Lettere da nessuno 2

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Da sotto giungeva la voce di Dudley che urlava a sua madre con quanto fiato aveva in gola: «Non ce lo voglio... quella stanza mi serve... fallo uscire...!» Harry sospirò e si stese sul letto. Ieri avrebbe dato qualsiasi cosa per es sere lì. Oggi avrebbe preferito tornare nel suo ripostiglio con la lettera, piuttosto che essere lassù senza. L'indomani mattina, a colazione, tutti erano piuttosto taciturni. Dudley era stravolto. Aveva gridato, picchiato suo padre con il bastone, aveva vo mitato di proposito, preso a calci sua madre e fatto volare la tartaruga so pra il tetto della serra, e ancora non aveva ottenuto di riavere la sua came ra. Harry pensava alla mattina precedente alla stessa ora e rimpiangeva amaramente di non aver aperto la lettera nell'ingresso. Zio Vernon e zia Petunia si scambiavano sguardi cupi. Quando arrivò la posta, zio Vernon, che sembrava fare uno sforzo per essere carino con Harry, mandò Dudley a raccoglierla. Lo udirono picchia re colpi a destra e a manca con il suo bastone lungo tutto il tragitto. Poi gridò: «Ce n'è un'altra! Signor H. Potter, Cameretta, 4 Privet Drive...»

<Rissa! Rissa! Rissa!> cantarono Fred e George sotto uno sguardo torvo della matriarca Weasley

Con un grido strozzato, zio Vernon balzò dalla sedia e si precipitò nel l'ingresso, con Harry alle calcagna. Zio Vernon dovette lottare e atterrare Dudley perché mollasse la lettera, il che fu reso difficile dal fatto che Harry aveva afferrato per il collo zio Vernon, da dietro. Dopo qualche minuto di grande confusione in cui a nessuno furono risparmiati i colpi di bastone di Dudley, zio Vernon si raddrizzò annaspando per riprendere fiato, con la lettera di Harry stretta in mano. «Va' nel ripostiglio... cioè, volevo dire, in camera tua!» intimò ansimando a Harry. «E tu, Dudley... va' fuori!... Esci!» Harry misurava a gran passi la sua nuova stanza. Qualcuno sapeva che aveva traslocato dal ripostiglio e apparentemente sapeva anche che non aveva ricevuto la prima lettera. Questo significava che ci avrebbe provato di nuovo? Se sì, avrebbe fatto in modo che non fallisse. Aveva un piano.

<Oh no> dissero Hermione e Ron, la prima, dopo un mio sguardo interrogativo, continuò <è solo, harry, che i tuoi piani falliscono sempre>

Non potei replicare perché aveva ragione

La mattina dopo, la sveglia, che era stata riparata, suonò alle sei. Harry la bloccò subito e si vestì senza far rumore. Non doveva svegliare i Dursley. Sgattaiolò giù per le scale senza accendere le luci. Avrebbe aspettato il postino all'angolo di Privet Drive per farsi conse gnare la posta del numero quattro. Il cuore gli batteva forte mentre attraversava con cautela l'ingresso diretto verso la porta. «AAAAARRRRGGGGHHHH!» Harry fece un salto: aveva inciampato in qualcosa di grosso e flaccido steso sullo zerbino... una cosa viva!

<Grazie mille per aver controllato che non c'erano cadaveri nell'ingresso di casa tua Potter> rise - RISE - Voldemort

Di sopra si accesero le luci e con orrore Harry si rese conto che la cosa grossa e flaccida era la faccia di suo zio Vernon. Aveva dormito in un sac co a pelo, davanti alla porta di casa, per esser certo che Harry non facesse esattamente quel che aveva cercato di fare. Sbraitò contro di lui per circa mezz'ora e poi gli ordinò di andare a preparargli una tazza di tè. Harry si trasferì tristemente in cucina e al suo ritorno la posta era arrivata dritta drit a sulle ginocchia di zio Vernon. Vide tre lettere con l'indirizzo scritto con l'inchiostro verde. «Voglio...» cominciò, ma zio Vernon le stava facendo a pezzi davanti ai suoi occhi. Quel giorno, zio Vernon non andò in ufficio. Rimase a casa e sigillò la cassetta delle lettere. «Vedi» spiegò a zia Petunia con una manciata di chiodi in bocca, «se non riescono a consegnarla, ci rinunceranno e basta». «Non sono sicura che funzionerà, Vernon».

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 17, 2022 ⏰

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