Il bambino che è sopravvissuto

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Se il signor Dursley era scivolato in un sonno agitato, il gatto, seduto sul muretto di fuori, non dava alcun segno di aver sonno. Sedeva immobile come una statua, con gli occhi fissi e senza batter ciglio sull'angolo opposto di Privet Drive. E non ebbe il minimo soprassalto neanche quando, nel la strada accanto, la portiera di una macchina sbatté forte, né quando due gufi gli sfrecciarono sopra la testa. Dovette farsi quasi mezzanotte prima che il gatto facesse il minimo movimento.

<<Abituata alle ore piccole per gli appuntamenti Prof?>> chiesero i gemelli beccandosi un'occhiata dalla madre e dalla professoressa.

Un uomo apparve all'angolo della strada che il gatto aveva tenuto d'occhio; ma apparve così all'improvviso e silenziosamente che si sarebbe detto fosse spuntato da sotto terra. La coda del gatto ebbe un guizzo e gli occhi divennero due fessure. In Privet Drive non s'era mai visto niente di simile. Era alto, magro e molto vecchio, a giudicare dall'argento dei capelli e della barba, talmente lunghi che li teneva infilati nella cintura. Indossava abiti lunghi, un mantello color porpora che strusciava per terra e stivali dai tacchi alti con le fibbie. Dietro gli occhiali a mezzaluna aveva due occhi di un azzurro chiaro, luminosi e scintillanti, e il naso era molto lungo e ricurvo, come se fosse stato rotto almeno due volte. L'uomo si chiamava Albus Silente.

<<Allora era con lui l'appuntamento!>> disse George.

Albus Silente non sembrava rendersi conto di essere appena arrivato in una strada dove tutto, dal suo nome ai suoi stivali, risultava sgradito. Si dava un gran da fare a rovistare sotto il mantello, in cerca di qualcosa.

<<Magari una rosa🌹 per la professoressa?>> aggiunse Fred.

Sembrò invece rendersi conto di essere osservato, perché all'improvviso guardò il gatto, che lo stava ancora fissando dall'estremità opposta della strada. Per qualche ignota ragione, la vista del gatto sembrò divertirlo. Ridacchiò tra sé borbottando: «Avrei dovuto immaginarlo». Aveva trovato quel che stava cercando nella tasca interna del mantello. Sembrava un accendino d'argento. Lo aprì con uno scatto, lo tenne solleva to e lo accese. Il lampione più vicino si fulminò con un piccolo schiocco. L'uomo lo fece scattare di nuovo, e questa volta si fulminò il lampione ap presso. Dodici volte fece scattare quel suo 'Spegnino', fino a che l'unica illuminazione rimasta in tutta la strada furono due capocchie di spillo in lontananza: gli occhi del gatto che lo fissavano. Se in quel momento qualcuno - perfino quell'occhio di lince del signor Dursley - avesse guardato fuori della finestra, non sarebbe riuscito a vedere niente di quel che accadeva in strada.

Per evitare centinaia di domande Silente disse che mostrerà il Deluminatore più tardi.

Silente si fece scivolare di nuovo nella tasca del mantello il suo 'Spegnino' e si incamminò verso il numero 4 di Privet Drive, dove si mise a sedere sul muretto, accanto al gatto. Non lo guardò, ma dopo un attimo gli rivolse la parola. «Che combinazione! Anche lei qui, professoressa McGranitt?» Si voltò verso il soriano con un sorriso, ma quello era scomparso.

<<Regola numero 1>> dissi tornado fuori il malandrino che c'è in me <<Non si scappa dagli appuntamenti>>
Lunastorta mi sorrise <<Bravo Bambi!>>
Solo in pochissimi capirono il soprannome.

Al suo posto, davanti a lui c'era una donna dall'aspetto piuttosto severo, che portava un paio di occhiali squadrati della forma identica ai segni che il gatto aveva intorno agli occhi. Anche lei indossava un mantello, ma color smeraldo. I capelli neri erano raccolti in uno chignon. Aveva l'aria decisamente scombussolata. «Come faceva a sapere che ero io?» chiese. «Ma, mia cara professoressa, non ho mai visto un gatto seduto in una posa così rigida». «Anche lei sarebbe rigido se fosse rimasto seduto tutto il giorno su un muretto di mattoni» rimbeccò la professoressa McGranitt. «Tutto il giorno? Quando invece avrebbe potuto festeggiare? Venendo qui mi sono imbattuto in una decina e più di feste e banchetti». La professoressa McGranitt tirò su rabbiosamente col naso. «Eh già, sono proprio tutti lì che festeggiano» disse con tono impaziente. «Ci si sarebbe potuti aspettare che fossero un po' più prudenti, macché... anche i Babbani hanno notato che sta succedendo qualcosa. Lo hanno detto ai loro telegiornali». E cosi dicendo si voltò verso la finestra buia del soggiorno dei Dursley. «L'ho sentito personalmente. Stormi di gufi... stelle cadenti... Be', non sono mica del tutto stupidi. Prima o poi dovevano notare qualcosa. Stelle cadenti nel Kent... Ci scommetto che è stato Dedalus Lux. È sempre stato un po' svitato».

<<L'ho conosciuto e mi sa che ha ragione professoressa>> dissi.

«Non gli si può dar torto» disse Silente con dolcezza. «Per undici anni abbiamo avuto ben poco da festeggiare». «Lo so, lo so» disse la professoressa McGranitt in tono irritato. «Ma non è una buona ragione per perdere la testa. Stanno commettendo una vera imprudenza, a girare per la strada in pieno giorno senza neanche vestirsi da Babbano. e scambiandosi indiscrezioni». A quel punto, lanciò a Silente un'occhiata obliqua e penetrante, sperando che lui dicesse qualcosa; ma così non fu. Allora continuò: «Sarebbe un bel guaio se, proprio il giorno in cui sembra che Lei-Sa-Chi sia finalmente scomparso, i Babbani dovessero venire a sapere di noi. Ma siamo proprio sicuri che se n'è andato, Silente?» «Sembra proprio di sì» rispose questi.

<<Come sarebbe a dire sembra?>> disse la Umbridge <<Colui che non deve essere nominato è morto!>>
<<Io le ho detto molte volte che è tornato>> risposi sprezzante <<Però si ricordi: non devo dire bugie>>

Nota dell'autrice
Lo so che è moooooooooooooooooooolto corto, scusatemi

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