II

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Un nuovo giorno. Dovevo svegliarmi, non potevo perdere tempo.
Quello era un giorno lavorativo per me, ma iniziavo sempre a lavorare dalle nove, quindi potevo fare con calma.
Il mio era un lavoro di ufficio, ma per la mia condizione mi avevano concesso di poter lavorare da casa.
Ogni tanto dovevo partecipare a qualche riunione tramite videochiamata, ma non ero obbligato a mostrare la mia faccia.
Il mio lavoro consisteva nel ricontrollare tutti gli articoli degli altri giornalisti, i miei colleghi. Il nostro è un giornale pubblicato su internet. Dovevo controllare se ci fossero errori ortografici, incongruenze e quella roba là.
Non ero l’unico che lo faceva, ovviamente. C’erano altre cinque persone che facevano il mio stesso lavoro. Una di queste era quella che di solito mi chiamava in caso di riunioni di lavoro, per farmi partecipare.
Non sapevo com’era fatta nè di che tipo di persona fosse, sapevo solo che il suo nome era Vera e che aveva due anni in più di me.
Ogni tanto mi chiamava dal lavoro per controllare insieme gli articoli. Da quelle conversazioni avevo appreso informazioni sulla sua vita.
Avevamo iniziato a lavorare “insieme” tre anni prima, quindi fino a quel momento sapevo che aveva una moto che amava come se fosse una sorella, che aveva sempre problemi a legarsi i capelli perchè erano troppo disordinati, che nel suo look doveva sempre esserci il mascara, che era un’avida fan di birra e altre informazioni poco importanti.
A proposito, ma perchè ho iniziato a parlare di lei? Ah, sì.
Avevo paura che si fosse innamorata di me, nonostante non mi avesse mai visto in faccia. Se lo fosse stata veramente, mi avrebbe costretto ad uscire con lei. Mi era permesso farlo, dopotutto l’unica cosa che mi impedivano di fare era di avvicinarmi troppo a mia madre, ma io non volevo. Lei non mi interessava e in generale non sapevo come comportarmi. Non sono mai stato innamorato nella mia vita.
Quel giorno, appena accesi il computer, mi chiamò.
-Ehi, ragazzino! Sei pronto?- mi disse dal telefono -Oggi abbiamo una roba semplice. Hai aperto il documento?
-Sì, sto già leggendo- le risposi.
-Perfetto. Davvero un bravo ragazzo!
Iniziai a leggere l’articolo. Si trattava di un articolo breve su un ritrovamento archeologico a pochi metri dalla nostra città. Non c’erano molti errori, aggiustammo alcune imperfezioni e mandammo l’articolo al capo.
-I prossimi arriveranno tra una decina di minuti. Nel frattempo, mi potresti dare un consiglio?
-Non so quanto io possa esserti utile.
-Mi serve sapere quanto sei esperto in amore.
Eccoci. Lo sapevo che saremmo finiti in una situazione simile.
-Zero- le risposi in tono secco.
-Immaginavo. Beh, ci ho provato.
Fece un lungo sospiro, poi riprese a parlare.
-Almeno sai se c’è un pub carino nella zona in cui vivi? Dovresti vivere nella zona vicino al lago, se non erro.
-Ce ne sarebbe uno. Se trovo la posizione, te la mando dopo.
-Grazie mille, tesoro. Inviamela presto, mi servirebbe per stasera.
-Posso sapere per cosa? Se non risulto inopportuno.
-Non sei inopportuno. Tu la sai Margaret?

La sua voce si era fatta più bassa, stava sussurrando.
-La ragazza che scrive articoli per la sezione di moda?- le dissi dopo qualche secondo per pensare al nome.
-Bingo. Ho un appuntamento con lei- disse Vera.
Mi lasciò stupito. Non era certamente una risposta che avrei previsto subito.
-Ti piacciono le ragazze?
-Sì, e?
-Meglio. Gli uomini sono orrendi.
-Tesoro, tu sei un uomo.
-No, io sono un reietto, il che è diverso.
-Hahaha! Ogni tanto dici cose strane. Non mi annoio mai con te!
La donna fece una grossa risata, poi tornò a sussurrare.
-Secondo te mi andrà bene? Lei è la terza ragazza con cui esco, le altre due le ho perse.
-Non lo so, nel dubbio ti auguro buona fortuna.
-Grazie mille, tesoro! Oh, ecco due nuovi articoli. Ti invio il primo mentre io lavoro sul secondo, poi facciamo scambio.

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Era arrivata la pausa pranzo. Dato che lavoravo da casa, la mia pausa pranzo era più lunga. Approfittai di quel tempo per andare a comprare il tè al limone. Avrei potuto comprarlo al market vicino casa mia, ma non potevo. Dovevo rivedere quel violinista. Dovevo dimostrare a Kai che non era un’allucinazione.
Scesi di casa, ma non lo vidi all’andata. Non era da nessuna parte. Forse stava pranzando di nuovo. Al ritorno, però, mi sembrò di vederlo. Mi era sembrato di riconoscere i suoi capelli mentre camminavo di fretta, ma lo persi subito di vista. Forse me l’ero immaginato di nuovo.
… No. Io l’avevo visto. Lui era reale.
Tornai a casa e al mio lavoro. Nel mentre pranzavo. Vera non mi chiamò di nuovo, quindi lavorai da solo fino alla fine della giornata lavorativa.
Arrivata la sera, chiusi il pc e preparai la cena. Volevo andare a dormire, ma c’era troppa spazzatura. Sentivo il bisogno di andare a buttarla nei cassonetti, quindi mi rivestii, presi i sacchi e scesi di casa.
Mentre mi avviavo verso i cassonetti senza fermarmi a guardare in giro, sentii una donna piangere. La donna era seduta vicino ai cassonetti. Cercava in tutti i modi di piangere in modo silenzioso, ma ogni tanto le partiva qualche singhiozzo forte.
Io dapprima la ignorai, non era affare mio, dopotutto. Doveva aver avuto qualche brutta situazione, non era mia intenzione impicciarmi negli affari degli altri.
Mentre stavo per buttare l’ultimo sacco, però, lei mi afferrò per la gamba con forza. Cercai dapprima di scrollarmela di dosso, poi le rivolsi l’attenzione.
La guardai meglio. Aveva tutto il trucco rovinato a causa delle lacrime. I suoi occhi gialli erano ancora lucidi. Sembrava davvero disperata.
-Ragazzo, la vita è proprio ingiusta… Hanno ragione quando dicono che l’amore fa male…
Rimasi in silenzio in un primo momento.
-N-Non so che dirle, io non sono interessato all’amore. Mi dispiace per lei.
-Ehi, ma quella voce la riconosco.
La donna si alzò e mi scrutò da capo a piedi.
-Ehi, ma mica sei Cecil?- mi chiese cambiando immediatamente tono di voce -Ti metti a ricontrollare gli articoli dei giornalisti per il giornale online “Change!”, vero?
-… E se lo fossi?- dissi con tono perplesso.
-Non ci credo, sei proprio tu!
-Ho detto che non sono necessariamente i--
-Sono Vera! Non mi riconosci?
-… Vera? Quella Vera?
Di tutte le persone che avrei potuto incontrare, non mi aspettavo di incontrare proprio la mia collega di lavoro.
Appena vide che l'avevo riconosciuta, i suoi occhi brillarono per la gioia. Almeno non piangeva più.
-Quindi questo vuol dire che il tuo appuntamento…
-Eh, una merda. Non te ne parlo proprio. Ho anche un buco allo stomaco, perchè non ho mangiato nemmeno un pezzo di pane.
Si soffiò il naso con il fazzoletto.
-Sono un caso disperato! Hahaha… Sigh…
-Senti… Perchè non vieni a casa mia? Ho tanto cibo, usarne un po’ per te non mi danneggierebbe in alcun modo.
-Sei serio?
-Non mento mai. In certi casi.
-Tu sì che sei un tesoro! Se avessi provato attrazione per gli uomini, ti avrei già chiesto la mano in matrimonio!
-Perdonami se seguo gli stereotipi, ma dovrebbe essere il contrario… E poi non ci penso proprio ad avere una relazione. Su, andiamo
-Aspetta, trascino anche la moto fin sotto casa tua. Cielo, non mi aspettavo proprio di incontrarti! All’improvviso la mia giornata è migliorata tantissimo!
E si mise a ridere mentre si asciugava le lacrime. Ormai non piangeva più.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 21, 2021 ⏰

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