Capitolo II

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Il suono della campanella le rimbombò nelle orecchie, così si avviò verso l'uscita della classe, stanca e consapevole del fatto che sarebbe dovuta tornare a casa a piedi, dato che la sua macchina era ko. Infatti, la settimana prima, la sorella maggiore di Victoria, Louise, le aveva chiesto di prestarle la macchina per andare a fare un aperitivo con le sue amiche, siccome la sua era dal gommista per sistemare le gomme da neve. Soltanto che, al ritorno, era andata a finire dentro a un fosso perché aveva alzato troppo il gomito. Per fortuna Louise non si era fatta niente, ma la macchina doveva essere decisamente sistemata, così Victoria e Samuel avevano chiamato il carro attrezzi per trasportare la sua Fiat 500 dal meccanico.

Quel giorno il sole splendeva triste nel cielo di metà novembre. Le foglie sugli alberi erano già cadute e tutto cominciava a tingersi di quel grigio opaco che tendeva a coprire tutto in quel periodo dell'anno. Poche macchine passavano per le strade di quel paesino e la luce fioca faceva risaltare le targhe gialle dei taxi che arrivavano direttamente da Londra. Spesso Victoria si dimenticava di abitare così vicino a una città tanto bella. 

Per lei Londra era il centro del mondo, infatti ogni volta che voleva andava con Samuel a Piccadilly Circus semplicemente per vedere le luminose insegne pubblicitarie, mentre le persone salivano e scendevano dalle scale per andare nella metropolitana che si estendeva sotto tutta la città. Le piaceva sedersi a quel pub che c'era sull'angolo dello spiazzo, con la visuale sul famoso luogo londinese. A Victoria le grandi città erano sempre piaciute, era così raro incontrare una persona per la seconda volta, e c'erano tante persone che non conosceva e di cui le piaceva immaginare le vite private. Ogni volta che arrivava lì, trovava la solita donna anziana e gentile seduta sul marciapiede che faceva l'elemosina. Tante volte Victoria le aveva offerto pasti caldi e portato delle coperte. Ormai si era abituata: ogni volta che andava in città, prendeva su qualche sterlina da dare a Maggie, la quale, ogni volta, le sorrideva ringraziandola mentre si dispiaceva di non poterle dare niente in cambio. E così Victoria rispondeva che bastava che lei fosse felice, facendo sorridere Maggie ancora di più.

Persa nei suoi pensieri Victoria sentì i suoi occhi che cambiavano colore alla luce del sole e che passavano rapidamente da castani chiari a verdi. Era una caratteristica che aveva preso da sua madre. Si infilò le cuffiette nelle orecchie, sparando musica classica a tutto volume.

Victoria era appassionata di musica e amava ogni genere musicale, così, a seconda dei giorni e delle emozioni, sceglieva quale ascoltare.

Improvvisamente arrivò un venticello fresco che la colpì sulla nuca, così tirò su il cappuccio della felpa, continuando a camminare per le vie del paese.

In fondo vivere in un paese aveva i suoi vantaggi: Victoria poteva andare in giro tranquillamente da sola, senza la paura del possibile pericolo di rapinatori, rapitori, stupratori o anche peggio. Purtroppo aveva sempre avuto molto timore di queste cose, anche se alla fine non ci credeva. Samuel le diceva sempre che era una ragazza che vedeva solo le cose buone, e che pensava che il mondo non fosse così terribile. E lei ne era pienamente convinta. Nel suo cuore viveva forte la speranza che un giorno qualcuno si fosse svegliato con una buona idea per diminuire l'inquinamento urbano, o che potesse arrivare ad ottenere più diritti per le minoranze. Oltretutto, tutte le violenze che sentiva al telegiornale non le tollerava. Lei era una ragazza buona e non avrebbe mai fatto male neanche a una mosca. Per questo motivo non capiva come facessero certe persone a commettere atti così cruenti e crudeli.

Victoria cercò per qualche secondo il pacchetto di sigarette che aveva messo in tasca quella mattina e ne tirò fuori una. La accese dopo qualche minuto per colpa del vento che ostacolava il corretto funzionamento dell'accendino.

Se ci fosse stato Samuel l'avrebbe rimproverata, come sempre. Il suo migliore amico non voleva che lei fumasse, perché le faceva male alla salute, eppure Victoria amava sentire il fumo grattare nella sua gola, e adorava vederlo uscire dalla sua bocca. La rilassava e la faceva sentire bene, quindi se ne infischiava di tutti quelli che le dicevano di smettere.

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