part.1

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Una luce di colore rosso invadeva tutto intorno a lui.
Un respiro profondo, quasi un sospiro. Dopo quello, un altro. E poi un altro ancora.
Era sicuro di poter sentire i suoi stessi respiri ed il proprio battito cardiaco, che andava accelerando. Iniziò dunque a seguire quei suoni che, da soffusi, si facevano sempre sempre più nitidi e ravvicinati, fino a riportarlo a galla dalla confusione che si annidava dentro la sua testa.

Spalancò gli occhi con un sussulto, ma nulla, non incontrò altro che la stessa profonda oscurità che lo aveva accompagnato fino a quel momento. La testa girava, la mente annebbiata, uno strano retrogusto amaro in bocca; la paura si stava facendo velocemente strada nel suo corpo.
Si schiarì la gola, forzando se stesso a mantenere un briciolo di calma e, per la prima volta, realizzò che non si poteva muovere. L'intero suo corpo era avvolto da qualcosa di duro, freddo e, a giudicare dal suono che faceva ogni volta che provava a girarsi, metallico. Delle catene? Ma che cazzo??

Mentre riprendeva gradualmente il controllo del suo corpo e della sua mente, iniziò ad esaminare come poteva ciò che lo circondava.
Era sdraiato su quello che sembrava un letto, il materasso duro, ma i molti cuscini che aveva riposti sotto alla testa erano soffici. Nessun suono poteva essere udito, all'infuori di quelli che provenivano dal ragazzo stesso. Sbattendo ripetutamente le palpebre poteva sentire qualcosa strofinare le sue ciglia, ripeté tale movimento un altro paio di volte per averne la conferma: la sua vista era bloccata da una benda.
Bene, almeno non era diventato cieco, uh?

Il panico ricominciò a scorrere rapido nelle sue vene nel momento in cui si accorse di non essere solo.
Un rumore di passi, di quel terribile cigolio su un vecchio parquet consumato, accompagnato, come se non bastasse, dal pungente suono di catene, proprio come le sue, che sbattevano tra di loro e venivano trascinate a terra.
"Oh, ma stiamo scherzando?? Mi sembra di essere finito in un fottuto film dell'orrore." pensó il ragazzo, e forse, con una buona dose di fortuna, sarebbe stato così. Forse era tutto uno stupido scherzo un po' troppo sfuggito di mano.

Prese a sfregare la testa contro i cuscini, nel disperato tentativo di liberarsi da quella dannata costrizione che non gli permetteva di vedere. Nel fare ciò anche il suo intero corpo si muoveva freneticamente, tirando e spingendo le catene, ogni fibra del suo organismo voleva solamente liberarsi e correre via.
D'improvviso percepì il materasso affondare sotto i suoi piedi, chiaro segno che la presenza nella stanza si era ora spostata sul letto. I movimenti del ragazzo divennero più rapidi e confusionari, iniziò a sudare, e respirare sembrava ogni secondo più difficile.
Non poteva essere unicamente frutto della paura, qualsiasi cosa gli avessero dato per fargli perdere i sensi doveva avere ancora qualche effetto residuo, la testa prese a girare di nuovo.

Finalmente, per fortuna, il ragazzo riuscì nell'impresa di togliersi la benda ma, con suo dispiacere, la stanza era comunque buia.
Poteva identificare soltanto i contorni di qualche figura sfocata, come quella che torreggiava ai suoi piedi: sembrava essere un ragazzo, non molto alto, in piedi dinnanzi a lui. Si fissarono per qualche secondo, l'unica parte del viso che entrambi potevano identificare erano gli occhi l'uno dell'altro, che risaltavano nell'oscurità della stanza.
Aveva ancora parte delle catene avvolte attorno al corpo, specialmente al torso ed all mano sinistra, le gambe, invece, libere di camminare.

Doveva essersi ritrovato nella sua stessa situazione, ipotizzò, ma non ebbe il tempo di finire il proprio ragionamento che l'altro gli poggiò un piede, avvolto da un pesante scarpone, al centro del petto ed iniziò a fare pressione. L'adrenalina salì di nuovo nel corpo torturato del ragazzo, che riprese a sbattersi nel tentativo di liberarsi da quel peso. Respirare era, ancora una volta, un'ardua impresa e, più i secondi passavano, più il peso sul suo corpo ed i suoi polmoni aumentava.
La testa del ragazzo si reclinò di lato e poi indietro, gli occhi serrati, in disperata ricerca di aria, che continuava imperterrita ad uscire dalle sue labbra in affannati sospiri.
<<Che-... Che diamine v-vuoi... Da me?>>
Se respirare era difficile, parlare lo era ancora di più. Gli ci volle tutta la forza che aveva rimasta in corpo per sputare fuori qualche disconnesso sussurro.

RED LIGHTS - [b.ch × h.hj]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora