Io ti odio Giovanni Pietro Damian' continuava a sussurare fra sé e sé Evandro che aveva subito letto le indicazioni dell'amico e si era apprestato a uscire.
Il problema più grande era che chiaramente dal momento della foto la macchina si era spostata e ora stava girando i vicoletti della sua città natale alla ricerca della targa. Dopo quaranta minuti di giri finalmente la trovò, parcheggiata sotto a un vecchio palazzo. Si rese conto del fatto che ora doveva anche mettersi ad aspettare che qualcuno tornasse nella vettura. Si sedette su una panchina poco distante, si accese una sigaretta e poi si mise a giocare al solitario sul telefono. Passò un bel po' prima che qualcuno diede segni di vita intorno a quell'auto. Due uomini e una donna uscirono dal portone, loro erano vestiti di tutto punto, lei in modo succinto e sembrava anche che avesse appena finito una sveltina. Evandro fingendosi incurante si rimise in macchina prendendo la parallela alla loro strada, tanto sapeva che li avrebbe ripresi. Si ritrovò molto vicino al luogo dove l'altra sera era venuto per Giulia. Varie idee si stavano formando nella sua testa, ma ora si doveva concentrare solo a capire di cosa realmente si trattasse. Vide la donna uscire dalla macchina, aspettare che la macchina se ne andasse e mettersi seduta a fumare una sigaretta.
'Ei scusa non è che ne avresti una anche per me?' Si avvicinò a lei constatando che fosse molto più grande di lui.
'Certo ragazzino, prendi, ma poi mi devi raccontare perché ci hai seguito tutto il tempo' la donna lo sorprese, e ora lui doveva inventarsi qualcosa.
'Mi sono innamorato di una ragazza, vive al piano di sopra di quel locale. Non so come rincontrarla, ma credo che lavoriate insieme' affermò Evandro fingendosi anche un po' imbarazzato.
'Innamorato addirittura ahaha, e chi è lei? Ce ne vivono di ragazze in quel piano lì'
'È bionda, ha gli occhi chiari ed è molto magra' cercò di fare quanto più poteva il vago.
'Mi sa che parli di Chiaretta, beh si in molti si innamorano di lei, è bellissima'
'Già' si senti di dire lui, senza mentire però sta volta.
'Te lo dico ragazzi', perché mi sembri carino, domani sera vieni al locale e fatti portare giù da Daniele, digli che lo sai per Viviana' la donna si alzò e gli diede la mano per presentarsi.
'Però una cosa, non te mette in mezzo ai casini di quel posto perché la vuoi salva' capito? Là dentro per nessuna di noi ci sta una strada' e con questo la donna gli sorrise e se ne andò proprio verso il locale.
'Non glielo di a Chiara che la sto cercando se no mi prende per pazzo.' Le urlò da dietro e lei si limitò a girarsi e fargli un ok con la mano.
La sera successiva Evandro si stava avviando in quel luogo con le idee già ben chiare, non ci voleva un genio come stessero le cose, la prova più esplicita era già il fatto che la donna gli avesse confermato che Chiara lavorasse con lei, ma sapeva che gli servivano delle prove e doveva vedere con i suoi occhi Giulia in quel posto per esserne assolutamente certo.
Entrò nel locale un po' spaesato e si avvicinò al bancone.
'Salve starei cercando un certo Daniele' Chiese titubante.
'Seh mo te lo chiamo. Danie'?! Vieni qua!' Un minuto dopo Evandro si ritrovò faccia a faccia con questo Daniele che lo guardava un po' divertito, probabilmente era il cliente meno comune che avesse mai visto.
'La mia amica Viviana mi ha invitato qui sta sera, mi ha detto di chiedere a te'
'Tu con Viviana?! Ahaha non mi sembravi il tipo, ma vabbe dai andiamo te porto giù.
Passarono attraverso la porta nascosta e scesero le scale ritrovandosi nella parte segreta del locale.
Varie luci soffuse illuminavano l'ambiente, concentrate soprattutto sul palchetto all'altra estremità dell'entrata.
'Vai accomodati a un tavolino' Daniele gli fece un occhiolino e poi si dileguò tra la folla.
Evandro si guardò intorno molti uomini, incravattati, erano seduti nei tavolini del locale, si sentiva un pesce fuor d'acqua. Si sistemò nel posto più nascosto di tutti e attese che qualcuno comparisse sul quel dannato palchetto, così che potesse andarsene, quel posto lo nauseava.
Sentii dei fischi e degli applausi e alzò gli occhi, Giulia e Chiara erano appena entrate in scena, tremendamente belle, iniziando lo spettacolo. Evandro rimase scioccato dal vedere la sua amica Giulia ballare in quel modo, la stessa che si nascondeva sempre dietro la spalla di Giovanni quando rideva troppo davanti a uno sconosciuto.
Tremolante e terrorizzato dal farsi beccare Evandro scattò delle foto. Attese poi che lo spettacolo delle due terminasse e l'entrata in scena di Viviana per sentirsi autorizzato ad andarsene.
L'adrenalina era a due mila mentre risaliva le scalette del posto e filava via sotto lo sguardo di Daniele. Aveva per le mani delle prove inconfutabili di un'attività illecita e non osava immaginare come Giovanni avrebbe reagito alla cosa. Aspettò di tornare a casa prima di inviargli il materiale e aspettare di vederlo.
Giovanni dopo essere tornati in camera, aveva di gran lunga ignorato il cellulare, aver trovato quel nuovo tipo di rapporto con Giulia lo aveva totalmente fatto dimenticare di cosa esistesse al di fuori di lui e lei in quelle quattro mura.
Se l'era sistemata per bene sul petto, stretta forte e lasciato dei baci sulla testa, finché non l'aveva sentita addormentarsi.
Il mattino dopo, si stava svegliando con dei baci candidi sul viso e non aveva la minima intenzione di farla andare via, così sorrise come un ebete e rafforzò la presa sulla sua vita.
'Gio, devo andare dai' ridacchiò lei, felice nel vederlo così.
'No' si limitò a rispondere.
'Giovanni'
'Un altro po'' sbuffò quando non sentii più le labbra di Giulia poggiarsi sul suo viso.
Lei rise e lo accontentò, rivolgendosi però alle sue labbra. A questo punto la ballerina riusci a sguisciare via dal letto per correre verso la camera della madre, ridendo per i suoi lamenti.
Solo in quel momento Giovanni riprese il suo cellulare, pensando di mandare un messaggio a sua sorella per chiederle come stessero. Si trovò davanti tutti quei messaggi e chiamate di Evandro e si ricordò di come lo aveva lasciato due giorni prima.
Di fronte alla foto di Giulia seminuda su quel palco e la conferma di tutte le supposizioni che avevano prese piede nella sua testa, si sentii girare la testa e la nausea salirgli per tutte le consapevolezze che gli arrivarono in quel momento.
Si alzò in fretta e furia dal letto recuperando le sue cose e vestendosi rapido. Uscì dalla stanza e sentiva già il sangue pulsargli nelle vene, ma quello non era proprio il momento adatto, in casa sua, con Susi a due metri da lì.
'Giulia devo correre in studio' disse bussando alla porta, dirigendosi poi subito verso l'ingresso.
'Gio, ma non sai nemmeno se sei guarito' Giulia spuntò dalla stanza intimorita.
'Sto bene, devo andare ora' si girò a guardarla e quasi non ci credeva che quell'esserino dolcissimo che aveva di fronte in quel momento, potesse essere invischiata in quel tipo di mondo, un altro moto di nausea gli parti nello stomaco e corse via da quel luogo, lasciando Giulia nel limbo più totale. Appena chiusa la porta la ragazza cominciò a far partire le paranoie e tutte portavano a una cosa sola: si è pentito di avermi baciato, facendola sprofondare nell'ansia più assoluta.
Giovanni intanto aveva cominciato a correre quanto più lontano possibile, sentendo la gola bruciargli. Arrivò a casa di Evandro e salì in pochi secondi.
'Devi dirmi tutto' sentenziò di fronte all'amico appena sveglio.
L'amico gli raccontò per filo e per segno tutto quello che aveva visto.
'Ma secondo te quando le mandano in macchina è per fare quell'altra cosa?' Sussurò il riccio con occhi vuoti e mente scioccata.
'Penso di sì'
'Quindi Giulia quella sera...lei era...l'hanno drogata per, per usarla' sussurò ancora più basso Giovanni, incredulo. Negli occhi di Evandro non trovò altra spiegazione e lì dovette correre in bagno a dare di stomaco. Era indescrivibile ciò che stava provando. Il pensiero di Giulia venduta, osservata, toccata, forzata a fare sesso da qualche uomo gli aveva procurato un groviglio nello stomaco. Inoltre il senso di colpa per non aver fatto nulla in quell'anno, di essere stato così poco presente e non essersene accorto lo faceva infuriare ancora di più.
'Giova' capisco ciò che provi, ma capisci della portata delle cose che abbiamo fra le mani, non si tratta solo di Giulia, sta roba è illegale, dovremmo denunciarli' disse convinto Evandro dopo avergli preparato una bevanda calda.
'Hai ragione ma, ma prima devo parlarle, per forza Eva', prima io, poi ci occupiamo del resto'
'E come pensi di incastrarla? Tu non puoi di certo entrare lì dentro'
'Una mezza idea la ho' sospirò Giovanni mettendosi le mani fra i ricci.
Giulia intanto per smorzare la tensione era andata a casa di Chiara, per condividere con l'amica ciò che era successo.
'Secondo te che dovrei fare?'
'Non lo so Giulietta, davvero, è strano il comportamento, non è da Sangio, almeno per come me lo hai sempre descritto tu. Magari doveva veramente solo correre in studio ed era cosi strano perché c'era stata un' emergenza lì' provò a rassicurarla la bionda.
'Boh si forse'
'Prova a scrivergli no?'
'Non pensi che risulterei accollosa?'
'Mah no, in fondo è solo un messaggio, se è la persona che conosci tu, allora anche se è in un brutto momento sono sicura che gli farà piacere, anche se magari non ti risponde subito'
Così detto fatto Giulia provò a contattarlo, rimanendo un po' delusa dal fatto che l'avesse totalmente ignorata. In fondo pensava che anche lui fosse interessato ad affrontare l'argomento bacio, era legittimo da parte sua essersi stranita per quel comportamento. Rimase con quella brutta sensazione addosso fino all'inizio del suo turno. Si erano preparate insieme lei e Chiara e poi erano scese rapide per evitare di fare tardi, tutto voleva meno che andare in scena, avrebbe di gran lunga preferito andare a cercarlo.
Come sempre iniziò il suo turno, ma Daniele la richiamò tra i tavolini solo dopo venti minuti. Impaurendosi per quell'insolito richiamo si diresse verso di lui.
'Mi serve che vai da un uomo sta sera' disse tutto serio.
'Daniele, non ho la minima intenzione di rifarlo!'
'E invece mi sa proprio che lo farai Giulietta, quest'uomo ci da il triplo di quello che abbiamo chiesto, solo per te, quindi ora tu prendi e fili in quella macchina' Daniele mentre le spiegava la situazione, l'aveva presa per un orecchio trascinandola con sé, fino all'uscita della sala nascosta. Senza darle possibilità di ribattere la spintonò poi verso la macchina infilandola dentro. Giulia si sentii un oggetto in quel momento, come mai prima d'ora. Una silenziosa lacrima le scese dal viso, prima che si ricordasse cosa stava andando a fare. Aveva paura, l'ultima volta che si era lamentata l'uomo l'aveva drogata ed era stato orribile, ma non era sicura che ce l'avrebbe fatta, a reggere lucidamente. L'ansia cominciò a impossessarsi di lei, tanto che pensò quasi di buttarsi fuori dall'auto, ma notò subito che le portiere erano bloccate.
Ingoio il groppo che le si era creato in gola e scese dalla macchina accompagnata dall'autista.
'Ti aspetto quando hai finito' la intimò a cominciare ad andare.
Giulia entrò in un palazzo che le ricordava qualcosa, forse ci era già stata, ma non ne era certa. Salì le scale andando al piano che le avevano indicato. Suonò al campanello con le gambe tremolanti, ma nessuno avrebbe mai potuto prepararla a ciò che stava per succedere.
In meno di due secondi si ritrovò Giovanni ad aprirle porta e a trascinarla dentro.
'Ma cos?' Riuscì solo a dire.
Una volta chiusa la porta dietro di loro, Giovanni non le tolse le mani dai polsi e rimase a fissarla come incredulo che fosse realmente lì con lui, cosa che anche Giulia ricambiava.
'Ma che sta succedendo?' Sussurò lei, provando ad allontanarsi.
'Spiegamelo tu' disse lui amaro, lasciandole i polsi, per poi dirigersi in un altra stanza, chiaramente nervoso.
'Dove siamo?'
'A casa di Evandro, che non ti ricordi più?'
Giulia lo raggiunse nell'altra camera, sentendosi infinamente piccola e fragile.
Giovanni era piegato sulle braccia, poggiate su un tavolo. Si girò con la testa a guardarla e poi rise in maniera isterica.
'Cazzo Giulia, la puttana? Come cazzo ci sei finita? Cosa hai combinato? Perché?'
Lei cominciò a sentire il suo cuore frantumarsi e la sua mente non ascoltata.
'Tu...tu... sei Giulia, hai fatto sesso con un tuo amico gay solo per provare e ora fai questo? Mi dici che logica ha? Tu sei diversa da così, cos'è volevi i soldi facili? Ma poi come hai fatto? Dove hai il cazzo di coraggio di tornare a casa ogni sera da tua madre? Dove hai la forza di venire da me e baciarmi?' Giovanni aveva continuato la sua predica, infilandosi le mani fra i capelli.
'Voglio andare via' sussurò lei con le lacrime che le scendevano dagli occhi, spostandosi piano da dove era venuta.
'Non ci pensare proprio' la bloccò subito.
'Non fare la bambina, se hai le palle di fare tutto quello che stai facendo, le hai anche per affrontare me povero scemo' rincarò la dose il riccio.
Giulia però rimase in silenzio sotto gli occhi gelidi di lui, che solo quella mattina aveva placidamente aspettato si aprissero, nel suo letto, abbracciati.
'Cosa direbbe tuo padre?' Sussurò lui, mentre la guardava.
Giulia sentii il cuore spaccarsi a metà e la rabbia prendere piede nella sua voce.
'Non ti permettere di metterlo in mezzo. Se sto facendo tutto questo è stato per lui, per mamma e per costruirci qualcosa di solido, chiaro?'
'Come fai a pensare che sia ok? Come?'
'Ma pensi che a me piaccia? Credi che mi diverta? Lo odio, lo odio da morire e odio me stessa mentre sono così, ma cosa dovevo fare? Servono i soldi per le cure, per andare avanti, per tutto, credi che possa fare qualsiasi lavoretto normale? E poi dietro a mamma chi ci sta? Nessuno! Nessuno! Sono sola come un cane Giovanni e tu non puoi giudicarmi perché non sai come ci si sente, non lo sai io come sto!'
'Perché non hai chiesto aiuto? A me, se tu ti fossi fatta sentire'
'Se mi fossi fatta sentire? Giovanni ho perso mio padre, il mio papà, ma come volevi che potessi stare eh? Come pensi che sto ogni giorno? Male, sto male e adesso fammi andare via'
'No'
'Perché? Se ti faccio così schifo, cancellami della tua vita'
'Non posso farlo Giulia, le emozioni non si comandano con un pulsante, o almeno le mie non fanno così. È che io ancora non ci credo, non ce la faccio e...e poi non mi fai schifo, nonostante tutto se io adesso ti guardo vedo Giulia, la mia Giulia' man mano che parlava Giovanni aveva abbassato la voce.
'Io sono lei, sono sempre la stessa' rispose cominciando a vedere il suo solito ricciolino che stava cominciando cominciando tranquillizarsi.
'Questo però non è vero, sei anche diversa. Se mi metto a pensare agli uomini che ti hanno guardata, al porco che ti ha ridotta in quel modo, io, io mi sento esplodere, non so come gestirla, non so come accettarla e non so se sono in grado di riuscirci' Giovanni abbassò gli occhi e si riallontanò da lei, con due lacrime che gli coprivano le guance.
'Non posso perdere anche te' sussurò lei asciugandogli il viso.
'Giu a me dispiace davvero tanto per tuo padre, sono mortificato e non sai quanto i sensi di colpa mi mangeranno vivo per non esserti stato vicino come avrei voluto, ma, ma insomma è una cosa illegale, quel Daniele è un viscido e ho veramente veramente difficoltà a pensarti in quel contesto' questo discorso già le sembrava più razionale e propenso all'ascolto e nonostante le parole di prima l'avessero scossa, cercò di comprenderlo.
'Perché non smetti? Ti aiuto io con le cure e con il resto, ho tantissimi soldi che spendo per cazzate inutili'
'Giovanni questo non posso accettarlo, non potrei mai e poi non lavoro solo per questo, c'è un progetto personale a cui sto lavorando e per costruirlo devo lavorare' Giulia sorrise teneramente rivelando il suo piccolo grande segreto, per la prima volta a qualcuno che non fosse Chiara.
'Di che parli?' Chiese lui confuso.
'Se ti va, posso fartelo vedere, però dobbiamo uscire di qui e non farci vedere dall'autista qui fuori, lui mi riporta al locale' spiegò Giulia, asciugandosi ancora gli occhi. Giovanni la guardò per qualche secondo, non sapeva che fare, era impaurito dalla persona che aveva davanti, ma anche come al solito, estremamente attratto. Pensò che lei lo aveva perdonato nonostante tutto, ora toccava a lui provare a capire.
'Ci penso io' le disse per poi portarle una felpa e farle raggiungere le scale anti incendio dalla finestra.
'Vieni dai' le offrì una mano per aiutarla e quando le loro dita si sfiorarono gli venne quasi da piangere per l'emozione che si sentiva ancora addosso quando la toccava.
La vedeva palesemente impaurita da essere scoperta e pote solo ipotizzare come trattassero le loro dipendenti in quel postaccio.
'Dimmi dove devo andare' le disse mentre salivano sul solito motorino.
Giulia si sentiva quasi normale a sfrecciare tra i platani di Roma in sella al motorino.
Si avvicinarono molto a casa sua, tanto che Giovanni le disse 'Potevi dirmi semplicemente che andavamo da te la so la strada'
'Non stiamo andando a casa mia'
Arrivarono di fronte a un locale in costruzione e Giovanni era quanto più confuso potesse essere.
'Cos'è questo posto?'
'È la mia scuola di danza e di musica' affermò lei con un sorriso fiero, portandolo ad entrare.
Era tutto ancora in fase di lavorazione, ma Giovanni pote intravedere degli specchi poggiati su un muro con vicino delle sbarre di danza classica.
'Vengo qui appena ho tempo e ci lavoro, tra qualche mese dovrebbe essere tutto pronto' spiegò lei.
'Questa è la sala danza, mentre di qua' e lo portò in un altro ambiente 'c'è la sala canto, qui ci saranno gli spogliatoi maschili, qui i femminili, e qui un piccolo angolo accoglienza/ritrovo' Giulia gli aveva fatto fare il tour e si vedeva quanto ci tenesse.
'Hai fatto tutto sola?' Chiese sbalordito.
'In parte, Chiara ogni tanto viene ad aiutarmi' spiegò lei rivolgendosi finalmente a lui.
'Tutta la mia vita è basata sulla danza e ogni giorno ballare mi manca come l'aria, dopo tutto quello che è successo ho capito che non potrò lasciare Roma per molto e quindi abbandonare la mia carriera, però posso ripartire da qui, da un posto tutto mio dove far sentire ragazzi e ragazze come noi a loro agio. Non voglio limitarmi a una scuola, voglio che sia un luogo di scambio, di cultura, di arte e purtroppo tutti gli altri lavori non me lo permettevano in tempi brevi e con l'aggiunta delle cure mediche di mamma. So che non è bello ciò che faccio e fidati, non vedo l'ora di poter andare via, ma quel lavoro mi serve. Non ti chiedo di capirmi, ma di provare a tollerarlo. So anche che hai bisogno di tempo per riflettere, non è una decisione che devi prendere subito, io posso aspettare, però prima di andare via vorrei baciarti' finì il suo discorso a pochi centimetri da lui e quando vide un lieve cenno con la testa da parte sua si permise di lasciare un bacio su quelle labbra tanto volute.
'Sono sempre io' gli sussurò prima di rischiare di approfondire di più e farlo pentire di qualcosa, si allontanò rapidamente e corse via da lì, sperando davvero di non averlo perso, Giulia chiamò un taxi e rifece il percorso al contrario, tornando poi dal suo autista, tenendo accidentalmente la felpa di lui indosso.
Si rannicchiò su se stessa in quella macchina, sola e ferita, ma con la speranza che lui potesse capire.
Giovanni era rimasto un po' lì, ripensando anche alle volte che aveva visto Giulia ballare, era un portento, l'essere più bello che avesse mai visto. Non aveva le gambe più alte, non faceva salti mortali, ma era l'unica che riusciva veramente a tenerti fisso con gli occhi su di lei. Non si era mai posto il problema di quanto le potesse mancare il suo lavoro, era un po' come se a lui toglievano la musica, non avrebbe più avuto la sua dimensione di esistenza.
Questo però non riusciva a cancellare la sensazione di fastidio nel saperla lavorare lì. Sapeva fosse una scelta volontaria, ma non poteva far a meno di non criticare lei che si era inserita in quel mondo, che era contro tutta una serie di valori che per lui erano troppo importanti. Non sopportava il fatto che sicuramente lavorassero in nero, non poteva sopportare i commenti che immagina si prendesse ogni sera, che i suoi datori di lavoro la trattassero come un oggetto, che fosse stata costretta a fare qualcosa che non voleva, che dovesse lavorare di notte, che dovesse tornare da sola, che non fosse protetta da nessuno.
Uscendo da quel luogo in costruzione si emozionò vedendo quanto Giulia potesse essere forte per fare ciò che le piaceva.
Era una forza della natura.
Gli ci volle la notte insonne per capire che in fondo in fondo per un pochino di tempo, quella roba lì la poteva anche tollerare, che intanto avrebbe trovato qualche altra proposta da farle, che in ogni caso il tempo passato distanti era stato troppo e che non voleva perdere altro tempo, che era deciso al voler provare l'inizio di una storia, di volerle insegnare cos'era l'amore vero, di come potesse essere bello il sesso tra due persone che si amano, voleva affrontare con lei ogni tipo di problema, scardinare una volta per tutte le sue insicurezze, tornare a essere un suo grande punto di riferimento.
Voleva amarla e lasciarsi libero di poterlo fare, finalmente.
La mattina dopo si era alzato dal letto e buttato sotto la doccia e senza aspettare ulteriormente le inviò un messaggio.
'Voglio vederti❤'.
Giulia in quel momento però era a casa di Chiara, richiamata dall'amica.
'Cos'è successo Chia?' Chiese la ballerina sospettosa.
'Dobbiamo andarcene' disse Chiara convinta.
'Cosa di che parli?'
La bionda le mostrò vari articoli di giornali e che qualcuno aveva denunciato un locale illecito nel centro di Roma. Le foto ritraevano proprio il loro e Giulia ci mise poco a capire che Giovanni in un modo o nell'altro era coinvolto. Mai avrebbe pensato che prima di parlarle si sarebbe rivolto alla polizia.
'Lo so che stai già pensando a Giovanni, ma ora dobbiamo trovare il modo di svignarcela, qui la situazione finisce male'
Le spiegò Chiara sempre più agitata.
'Ma che dici? Andare dove? Sai che ho mia madre qui'
'Giu o ce ne andiamo da sole o'
Proprio in quel momento bussò alla porta Daniele.
'Ragazze uscite di lì, dovete venire in un posto'
Chiara si terrorizzò, mentre Giulia cominciò a capire, se non se ne andavano da sole, sarebbero andate con loro e questo voleva dire prigionia e poca libertà.
'E mo?' Disse a bassa voce.
'È troppo tardi'
Daniele apri la porta con le chiavi che aveva.
'Mi avete sentito o no? Venite giù' le prese per un braccio e le spedì al piano di sotto.
'Ma cosa sta succedendo? Daniele sai che ho mia madre' esclamò la ballerina.
'Ci manderemo qualcuno, ma noi dobbiamo sparire per un po' di tempo'
'Daniele!' Il ragazzo le diede uno schiaffo per farla smettere.
Le mandò in un van e poi partirono verso una metà ignota.
Giovanni anche aveva saputo delle foto e si era cominciato a preoccupare, capendo subito che il suo amico Evandro non avesse proprio rispettato il patto di aspettare.
'Eva' cazzo è un casino. Ma non hai pensato al fatto che ora hanno del tempo per scappare? Giulia è sparita da più di tre ore' lo rimproverò appena riuscì, dopo aver raggiunto il locale, totalmente vuoto. Sicuramente lei penserà che sono stato io a diffondere le foto.
Giulia era sparita e lui era una popstar italiana che si stava per immischiarsi in un fatto di cronaca.
Stava chiamando la polizia intento a dare l'allarme sulla scomparsa di lei, mentre gli passava per la mente quella riflessione.
'Cazzo Falso mi ucciderà' sussurò.
'Però vaffanculo è Giulia'