muoversi in mezzo ai suoi migliori amici. "Quello cosa?" dissero in coro, bevendo ognuno il proprio drink. "Questo. Quello sguardo, questo non dirmi niente. Dovessi morire domani, che cazzo state dicendo?" Non usavano molto spesso il motto del 'dovessi morire domani' ma qualche volta veniva fuori. Era una specie di promessa, un patto non scritto del non mentire, non in determinate situazioni. "Guarda il cellulare ma ti prego, non ti incazzare e non rispondere" manco il tempo di far finire la frase all'amica che Leo aveva già aperto una delle mille notifiche.
'Ben detto @Dwayxs, ma chi si crede di essere?'
'FATTI VALERE @Dwayxs, NUMERO UNO. SEMPRE CON TE'
'@LAbabes è una promessa del futuro, perché non fate un feat insieme piuttosto? Verrei solo a sentirlo'
'@LAbabes conquisterà la scena americana'
No aspe, cosa? Dway lo aveva taggato? Avrebbe anche potuto saltare di gioia e piangere se non fosse che molti messaggi gli suonavano strani. Lo stavano difendendo da cosa? E poi oh, la consapevolezza si fece strada nei suoi occhi e con il dito cercò di risalire al messaggio iniziale finché non lo trovò.
'@LAbabes ho ascoltato la tua "canzone" e volevo ringraziarti per avermi dato uno stimolo da usare mentre sono al cesso. Dimmi, come ci si sente a sapere che tempo una settimana e la gente si dimenticherà di te? Giusto per sapere sai, non ho mai provato questa sensazione'. Brandon lo aveva citato in un tweet per insultarlo? Era serio? Ma poi come si permetteva, ma almeno aveva capito di cosa parlava la canzone? E poi perché quelle virgole? Lo stava facendo apposta, porca puttana.
"Non rispondere dai, ignoralo e basta. So che è im-" Leo zittì l'amico con uno sguardo scazzato. "Ohohoh, non è l'unico a saper mandare messaggi sai?"
@LAbabes: ' @Dwayxs non so cosa si prova perché esisto da ormai 5 anni, informati bene prima di parlare. Ma ti allego una foto di che faccia ha un bambino frustato e uno che si sta godendo i successi delle sue "canzoni". Baci' con sotto due foto: una di Brandon e una di lui, Stef e Markus fatta qualche secondo prima.

Contratto d'amore |OS boyxboy|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora