Chaos Theory. (Hello, My Dear SEQUEL)

Capitolo 17: Tentazione.

Emily sentì un brivido attraversarle la schiena mentre il portale si chiudeva dietro di lei con un sussurro. Si ritrovò in un luogo del tutto estraneo, completamente diverso dai boschi sereni che aveva appena lasciato. L'aria era densa, umida e carica di un odore acre, come se la terra stessa stesse marcendo. Attorno a lei si ergevano alberi antichi e nodosi, le cui foglie appassite pendevano come tende strappate, creando ombre lunghe e spettrali che si allungavano sul terreno ricoperto di fango.

Ogni suo passo affondava leggermente nel terreno molle, e un suono sordo accompagnava ogni movimento, come se qualcosa di antico e dimenticato stesse emergendo dalla palude sotto i suoi piedi. Emily sentiva un crescente senso di inquietudine, un'angoscia che le stringeva il petto ogni volta che alzava lo sguardo e incontrava i rami scheletrici sopra di lei, simili a dita che cercavano di afferrarla.

L'unica luce che riusciva a filtrare tra le fronde era quella della luna, pallida e opprimente, che gettava un bagliore innaturale sul paesaggio, accentuando l'atmosfera spettrale del luogo. Il silenzio era rotto solo dal gocciolio dell'acqua che scivolava dalle foglie morenti e dal fruscio di creature invisibili che si nascondevano nell'ombra.

Emily cercava di mantenere la calma, ma ogni fibra del suo essere le diceva che quel luogo era sbagliato, che non doveva essere lì. Il senso di colpa che aveva provato prima di attraversare il portale era ora sostituito da un terrore primordiale, un sussurro nella sua mente che la avvertiva di non proseguire. Tuttavia, qualcosa di altrettanto potente la spingeva avanti, come se fosse chiamata da una forza invisibile e inarrestabile.

Improvvisamente, il suolo sotto di lei si fece più solido, meno paludoso, e il fango lasciò il posto a un terreno coperto da un tappeto di foglie secche. Gli alberi si fecero più grandi e maestosi, ma allo stesso tempo, le loro forme diventavano sempre più contorte, come se fossero stati torturati da secoli di sofferenza. Le radici degli alberi si intrecciavano in nodi impossibili, e le loro cortecce erano solcate da antiche cicatrici, testimonianza di un dolore che si estendeva oltre il tempo.

Emily si fermò improvvisamente, il respiro mozzato, quando si trovò di fronte a una radura. Al centro di essa, un albero torreggiava sugli altri, la sua presenza dominava il paesaggio con un'aura sinistra. Le sue foglie erano nere come la notte, e il tronco era coperto da una corteccia che sembrava quasi pulsare di vita propria. Ma ciò che attirò davvero l'attenzione di Emily furono i frutti che pendevano dai suoi rami: mele di un rosso intenso, brillanti e perfettamente sferiche, che sembravano quasi emanare una luce propria.

Il cuore di Emily accelerò mentre un ricordo antico e dimenticato affiorava nella sua mente, come se fosse stato impresso in qualche parte recondita della sua anima. Questo era il Giardino Perduto, l'origine del peccato originale, il luogo dove tutto ebbe inizio. Ma questo non era il paradiso terrestre che veniva descritto nei racconti; era un luogo corrotto, avvolto in un'aura di disperazione e peccato, come se la macchia del primo errore avesse contaminato tutto ciò che lo circondava.

Una voce sussurrò nella sua mente, la stessa che l'aveva chiamata nel cuore della notte. "Benvenuta, Emily. Sei giunta al cuore della caduta, al luogo dove il peccato ha preso radice."

Emily si guardò intorno, cercando l'origine di quella voce, ma non vide nessuno. Il terrore la prese, ma al tempo stesso, una curiosità morbosa la spinse a fare un passo avanti. Cosa avrebbe trovato qui? Quale verità nascosta attendeva di essere rivelata?

"Chi sei?" chiese Emily, la sua voce tremante mentre cercava di mantenere la calma.

"Non importa chi sono," rispose la voce, con un tono quasi gentile, ma intriso di un male antico. "Ciò che importa è ciò che potresti diventare. Questo è il luogo dove il primo peccato ha preso forma, e tu sei qui per scoprirne il vero potere."