La sveglia delle otto suonò pigra, facendo compagnia alle campane del Santuario vicino alla piazza, che riecheggiavano ostinatamente in lontananza.
B. schiuse le palpebre con molta fatica, rammentando in un baleno le ultime paranoie della notte precedente, con emicrania annessa. Sapeva perché Lupin non aveva voluto darle corda, e non poteva biasimarlo, in fondo. Un nuovo, delicato e precario inizio stava già pericolosamente andando verso una prematura disastrosa fine? Mica era colpa sua se non sapeva socializzare...
Si rifiutò di inghiottire subito un analgesico e di rincarare la dose rispondendo pure a sua mamma Rosa; le aveva mandato un altro sms, non avendo ricevuto risposta a quello precedente, inviato solamente con dieci minuti di differenza da quello in cui la implorava di digitare una semplice monosillabica conferma di essere ancora viva. Ma più la Signora Madre la bersagliava, più lei si negava. Possibile che non l'avesse ancora compreso, la regina della psicanalisi? E sì che ci era già passata, con V....
Accidenti, V.
B. si precipitò fuori dalla doccia. Il respiro le si mozzò in gola, mentre si strofinava furiosamente la pelle umida con il piccolo asciugamano color salvia. Come aveva potuto dimenticarsi di V.?
Un debole fischio proveniente da fuori la distrasse quel tanto che fu sufficiente affinché il senso di colpa per essersi scordata ancora una volta della sorella la abbandonasse del tutto, veloce così come si era palesato. <<Hey, straniera... scendi per un caffè?>>.
La prospettiva di un fugace ma intenso incontro, magari con caffè e contorno di sesso, aiutò ancor più nell'impresa.
V.? V., chi?
B. sorrise a quella prospettiva, acconsentendo con un pollice all'insù ben visibile dal terrazzino.
La conferma di avvenuto recapito del suo messaggio di assenso, con un commento verbale che non lasciava spazio a fraintendimenti, la fece gongolare. Indossò in fretta un vestito nero senza spalline e della lingerie di pizzo coordinata, svuotando la mente da pensieri che non comprendessero un risvolto scabroso, come sperava potesse diventare la sua pausa caffè imminente.
Eppure, avrebbe dovuto rammentare, ora più che mai, che se Maometto non va alla montagna...
***
<<Mi chiami adesso perché pensi... anzi, mi correggo, speri che stanotte avrai di meglio da fare. Corretto?>>.
<<Lu, ti odio>>.
B. gettò con furia omicida una confezione di biscotti al cioccolato mezzi rotti nel cassetto già strapieno della dispensa, canalizzando la sua rabbia su quel povero pacco di leccornie consolatorie come fosse la faccia ringalluzzita di Lupin. <<Lo so, ciccia. Anche io. E beh, speravo che cambiando aria avessi capito che oltre le finestre dovevi chiudere anche le gambe, per evitare che correnti d'aria cattiva ti potessero far male... che sia una cervicale o altro... e invece...>>.
Lo sbuffo di disapprovazione di B. avrebbe potuto scatenare un tornado.
<<Ah, ah, ah. Simpatia portami via, proprio, oggi>> replicò seccata, scartando l'involucro di una merendina al cocco: cibo spazzatura per contrastare le sue momentanee insicurezze. Se avesse usato questo metodo come costante, invece che del buon sano sesso occasionale, ora sarebbe obesa, e avrebbe certamente sofferto di un disturbo alimentare serio, che i suoi si sarebbero prodigati per tentare di arginare. Per fortuna, non possedeva un metabolismo lento; al contrario, invece, era naturalmente predisposta per il sesso. O almeno così si raccontava, soprattutto quando sfiorava una crisi d'astinenza.
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O è nero o è Bianca
RomanceB., e vuole essere chiamata solo con l'iniziale del suo nome, è una ragazza che adora il sesso, perché è una delle poche cose, se non l'unica, che le riesce davvero bene nella vita. Nella società odierna, verrebbe subito additata come una poco di bu...