È successo un martedì di settembre. C'era il sole, era caldo, era una bella giornata di fine estate.
Non stavi bene, non riuscivi più ad alzarti da solo, nemmeno per andare a bere: te la portavamo noi la ciotola dell'acqua, te la posavamo tra le zampe e poi ti asciugavamo il muso, perché hai sempre bevuto come un elefante e sbavavi dappertutto.
Abbiamo chiamato la veterinaria per avere un suo parere, perché, anche se sapevamo già quale sarebbe stato il verdetto, un briciolo di speranza ce l'avevamo: magari conosceva una qualche medicina miracolosa che ti avrebbe fatto stare meglio e ti avrebbe permesso di restare con noi ancora un po'.
Le abbiamo chiesto di venire a casa, perché portarti in macchina fino in ambulatorio era impensabile. Intanto che aspettavamo, ti abbiamo dato da bere, ti abbiamo fatto mangiare i tuoi biscotti preferiti (perché l'appetito non ti è mai mancato) e ti abbiamo spazzolato. Ti piaceva farti spazzolare. Hai scodinzolato stancamente e ti sei rimesso a dormire, come a dire "Grazie ragazzi, ma adesso sono stanco, lasciatemi un po' stare".
Quando è arrivata la veterinaria, le hai abbaiato perché "oh, che ci fa questa a casa mia?", ma poi le hai scodinzolato perché ti sono sempre piaciute tutte le persone. Lei ti ha visitato, ci ha guardato e ci ha detto quello che già sapevamo ma che speravamo di evitare ancora per un po'.
Le abbiamo detto che volevamo che tu non soffrissi più.
Ci siamo seduti vicino a te e ti abbiamo accarezzato mentre ti faceva l'iniezione. Hai alzato la testa e mi hai annusato i pantaloni e poi ti sei rimesso giù. Ti ho accarezzato per tutto il tempo e ho pianto, tanto, perché te ne stavi andando e non avrei avuto mai più un amico così. Ho pensato a tutti i momenti belli, alle vacanze passate sempre insieme, a tutti i posti in cui siamo stati, alle lunghe passeggiate fatte; ma ho pensato anche a tutti i momenti in cui avremmo potuto stare insieme e io avevo da fare, a tutte le carezze mancate che avrei potuto darti. Chissà perché, anche se si è fatto tutto quello che si poteva, si pensa sempre di non aver fatto abbastanza.
Adesso non ci sei più e mi manchi tanto. Spero che tu esista da qualche altra parte, in un paradiso o tra le stelle. E spero di ritrovarti, per darti tutte quelle carezze mancate.
Ti porto nel cuore, per sempre.
Ciao Max.
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Pillole di Fra
RandomQuotidianità, pensieri e riflessioni della sottoscritta, raccontate in strisce attraverso la mia alter ego Fra.