part.5

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<<Ma che cazzo..?>>
Il più alto sputò fuori sorpreso. 
<<È quasi come se la casa non volesse lasciarci andare. Se questo può significare qualcosa, è di sicuro qualcosa d'importante. - Constatò Chan, riferito anche agli strani tremolii che l'intera struttura aveva avuto più volte.- Ma non sembra esserci modo di entrare...>>
Fu Hyunjin a prendere parola in seguito, il quale era rimasto per tutto il tempo in silenzio ad analizzare la stanza.
<<In realtà... Dagli scatoloni allo scaffale, sulla conduttura e sfruttando quel davanzale... Penso che avremmo una possibilità.>>

<<Come? Siamo entrambi deboli... Vuoi sul serio rischiare tanto?>>
<<"Voglio" no, ma è l'unico modo che abbiamo a quanto pare. Ed ho detto "una possibilità" perché solo una ne abbiamo. I laser potrebbero essere collegati alle bombe, o a chissà cos'altro in questa stupida trappola mortale.>>
<<Mh... -Chan riconobbe la veridicità delle parole del compagno.- Va bene, andiamocene da qui. Però prima... Hyunjin...>>

Il biondo lo aveva fatto voltare verso di sé, ammirandolo per qualche secondo, prima di avvicinarsi alle sue labbra ma venne fermato dalla mano del ragazzo sulla sua bocca.
<<Shh, no. Niente addii, ultimi baci o stronzate del genere. Se proprio vuoi dirmi qualcosa lo farai quando saremo fuori da qui, intesi?>>
La ritrovata risolutezza del compagno fece venire gli occhi lucidi al biondo, il quale si limitò a sorridere prima di annuire.

Il primo ad andare fu Hyunjin. Con un po' di fatica per evitare i laser, riuscì a posizionare un piede su di una pila di scatoloni non molto distanti dalla porta, lentamente vi spostò sopra il peso per constatare se avrebbero retto: non molto stabile, ma poteva andare.
Da lì prese ad analizzare lo scaffale di ferro posto sullo stesso lato della stanza, distante forse un metro. Si sporse fino a raggiungere con la mano il bordo, al quale si aggrappò per poi poggiare un piede su una delle mensole rialzate rispetto al suolo, così da non incorrere nel pericolo di far saltare i laser. Prese a camminare lungo tutti gli scaffali fino a raggiungere la parete opposta alla porta.

Chan, che fino a quel momento aveva aspettato che il moro si muovesse, non volendo esercitare troppa pressione sugli scatoloni di cartone, seguí le azioni del ragazzo.
Lo scaffale prese a dondolare di poco sotto il peso di entrambi, cosa che li fece allarmare: Hyunjin non aveva più molto tempo per pensare. Prese un bel respiro e saltò, dal pianale fino ad una conduttura metallica, che correva lungo tutta la parete, distante un paio di metri.

La tastò con i piedi un paio di volte, prima di rivolgersi al ragazzo dietro di lui.
<<Questa sembra stabile abbastanza da reggere entrambi.>>
Dichiarò prima di sdraiarsi su di essa per scivolare sotto ai laser posti molto bassi. Sussultò appena nel momento in cui l'altro atterrò con un salto sulla stessa struttura metallica.
Arrivato verso la fine si tirò in piedi, osservando il davanzale della grande finestra di fronte a lui, per loro fortuna posta esattamente accanto al contatore della corrente; era l'ultimo salto.

Sporse una gamba in avanti, alto com'era, arrivando a toccare con un piede la superficie di marmo sulla quale spostò in seguito il proprio corpo. Sospirò di sollievo: ce l'aveva fatta.
In fretta aprì il pannello, ritrovandolo pieno di cavi confusi che gli fecero produrre un verso di scoraggiamento.

<<Che succede?>>
Domandò preoccupato Chan, il quale si stava in quel momento sdraiando sulla conduttura per raggiungere l'altro.
<<Ci sono più cavi di quello che dovrebbe, e non capisco quale sia cosa...>>
In seguito a quelle parole Hyunjin prese a muovere i fili con le mani, per cercare di venire a capo di quella matassa, ma un'improvvisa scarica elettrica colpì il suo corpo, facendolo sbilanciare all'indietro.

Perse l'equilibrio ed il suo corpo, rigido, cominciò a cadere di schiena dal sottile davanzale su cui era posto.
Il biondo, che aveva udito l'urlo sorpreso misto a dolore del ragazzo, si girò di schiena, sdraiato sulla fine della conduttura, e stese le braccia giusto in tempo per posarle dietro la schiena dell'altro, evitandogli di cadere. Rimasero fermi in quella posizione, Bangchan sdraiato che sosteneva la schiena di Hyunjin con le braccia tese, e quest'ultimo con i piedi sul davanzale, la schiena appoggiata alle mani del biondo e le braccia protese in avanti, mossa istintiva per andare a cercare un qualche sostegno mentre si cade.
I lunghi capelli del moro ondeggiarono nell'azione, e per poco non andarono a sfiorare uno dei laser.

RED LIGHTS - [b.ch × h.hj]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora