Capitolo 1: Crisi.

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Alyson si alzò di scatto dal letto nel panico più totale, aveva di nuovo sognato quell'orribile incubo. Alastor si teletrasportò sedendosi accanto a lei mettendole la mano sulla spalla per confortarla.
"Ancora quel sogno?" chiese lui osservandola attentamente. La donna era madida di sudore, i suoi occhi erano umidi, la reazione del suo corpo rispose per lei facendo sospirare il demone.
"Perchè non lasci che guardi nelle tue anime? Potrei provare a darti un po' di sollievo" chiese lui sapendo già la risposta.
"No... meglio di no..." disse lei alzandosi per sciacquarsi il viso nel bagno accanto. Alyson si gettò l'acqua gelida in faccia rabbrividendo a quel contatto, alzò lievemente la testa per guardarsi allo specchio: aveva un aspetto terribile, le profonde occhiaie, ricordo delle notti precedenti, avevano lasciato un segno sgradevole sul suo viso. Il suo sguardo venne catturato dal riflesso di Alastor intento ad osservarla.
"Perchè devi essere così testarda.." sospirò lui mettendole le mani sulle spalle.
"Siamo una squadra, e io voglio aiutarti." le sussurrò lui.
"Non questa volta."
"Hai qualcosa da nascondere?" chiese lui inclinando la testa.
"No, no, è solo che..." disse lei pensierosa "Non mi crederesti, tu pensi che i sogni non abbiano nulla a che fare con il mondo reale." continuò lei girandosi verso di lui "E francamente, non vorrei che tu mi pigliassi per il culo per queste cose." concluse lei osservandolo.
"Hai una così bassa stima di me?" chiese lui.
"Alastor, senti è tardi, ne riparleremo domani, ora pensiamo a dormire." disse lei superandolo. La ragazza si bloccò sul posto, incuriosendo il marito.
"Emily?" chiese lei girandosi verso di lui.
"È a casa di Octavia." disse Alastor "Non ti ricordi?" chiese lui lievemente preoccupato.
"Dormo male da settimane, che ti aspetti?!" sbottò lei, notando il nervoso nelle sue parole Alyson si girò verso il suo amato pronta a scusarsi ma lui la precedette.
"Ti lascio tranquilla." disse lui schioccando le dita, in un'attimo il demone fu vestito di tutto punto per uscire, quella situazione era molto fastidiosa per il demone: erano mesi che Alyson era così, il lavoro sempre più intenso e il dormire male stavano giocando un brutto tiro. Alastor non era arrabbiato con lei, la comprendeva perfettamente quindi, l'idea migliore in quel momento era quella di uscire per lasciare entrambi tranquilli.

Alastor stava per varcare la porta d'ingresso quando Alyson si materializzò davanti a lui bloccandogli la strada.
"Dove pensi di andare?" chiese lei fulminandolo con lo sguardo.
"Dall'amante, naturalmente." disse lui sorridendo beffardo. Gli occhi della ragazza diventarono improvvisamente bianchi lasciando leggermente sbigottito il demone.
"Sto scherzando." disse lui ridendo "La mia destinazione è il bar di Husk, un po' della sua compagnia non mi farebbe male." la ragazza si rilassò immediatamente a quelle parole, ma il suo sguardo rimase malinconico.
"Non mi sopporti più, vero?" sussurrò lei abbassando lo sguardo, gli ultimi mesi erano stati duri, tra il lavoro, le notti insonne e la fase di ribellione di Emily: la donna era al limite e questo cattivo umore veniva riversato in parte sul suo amato.
"Alyson." disse lui alzandole il mento con due dita "Guardami." sussurrò lui osservando lo sguardo di lei "Ti ho amata per anni, e continuerò a farlo, non importa quello che accadrà, io sarò sempre con te." sussurrò lui scatenando un piccolo singhiozzo nella donna.
"Tuttavia sono dell'idea che un po' di riposo non ti farebbe male e credo anche che tu debba pensare a te stessa per questa sera." disse lui. Alyson sospirò sapendo che suo marito aveva ragione.
"D'accordo." disse lei sorridendogli "Promettimi solo che non ammazzerai nessuno dei clienti di Husk, almeno per questa notte." disse lei.
"Quello che dici mi è del tutto nuovo." sorrise lui.
"Ti vorrei ricordare quella che hai accoltellato un demone per aver fatto apprezzamenti sul mio culo." disse lei lanciandogli uno sguardo di sfida.
"È stato solo un caso." rise lui.
"E quella volta che hai scagliato un demone fuori dalla finestra solo perchè mi ha fissato un secondo di troppo." continuò lei.
"E va bene, farò il bravo stavolta." sospirò lui. Alyson si mise in punta di piedi posandogli un piccolo bacio sulla guancia, Alastor arrossì lievemente a qual contatto, nonostante tutti quegli anni la sua amata continuava a fargli un certo effetto. Alyson si scostò aprendo la porta.
"Stai attento." Alastor udì quelle parole mentre scendeva le scale e un piccolo sentimento di tenerezza lo invase.

Gli sgabelli di fronte al bancone erano molto comodi, ogni volta che il demone passava a trovare Husk si sedeva sempre lì, conversare con lui gli causava una certa ilarità e sedersi nei soliti tavoli non era mai stato nei suoi piani. Il demone gatto d'altra parte sapeva il motivo della visita, il suo amico veniva lì per passare il tempo e per parlare, ma ultimamente i pensieri vertivano principalmente su sua moglie e sua figlia.
"Ancora gli incubi, eh?" chiese Husk mentre preparava il prossimo ordine.
"Corretto." disse l'amico sorseggiando il caffè "Lei è convinta che io li consideri solo sogni, delle immagini completamente discostanti dalla realtà."
"E non è così?" chiese Husk alzando il sopracciglio.
"Non da quando ho usato i sogni per comunicare con lei quando era in Paradiso." sospirò lui. Husk sospirò, sapeva che il discorso non sarebbe continuato, per Alastor anche solo il ricordo di quel periodo di dieci anni, seppur così lontano, suscitava in lui una profonda malinconia.
"E Emily?" provò a cambiare discorso il demone gatto.
"Non parliamone." sospirò lui poggiando la fronte nella sua mano.
"Codesto posto è il club dei padri stanchi?" chiese una voce alle sue spalle. Alastor si girò leggermente confuso.
"Stolas? Che ci fai? Un posto così poco raffinato non ti si addice." disse il demone sorridendo. Husk alzò gli occhi al cielo ma non rispose alla provocazione, ormai era abituato al carattere dell'amico.
"Lo stesso si potrebbe dire di te." rise Stolas sedendosi accanto all'altro.
L'Overlord e il Goetia si conoscevano ormai da decenni come semplici amici, successivamente dopo la nascita delle loro figlie e la profonda amicizia che le legava avevano passato sempre più tempo assieme fino a diventare buoni amici. Alastor era affascinato dalla collezione di piante carnivore dell'amico, aveva anche provato a convincere Alyson di fare una piccola serra in casa, tuttavia aveva rinunciato all'idea dati i continui rifiuti della moglie.

"Sono contento che Emily abbia trovato un'amica come Octavia." disse Alastor.
"Oh, anche io, mia figlia sa essere difficile alle volte, è un bene che si sia fatta degli amici." rispose l'altro.
"Anche Emily ultimamente è leggermente difficile, spero davvero che non ti abbiano distrutto casa stanotte." disse lui ridendo.
"Stanotte? Di che parli mio buon amico?" chiese Stolas confuso. Alastor spalancò gli occhi.
"Emily mi ha detto che stanotte avrebbe dormito da voi." disse lui girandosi verso l'amico.
"Ma anche Octavia mi ha detto che..." i due si guardarono scioccati.
"Ti prego, dimmi che non hai lasciato il tuo Grimorio incustodito." disse Alastor sapendo già la risposta.
"Eheh." rise imbarazzato Stolas.
"Ma che diavolo..."

Emily passeggiava per le strade di quella città seguita dalle sue due migliori amiche: Loona e Octavia. Le tre indossavano il loro travestimento umano per camuffarsi tra la gente di quelle vie. La ragazza guidava le altre due in una direzione ben specifica: la discoteca più popolare di Portland.
"Tu sei sicura che non finiremo nei guai per questo..?" chiese Octavia titubante.
"Oh, non preoccuparti Via, nessuno sospetta di nulla." disse Emily alzando le spalle.
"Pensavo ti fosse piaciuta la nostra gita a Dubai della settimana scorsa." disse freddamente Loona.
"Infatti è così, ora che Blitzø ha messo in pausa i suoi affari per restaurare l'ufficio abbiamo più libertà, so che sarebbe un peccato non approfittarne ma..." rispose lei leggermente in ansia.
"Via, ti posso garantire che non ci scopriranno, abbiamo un alibi di ferro!" rise Emily spostandosi i capelli castano chiaro di lato, quella ragazza era la perfetta fusione dei suoi genitori sia fisicamente che caratterialmente: era dolce, empatica e testarda come la madre ma anche fredda, intelligente e frivola come il padre. I suoi occhi simili al ghiaccio polare, come quelli della madre, avevano delle piccole striature rossastre, come quelli del padre. I suoi capelli erano lunghi e quasi indomabili, portando molte volte la ragazza a tagliarseli. Una cosa che Emily non sopportava erano le orecchie da cervo e le corna che facevano capolino dai suoi capelli, entrambe caratteristiche di suo padre, ma ciò che non sopportava di più era quando gli altri provavano a toccarle o quando facevano dei commenti poco ortodossi sulla sua coda.
"E poi." disse lei girandosi verso le altre "Con questo aspetto sarà impossibile riconoscerci." concluse lei sorridendo beffardamente.
"Cerchiamo di arrivare in questo posto in fretta, ho parecchia sete." rispose Loona.
"Concordo, non vedo l'ora di sbronzarmi con qualche drink umano." rise Emily riprendendo la marcia.

Chaos Theory. (Hello, My Dear SEQUEL)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora