Epilogo. In memoria di... Un uomo

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La segretaria è sola, nel suo ufficio silenzioso, umido e fatiscente; è sola e pensa. Ieri sera è stata a cena con l'uomo con gli occhi da cucciolo che, mentre lei mangiava la sua pizza rossa con rughetta, in un tranquillo ristorantino in riva allago, le parlava di stralci della sua vita con l'insegnante. Ascolta ancora la sua voce parlarle ed i suoi occhi le sono rimasti impressi nello sguardo: occhi da cucciolo, occhi da cucciolo smarrito. Tra pochi giorni sarà solo da un anno; alla segretaria sembra che per lui il tempo si sia fermato, anche se a poco a poco sta lasciando sgretolarsi delle crepe sempre più grandi nella rocca privata del suo dolore e lascia che appena appena qualcuno possa intravederlo.

La segretaria pensa a lui, in questa luminosa giornata di luglio in cui il tempo sembra non scorrere; pensa a lui e all'insegnante; pensa all'insegnante e pensa a quanto le dispiaccia non averlo conosciuto veramente; pensa all'insegnante e gli scrive una lettera, una lettera che è insieme un po' anche una preghiera, una preghiera per lui, l'uomo con gli occhi da cucciolo:


Ti ho conosciuto dalle sue lacrime

Non ti ho conosciuto mentre abitavi appena un piano sopra di me, anche se sapevo che c'eri, tu e i tuoi movimenti silenziosi.

Non ti ho conosciuto quando mi passavi accanto, per le vie del paese, o davanti, sfiorando con la busta della spesa la porta a vetri del mio ufficio.

Non ti ho conosciuto quando respiravi tra le piante in fiore del tuo balcone o ridevi guardando la TV dal tuo morbido divano nel salotto o, ancora, mentre scrivevi il libro di cui conservo una copia, seduto alla scrivania antica dello studio, arredato da libri su libri su libri, in fila, libri accanto a libri accanto a libri accanto a libri.

Non ti ho conosciuto mentre mi ringraziavi, con la voce esile, per aver chiesto informazioni circa la tua salute, quelle volte che non ti incontravo più e poi ti incontravo di nuovo, sempre più pallido e sempre più magro, e poi non ti incontravo più; mentre mi ringraziavi, con gli occhi incavati in un viso scavato, occhi luminosi di una grande luce, luce di un luminoso spirito, luce di speranza, luce di fiducia, scintilla ardente di vita, non ti ho conosciuto, ma quelle parole, quella luce, mi hanno insegnato tanto.

Non ti ho conosciuto, ma ho pregato per te, in una piccola chiesa di montagna, mentre il vento sussurrava la sua musica tra le spighe di grano dorate dal sole; e prima che il vento ti prendesse nel palmo della sua mano e ti portasse in cielo a dare inizio ad una nuova costellazione, non ti ho conosciuto.

Solo quando ti ho visto spuntare nel cielo, unica stella di un cielo nuvoloso, ti ho conosciuto.

Ti ho conosciuto dai ricordi, ricordi che si accavallano ai ricordi, ricordi colorati, ricordi coloriti, ricordi sbiaditi, confusi, costanti e indelebili, di un uomo che vive nel ricordo di te.

Così ho intravisto e immaginato i luoghi verdi e ombrosi del vostro primo incontro, e i luoghi bianchi e asettici del vostro ultimo incontro, i luoghi silenziosi delle vostre prime parole e quelli discreti delle vostre ultime parole, i luoghi appartati delle vostre prime carezze e i luoghi intimi delle vostre ultime carezze.

Ti ho conosciuto dalle foto, foto piccole e grandi, foto in album, in cornice, o sparse in una scatola di cartone, prezioso scrigno di preziose memorie, foto custodite da un uomo che vive tra le tue foto.

Foto scattate mentre sorridi da un cavallo a dondolo, foto scattate mentre fumi una sigaretta o mentre osservi, assorto, uno scorcio di paese, foto scattate mentre prepari un bimbo per il bagnetto.

Ti ho conosciuto dalle parole smozzicate, parole rovesciate da un intimo che ne trabocca, parole di un uomo che mai è stanco di parlare di te. Fiumi incessabili di parole su come eri e su come eravate, cascate di parole sulla storia di voi due, su cosa gli hai insegnato e cosa ha imparato da te, sui particolari di una vita quotidiana vissuta da un luogo all'altro, tra un lavoro e l'altro, tra cani e gatti e animali da cortile.

Parole che troppo presto si inceppano e svaniscono in lunghe pause nel nulla, parole che sono troppo poche per avere un'idea di te. Parole tramite cui, appena appena, ti ho conosciuto.

Ti ho conosciuto dalle parole d'amore di un uomo che ti ha amato, ti ama e ti amerà, perché il tuo amore per lui non se ne è andato con te, è nelle sue parole, nei suoi movimenti, nelle sue fibre e sarà sempre con lui.

Amore che dà, amore che offre, amore che si offre, amore che non toglie, amore che c'è, amore che non muore, amore che resta, sempre, qui. In un mobile lucidato appena ora, in un lenzuolo lavato e stirato di fresco, in una poesia scritta una notte d'inverno, dedicata all'uomo che ami e ti ama. Ti ho conosciuto nel tuo riflesso che si specchia nelle sue lacrime, imprigionate in occhi che ti cercano nel vuoto, scrutano alla ricerca della tua ombra e della tua luce, del tuo corpo e della tua anima, del tuo essere niente, del tuo essere tutto.

Lacrime che trattiene, lacrime che non lascia scorrere, lacrime che conserva dentro sé, gemme preziose, doni d'amore, creati dal dolore, un dolore che si scioglie in lacrime, lacrime nascoste, perle preziose, protette da palpebre tenere, ma serrate, che coprono occhi belli, ma tristi, e spenti.


Ti ho conosciuto dai ricordi

Ti ho conosciuto dai ricordi di un uomo

che vive nel ricordo di te

Ti ho conosciuto dalle foto di un uomo

che vive tra le tue foto

Ti ho conosciuto dalle parole di un uomo

che mai è stanco di parlare di te

Ti ho conosciuto dall'amore di un uomo

che vive nel dolore di averti perso

Ti ho conosciuto dalle lacrime di un uomo

che non vuole farsi vedere piangere

Così... Ti ho conosciuto...

E mi accorgo, allora, di non averti visto mai...


Ed oggi, che ti conosco solo un poco di più, chiedo al vento, che accarezza le spighe di grano dorate dal sole, di sussurrarti la mia timida, esitante, preghiera, a te che sei al centro di una nuova costellazione:


Preghiera, a te che sei

"Tu che sei al centro di una nuova costellazione

accarezzalo, avvolgilo, abbraccialo

con i raggi del tuo spirito luminoso,

torna ad essere la luce in questi occhi spenti e tristi,

sii il battuto del suo cuore stanco di battere,

sii il fiato delle sue parole non dette,

scaldalo di nuova gioia e voglia di vivere,

perché resti qui,

non venga a cercarti,

ti trovi dentro sé,

resti qui,

l'uomo dal quale ti ho conosciuto,

resti qui,

resti qui a parlarmi di te,

con dolcezza, ma senza dolore."

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