Capitolo 4.

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L'ala spezzata

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L'ala spezzata.

Girovagavo per Marley con ogni mia ferita, ogni singolo livido in bella mostra sotto gli occhi di tutti! Passanti, vicini di casa, guardie... tutti potevano vedere sul mio viso le azioni di mio padre, eppure una cosa accomunava gli sguardi di ognuno: l'indifferenza.

Inizialmente credevo si trattasse solo d'un atteggiamento di facciata usato dai marleyiani più avvezzi alla violenza ma, persona dopo persona, occhiata dopo occhiata, realizzai l'amara verità. A nessuno importava d'una ragazza costretta a vivere con gente che la malmenava! Non era un pettegolezzo abbastanza succoso, né una minaccia per la vita d'altri.

Dopo il mio lungo e sempre più frustrante vagare, mi diressi a passo spedito verso il muro che costeggiava Liberio, attraversando le colline verdeggianti.
L'aria fresca di mattina era un sollievo per il mio viso ancora formicolante di dolore.

Quando mi trovai di fronte al cancello mi fermai e guardai negli occhi una delle guardie appostate.
Nulla, l'uomo aveva fatto una smorfia e s'era girato dalla parte opposta.

- Embè? - Lo apostrofai, scocciata.

Lui sbuffò, iniziando a frugare nella tascona della giacca.

- Non dovresti essertene accorto?

L'uomo estrasse un sigaro e me lo porse: - Vedo solo una marleyiana ansiosa di farsi contaminare. Prendilo e levati dai piedi.

Afferrai il mozzicone, allibita: come poteva non vedere il mio volto gonfio e tumefatto? Come poteva ignorare le mie condizioni quando, tecnicamente, inseguire e punire i colpevoli era il suo lavoro?

- Non vuoi nemmeno sapere chi mi ha fatto questo? - Domandai con voce flebile.

Lo sguardo della guardia s'illuminò e, per un attimo, sperai volesse ascoltare.

- Un eldiano?

- Oh no, assolutamente no. - M'affrettai a scotere la testa.

L'altra guardia di ronda si fece avanti sbuffando sonoramente. - Ci stai facendo perdere tempo. Va' a Liberio e lasciaci lavorare in pace. - Intervenne.

Era così purtroppo: finché ero la marleyiana che si mescolava con Eldia mi trovavo sulla bocca di tutti, con un occhio di bue puntato sopra la testa... ma quando la mia vita era a repentaglio divenivo invisibile tutto d'un tratto.

Attraversando la zona industriale di Liberio, m'accorsi di come, invece, le persone fossero preoccupate nel notare il mio viso violaceo.

Forse qui mi daranno ascolto. Mi auspicavo, con il cuore che pompava nel petto.
Entrai in un panificio con un bizzarro sorriso sulle labbra e fui felice di vedermi servita al tavolo da una zelante cameriera eldiana. Certo, quella focaccia non era saporita come quelle che servono a Marley, tuttavia la gentilezza di quel posto rendeva quel morbido pane ancora più gustoso.

Ali di Piombo |𝒜𝓉𝓉𝒶𝒸𝓀 𝑜𝓃 𝒯𝒾𝓉𝒶𝓃Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora