«Un penny per i tuoi pensieri».
La supposizione di Ricky, che abitava nell'appartamento accanto a quello che occupavano loro, doveva essere non solo una congettura, ma una convinzione. Come aveva fatto Otto, in una città sconosciuta, a trovare una bottiglietta di tè al limone?
Se lo domandò B., quando quest'ultimo comparve in sala con il bottino, sporgendosi verso di lei, che era rannicchiata a lato del largo davanzale della finestra. Gli sorrise grata e si stiracchiò: dopo aver fatto un tentativo con Giaco che, per i propositi ossequiosi – che B. definirebbe arcaici – concordati con sé stesso prima di coricarsi non incoraggiò nessun suo approccio sessuale, provò ad addormentarsi, senza successo. Era molto stanca e desiderava davvero riposare, ma tra la sua perenne e conclamata insonnia, le inquietudini scaturite dagli avvenimenti vissuti nelle ultime ore, la differenza di luce/buio abituale... non era riuscita a chiudere occhio.
Nonostante ciò, si sentì a suo agio nella constatazione che, quando lo aveva sentito avvicinarsi, qualche minuto prima, riconoscendo nell'oscurità e nel silenzio quel suo deambulare incerto, fosse proprio lui che voleva accanto.
Neppure la sua domanda, così semplice ma così complessa, la turbò. «Ti mentirei se ti dicessi che i miei pensieri non sono rivolti alla frase che ha detto l'ultimo agente, quello con i capelli rasati ai lati...».
Attese di riprendere fiato, e poi continuò, osservando le flebili luci della città in lontananza. «...credi davvero che faranno il giro delle persone decedute recentemente e non identificate, e che lui...».
Rammentando l'impossibilità del suo interlocutore ad accovacciarsi accanto a lei, B. si issò velocemente, anche per cogliere la reale risposta oltre le parole che gli avrebbe fornito, gettando lo sguardo in quegli occhi puri che, nella penombra, acquistarono un fascino molto particolare.
«No, non lo credo. Che qualcosa sia accaduto, è evidente, data la mancanza di notizie... però non pensiamo al peggio, e, soprattutto, non fossilizziamoci sul peggio... i pensieri, qualcuno diceva, possono aiutare, creando la crealtà... è meglio, perciò, che non siano tutti negativi...».
B. si prese del tempo per ragionare sulla frase appena pronunciata da Otto, sorseggiando lentamente il tè. Poi scosse la testa, incredula.«Naaa... mi stai forse cercando di vendere concetti di filosofia quantistica spiccia?!».
Le loro risate echeggiarono nel silenzio, seguite da sciocche ammonizioni che portarono ad una diatriba per decretare chi dei due stesse facendo più casino. Una folata di vento fece sbattere la persiana della finestra principale, teatro della disputa, e con questo frastuono si deliberò il vincitore.
B. fu pervasa da un brivido di freddo che le fece rimpiangere di non essersi portata dietro un maglione più pesante di quello che già indossava e Otto, dimenticandosi completamente della rivalità tra di loro, si sfilò il suo, adagiandolo sopra le sue spalle.
Nel compiere questo gesto si sollevò anche la maglietta bianca che gli restò imprigionata nel collo qualche secondo, tempo sufficiente affinché B. notò la profonda cicatrice che spuntava dalla parte sinistra dell'addome.
Istintivamente, mentre lui le si avvicinava per sistemarle l'indumento dietro il collo, lei portò l'indice sopra la pelle lesionata, ruvida e sconnessa che gli ricopriva parte del fianco e della quale si vedeva l'inizio, ma non la fine.
Otto indietreggiò all'istante, come se quel tocco potesse provocargli ancora dolore, potesse ferirlo... come se le dita di B. fossero lame. Lei s'impaurì e si vergognò di quell'iniziativa, tanto che non riuscì a sostenere il suo sguardo, feroce, crudo, quasi minaccioso. Tenne gli occhi bassi per un tempo che sembrò infinito.
STAI LEGGENDO
O è nero o è Bianca
RomanceB., e vuole essere chiamata solo con l'iniziale del suo nome, è una ragazza che adora il sesso, perché è una delle poche cose, se non l'unica, che le riesce davvero bene nella vita. Nella società odierna, verrebbe subito additata come una poco di bu...