Il servo del Faraone

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Ero in un tunnel oscuro. Mentre mi facevo strada all'interno di quell'oscuro passaggio mi appoggiavo alle pareti di pietra che mi conducevano vero l'uscita. Man mano che mi avvicinavo all'uscita notavo che alla fine di quel lunghissimo tunnel c'era una luce. Una luce che si andava spegnendo sempre di più. Quando riuscì ad uscire dal quel tunnel, mi ritrovai in una stanza gigante, aveva muri di pietra molto alto. Nei muri c'erano dei buchi per mettere le torce. Questo posto a differenza del tunnel era ben illuminato da lanterne.

 Notai subito che al centro della grande stanza vi era un uomo in ginocchio che stava prendendo qualcosa da terra e successivamente lo alzava per avvicinarlo alla faccia. Non sapevo in che modo interagire con tale figura quindi mi limitai a raggirare il centro della stanza per osservare meglio cosa l'uomo stesse facendo. Fu un grave errore. L'uomo teneva in mano delle viscere morsicate con una pozza di sangue nel pavimento polveroso, aveva la sua veste completamente zuppa di sangue. Allora decisi di avvicinarmi di più per essere sicuro di quello che la mia vista mi stava suggerendo. Allungai la mano per toccargli la spalla, e a quel punto si girò di colpo con un movimento rigido. Aveva gli occhi completamente rossi e la bocca dalla quale gli uscivano pezzi di intestino, tra i denti aveva gli organi di qualcuno.

 A quel punto mi svegliai.

Ero sudato e notai subito guardando fuori dalla finestra che era già mattina. Lavoravo alla corte del faraone che in quei giorni stava preparando le sue truppe per andare in battaglia non so dove. Per tutto il giorno ebbi l'immagine del mio sogno impressa nella mia mente, non riuscivo a togliermi dalla testa l'immagine di quell'uomo con le mani insanguinate. Fui chiamato dal faraone che mi indicò di pulire a fondo la sua stanza.

 Io fui sempre lieto di servire il faraone perché egli non mi aveva mai fatto un torto, e poi e sempre un onore lavorare per un Dio. A corte ero abbastanza rispettato, certo, non potevo essere considerato qualcos'altro oltre che un servo, ma al faraone piaceva come lavoravo. Pulii la stanza la stanza del faraone da cima a fondo come lui mi aveva chiesto. Mentre uscivo avevo la scopa in una mano e nell'altra il secchiello con l'acqua, ero fiero e soddisfatto della mia vita e del mio lavoro.

 Mentre uscivo però, vidi che nel corridoio perpendicolare alla stanza del faraone, c'era il consigliere Rimen-Muahar, non notò che io stavo uscendo dalla stanza del faraone e quindi riuscì a sbirciare cosa faceva per qualche secondo, aveva un'aria un po' misteriosa, non l'avevo mai visto percorrere quei corridoi e quindi per un momento credetti che dirlo al faraone sarebbe stata la cosa migliore. Ma poi mi soffermai a pensare che poteva star facendo da quelle parti. Portava con sé delle pergamene che apriva e riarrotolava nervosamente. Di solito lui era l'incaricato di fare i conti e cose varie. 

Decisi di non dirlo al faraone perché non ero sicuro di cosa dirgli per cui procedetti con la mia giornata.

Non succedette nulla per quasi una settimana. Io svolgevo i miei lavori come mi era richiesto ed intanto andavo avanti con la mia vita. Tuttavia un giorno il faraone decise di fare una esplorazione verso dei posti ignoti al sud dell'Egitto. Portò con sé degli uomini ne caso in cui avesse avuto a che fare con popolazioni indesiderate. Quel giorno non c'era niente da fare se non passeggiare per le vie della città. 

A volte era rilassante fare un giro nel paese per vedere cosa succedeva, purtroppo avevo pochissimo tempo libero quando il faraone si trovava nel palazzo, quindi approfittai specialmente quell'uscita.

Per quasi due settimane non ci furono notizie del faraone o dell'esercito. MA un giorno mentre camminavo vicino alla porta della città, l'esercito a cavallo che era partito qualche settimana prima, tornò pieno di uomini dalle facce cupe e tristi. Il faraone era deceduto in battaglia e lo stavano portando in una specie di sarcofago improvvisato da loro nel campo da guerra. Erano tristissimi, alcuni piangevano. Almeno erano riusciti a conquistare i territori attaccati, ma per quegli uomini era il minimo che potevano fare per vendicare la morte del loro capo.

Mi offrii volontario per occuparmi dell'imbalsamazione del faraone e della costruzione del suo sarcofago. Anche Muahar era tra i volontari e insieme ad altre decine di uomini ci occupammo del defunto faraone. Finita l'imbalsamazione e la costruzione dei sarcofagi mancava solo trasportarlo verso la valle dei re dove quasi tutti i faraoni precedenti erano sepolti. Non avevo mai visitato quel posto. Più che altro mi stranii che Muahar sapeva così tanto di quel luogo, come se già ci fosse stato diverse volte.

Entrammo per deporre il sarcofago del faraone ed entrammo al centro di una grande stanza. Muahar mandò tutti gli altri uomini a controllare la zona per vedere se c'erano intrusi all'interno della struttura. A quel punto Muahar si avvicinò a me e mi disse: "Hai una vita felice?". All'inizio non capii perché avesse fatto quella domanda ma poi la sua espressione si trasformò in una risata maligna e continuò dicendo: "Peccato...".

 Prese un coltello da sotto la sua lunga veste. Riuscii a reagire rapidamente afferrandogli il braccio con cui teneva il coltello ma lui era molto forte, più di me. Mi spinse verso l'angolo e mi fece cadere. Sapevo cosa sarebbe successo, ero certo che quella sarebbe stata la mia fine a poi Muahar si fermò e disse: "Secondo te chi era l'incaricato della cura dei cadaveri dei faraoni precedenti? Ma non ci arrivi da te? Quando farò fuori te e quegli altri sciocchi resteremo solo io ed il sarcofago del faraone Ramses".

Cercai di alzarmi ma lui mi inflisse una grave ferita nell'addome e continuò: "Ho intenzione di deglutire gli organi del faraone in modo da allungare all'infinito la mia vita fino a diventare io stesso faraone, a quel punto faro fuori tutti gli oppositori e...." Ci fu silenzio... Un altro servo della corte che era nella struttura infilzò da dietro Muahar facendolo cadere a terra con le mani nel petto. Cercò di lanciare una coltellata anche a lui ma il servo schivò con abilita.

Ero sconvolto da quello che era successo, non potevo ancora credere che ero stato coinvolto nel piano più maligno della storia dell'Egitto. Ragionai su quello che stava per fare Muahar. "Sarà vero?" pensai subito. Cosi presi il coltello insanguinato di Muahar, uccisi il servo che mi aveva salvato e mangiai gli intestini del faraone.

Subito dopo mi sentii meglio. La mia ferita si era curata nel giro di 30 minuti e mi sentivo ringiovanito. Mantenni in segreto questa cosa per tutta la mia vita. Mentre scrivo questa storia sento tuttavia che l'anima stia lasciando il mio corpo in mondo lento e doloroso. 

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