2. How to rimorchiare ad Incheon

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Il bus fermò all'aereoporto di Incheon, la frenata d'arresto fu un po brusca e fu quella a costringermi a svegliarmi. Aprii gli occhi ancora assonnato, i miei arti erano intorpiditi dal viaggio ma almeno ero riuscito ad arrivare in città senza alcun problema. Gli ultimi passeggeri rimasti si alzarono all'unisono, tirarono in spalla i propri zaini e con andatura goffa si diressero all'uscita, spingendosi e rimbalzando fra loro di tanto in tanto.
Feci un profondo respiro appena rimasi da solo nell'autobus vuoto, i sedili che tanto sembravano comodi erano diventati una parte di me, il mio fonodschiena addormentato litigò un po prima di darsi una mossa ad alzarsi per scendere. Goffamente, rintontito, scesi i tre scalini e respirai a pieni polmoni l'aria inquinata di quella città nevrotica. Mi stiracchiai le braccia, feci scrocchiare un po di ossa ed infine mi sentii soddisfatto per procedere.
Quale sarebbe stata la mia prima tappa? A suggerirmelo fu lo stomaco, con un chiassoso brontolio che mi fece accorgere della fame indecente che provavao da ormai mezz'oretta.
"Ho capito, ora cerchiamo del cibo" gli risposi come se potesse sentirmi.
Salii in metro e dopo una ventina di minuti mi ritrovai al centro di Incheon, era sulla stessa grandezza di Seoul quella città ma non c'ero mai stato e per me sembrò il doppio più vasta. Mi guardai attorno abbastanza confuso, venendo spinto ogni tanto da qualche gentile persona che passava per di lì, alla fine mi arresi al flusso e camminai trasportato dalla gente. Feci così il mio giro turistico quel giorno, cercando di individuare dei bar abbastanza economici dove pranzare, alla meno peggio mi sarei ritrovato a mangiare i panini confezionati che avevo dietro.
Vagai senza trovare un posto che soddisfasse le mie esigenze, non trovai neppure degli stand di cibo per strada, niente di niente, altro che giornatona, qua sarei finito morto di fame.
Camminavo pensieroso, immaginando i buoni piatti di strada che si potevano trovare a Seoul, accusando quella città di non stare al passo coi tempi dei lavoratori, i quali usufruivano spesso dello street food nelle pause lavoro. I miei pensieri di frustazione avevano superato quelli di fame ed attenzione a ciò che mi circondava, portandomi a vagare come un anima in pena.
"Che cazzo stai facendo!?" Mi urlò ad una certa una voce chiara, non la visualizzai prima di uno spintone che mi fece sbattere contro il muro esterno di un palazzo, per poco non travolsi una madre con la figlia che passavano di lì. Abbassai gli occhi e scorsi un ragazzo accovacciato a terra, stava freneticamente colorando con una bomboletta sul pavimento, andando a coprire l'impronta che la mia scarpa aveva lasciato. Alzai il piede ed osservai la vernice rossa sotto la mia suola: quella merda non sarebbe andata via molto facilemte.
"Riesci a guardare dove cammini o per te fare due cose in sincro è un dilemma?" La voce si accanì di nuovo su di me, al che risposi a tono tornando affianco al ragazzo, sbilanciandogli il peso con una pedata sul fianco.
"Ahss, sei stato tu a spingermi in quel modo, dovrei essere io a chiederti se sai l'educazione!" Borbottai dall'alto mentre il giovane mi rivolse uno sguardo fucilatorio. Si alzò appena conclusi la frase e notai come mi superava bellamente di qualche centimetri buono, le sue spalle erano decisamente più larghe delle mie e sembravano pronte a colpirmi a morte. Ma forse aveva solo quello di spaventoso il ragazzo perchè le sue mani da donna e il mancato spessore dell suo corpo, lo riducevano ad un cono 2D che si dava arie soltanto davanti a me, uno che sapeva menare abbastanza.
"I tuoi piedi da porco hanno rovinato la vernice, oltre ad esser stato irrispettoso verso il mio lavoro, sai quanto costa il colore?"
Alzai il mento alle sue parole e gli sbuffai in faccia: e che ne sapevo di quanto veniva quella roba? Quanto un pranzo in centro? Bah, sembrava agitato per nulla.
"Vorrei avere i tuoi stessi problemi sai? Visto che si limitano a farti piangere su della vernice rovinata." Alzai il tono frustrato da quelle lamentele da bambino che il ragazao stava tirando fuori. I suoi occhi, già fini di proprio, si affilarono ancora di più, le sue labbra furono pronte a ribattere ma la nostra amicevole e amorosa conversazione fu interrotta dalle urla di un gruppo di poliziotti. Per abitudine mi misi a fuggire da tutt'altra parte e ci misi un po a notare che non ero da solo: Il ragazzo si era messo a correre con me, spingendo la gente che stava venendo contro di noi.
"Perchè cazzo stai correndo?" Mi gridò dietro vedendomi con sguardo turbato e sorpreso nella sua direzione.
"Dovrei chiederlo io a te!" Risposi a tutto tono, ma appena risposi mi accorsi di come, effettivamente, i poliziotti non avevano gridato il mio nome, ma di un altro, probabilmente quello del ragazzo.
"Sono i miei piedi piatti, togliti dai coglioni!"
"Se mi fermo ora mi prenderanno solo perché mi sono messo a correre"
"Merda tua!" rispose semplicemente scomparendo dentro un vicolo. Ebbi l'abilità di fermarmi subito dopo e guardarlo fuggire nello lo stretto vicolo, ecco cosa serviva essere fini.
"Fermo tu!" Come immaginavo la polizia si era messa ad inseguire anche me, mi dispiaceva per loro che magari, catturando due come me, si sarebbero presi pure l'aumento, ma quella non era la giornata per finire in carcere. Mi infilai tra i due muri e corsi dietro al ragazzo che ancora stava correndo lungo il vicolo.
"Perché mi segui? Vattene!" urlò sbroccandomi contro, fermandosi di punto in bianco, tanto che andai a sbattere contro la sua schiena larga.
"Cazz.." borbottai massaggiandomi il naso e appena mi guardò impanicai.
"Che cazzo fai qua fermo!? Così ci prenderanno, e corri!" Spinsi il mio corpo contro quello del ragazzo ma sembrò di star lottando contro un macigno, davvero voleva farsi arrestare? Non potevo neppure aggirarlo visto che bloccava perfettamente lo spazio.
"Visto che mi devi ripagare per la verice.." iniziò con un ghigno in viso.
"Ripagarti di cosa, quella merda non l'ho toccata, neppure vista. MUOVITI!"
".. mi ripagherai come esca." Le sue parole mi zittirono. Sbarrai gli occhi e li puntai sulla sua espressione furba e soddisfatta, sadica per la precisione.
"Cosa?" Bofonchiai a bassa voce capendo che mi stava bloccando solo per farmi raggiungere dalle guardie. Appena quelle due mi avrebbero preso, proseguire per loro sarebbe stato impossibile a causa del poco spazio a disposizione.
"Ok, no, non posso farmi prendere ho appena raggiunto Incheon. Scusami! Perdonami sono stato ostile come persona me ne assumerò le colpe, ti darò dei soldi, tutto quello che vuoi ma non farmi prendere dalle guardie."
Il momento di panico che seguì alla rivelazione del suo piano malvagio, mi fece sbroccare tutte le parole di dispiacere, iniziai a sfregare le mani l'una contro l'altra in segno di preghiera, chinandomi leggermente davanti a lui per chiedergli pietà, ma non ricevetti cedimetno in un primo momento.
"Da dove vieni?"
"Seoul"
"E sei scappato per i debiti?" Alla sua domanda fermai lo sfregolio delle mani e degluittii annuendo sotto il suo sguardo, ora molto più serio del precedente.
Alzò lo sguardo verso i poliziotti a pochi metri da noi ed infine mi afferrò il polso per trasciarmi via con se con velocità.
"GRazie!" Piagniucolai alle sue spalle, lasciandomi trascinare per vicoli a me sconosciuti.
Percorremmo di corsa forse un paio di chilometri prima di affrettarci a salire una scala aintincendio e nasconderci su un pianerottolo di ferro. Grazie a dio i poliziotti tirarono dritti per un'altra strada e noi potemo recuperare fiato.
"Grazie" ripetei tra i respiri affannosi, e lui mi rispose con un gesto della mano campato in aria.
"Mi devi pagare le vernici" commentò infine chiudendo gli occhi per calmare il fiato, ed io feci lo steso.

How to run away from the mess u made ‹ Woosan ›Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora