L'alba arrivò presto, il sole si alzò, pieno e freddo, pronto a illuminare, sebbene non per molto, la giornata. Il cielo non segnava presenza di nuvole, ma il colore che troneggiava su tutti rimaneva il grigio. Una leggera nebbia si vedeva in lontananza, che si stagliava contro i visibili palazzi di Londra. Un raggio di sole era riuscito a superare la barriera creata dalla nebbia e andava ad appoggiarsi sulla rugiada che brillava al suo tocco.
La sveglia del suo cellulare suonò, irruente come ogni mattina.
Victoria si svegliò di soprassalto, ancora con il vestito della sera prima e il trucco completamente colato sul cuscino.
Si era addormentata piangendo.
Si alzò dal letto a malincuore, non voleva lasciare le sue morbide coperte calde, voleva solo stare in casa a piangere e mangiare biscotti davanti a un film con Samuel.
Eppure dovette scacciare l'idea, non potendo essere assente il giorno della verifica di letteratura.
Andò a scuola a piedi, Samuel non l'aveva chiamata, non le aveva scritto, e così aveva deciso che non sarebbe stata lei a cercarlo. Ma le mancava terribilmente. Oltretutto aveva una valanga di domande per lui.Arrivata a scuola si diresse immediatamente in direzione dell'aula di letteratura e quando entrò notò con sorpresa che Samuel non c'era. Cos'era successo? Lui non era il tipo di persona che saltava un compito. Eppure il suo banco era vuoto. E rimase vuoto anche durante le lezioni di matematica, inglese, fisica e biologia. Alla lezione di biologia, però, era presente Michael.
Victoria andò verso di lui.
'Ascoltami, scusami per il comportamento che ha avuto Samuel ieri sera, non so che cosa gli sia preso.'
'Non ti preoccupare. Però se vuoi farti perdonare a pieno, esci con me stasera a cena.'
'D'accordo.' rispose Victoria sorridendo.
Perché no? Si sarebbe distratta e avrebbe conosciuto meglio un ragazzo che sembrava un minimo interessato. E poi non era un appuntamento, sarebbero solo usciti come amici. A lei piaceva fare le cose con calma.
Di fianco a Michael c'era un posto libero, perciò si sedette e la lezione cominciò.
Appena la campanella segnalò il termine della lezione, Michael si girò verso di lei.
'Vestiti abbastanza pesante e comoda.'
Victoria fece una strana espressione che scatenò le risate di Michael, di fronte a lei.
'Non mi vorrai portare nel bosco per uccidermi, vero?' chiese Victoria un po' per gioco e un po' seriamente.
'Forse' le rispose il ragazzo, toccandole il naso con la punta del dito. Poi le diede un bacio sulla guancia e se ne andò.
Tornando a casa da scuola, la ragazza si accese una sigaretta dopo l'altra. Aveva il brutto vizio di fumare molto più del solito quando era sotto pressione. Almeno il compito di letteratura era andato bene. Prese il cellulare dalla tasca e non trovò alcun messaggio, se non da parte di sua sorella che le diceva che sarebbe stata fuori tutto il giorno con Kevin.
Bene, era a casa da sola e da sola doveva stare. Avrebbe potuto chiamare Samuel, ma era troppo orgogliosa per farlo. Aspettava le sue scuse con ansia per poterlo riabbracciare e tornare a ridere con lui.
Arrivata a casa fece in tempo a mangiare qualcosa che si addormentò appena si stese sul divano, la musica nelle cuffiette a tutto volume.
E fece di nuovo lo stesso sogno, la stessa donna, lo stesso fumo e lo stesso forte odore di zolfo.
STAI LEGGENDO
The Guardian
FantasyLa profezia sta per avverarsi, sta per sconvolgere il mondo celeste.