-EB1A18-

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«EB1A18 dov'è il rinforzatore a cui è stata affidata stamattina?» rimbomba una voce sconosciuta.
«Davanti alla porta di camera mia. Gli ho rotto delle costole,se volete andate a prenderlo voi io rimango qui.» Faccio del mio meglio per dare il tono più annoiato possibile alle mie parole.
Con uno sbuffo esasperato l'osservatore apre la porta, e sussurra qualcosa alla guardia che sta facendo da sentinella alla porta che divide la mia stanza da quella degli osservatori.
Appena la guardia è uscita dalla stanza si sono spente le luci. Sarei nel buio totale se non fosse per un piccolo quadrato rosso che appare nell'angolo posteriore della stanza. Ho messo dentro entrambi i piedi e percepisco la solita sensazione di sprofondare. Chiudo gli occhi e quando li riapro non mi trovo più dov'ero prima. Sono in un corridoio buio dal tetto alto con delle torce sulle pareti che illuminano l'unica direzione in cui posso andare. Bene almeno la strada che devo percorrere è evidente e non la devo cercare e forse stavolta non verrò assalita da qualche creatura schifosa. Se è così devo delle scuse a Lorena. Inizio subito a correre visto che le mie simulazioni sono sempre cronometrate. Giro l'angolo e trovo una triade di raggi rossi incrociati che ostacolano il mio cammino. Imperturbata corro dritto ad essi e all'ultimo minuto le salto alzando le ginocchia al petto il volo dura poco e atterro dall'altra parte senza fare alcun rumore. Silenziosa come un'ombra continuo il percorso girando angoli improvvisi e saltando pozzi neri in mezzo alla strada. Arrivo finalmente in fondo al corridoio e trovo una serie di scale che portano ad un piano superiore. Comincio salire ma dopo un paio di gradini mi fermo. Sento il rumore di passi e a giudicare dal ritmo e dal livello di chiasso che fanno immagino che sono più di uno. Serro i pugni i continuo. Ora arriva il momento più importante, infatti appena il mio piede lascia l'ultimo gradino vengo attaccata da una creatura dalla pelle grigio-verdastra. Ha sembianze umane, fortunatamente sta volta riconosco la creatura che mi sta attaccando e so come controbatterla, gli osservatori nel box la chiamano zombie ed è una delle creature fantastiche che ogni tanto mi tocca affrontare qui dentro. Con uno sbuffo interiore penso a tutto ciò che ho imparato la volta scorsa sul combattimento contro gli zombie e principalmente che loro trasferiscono la malattia attraverso i morsi e i fluidi corporei, e che sono parecchio stupidi. Ovviamente oltre alle mie capacità di combattimento vogliono vedere anche la mia abilità di evasione e di fare un attacco calcolato. Abbasso il bacino piegando le ginocchia e alzo le braccia per difendere il mio viso e il busto assumendo così una posizione di attacco e noto subito con la coda dell'occhio un piede di porco arrugginito a terra sul lato sinistro della scala. Lo afferro e mi precipito allo zombie più vicino a me e affondando la parte non curva dell'arnese nella sua fronte facendolo cadere a terra, immobile. Lo tiro fuori velocemente e in un unico movimento fluido mi giro e colpisco un altro nemico nel retro del suo cranio putrefatto. Vedo con piacere che il metallo arrugginito fa il proprio lavoro perché il suo cranio cede come un pezzo di cartone bagnato sotto la mia forza geneticamente potenziata. Mi assicuro che non si rialza più e rotolo all'indietro per evitare di essere schizzata dal suo sangue, se mi tocca mi 'infetto' e la prova termina. Due giù, ora mi rimangono solo altre due e ho finito.
Un'altro Zombie si sta avvicinando in fretta, già sento il suo terribile lamento. Alzo il piede di porco come un boomerang e lo tiro dritto allo zombie. La mia precisione è letale perché lo colpisco direttamente al collo con una forza tale che lo decapito e l'attrezzo finisce conficcato nel muro. La sua testa rotola verso di me e mi guarda dritto negli occhi prima di fare ultimo lamento. Rabbrividisco, non m'importa se questa reazione mi causerà punti in meno. Quei "cosi" sono veramente schifosi e sono sicura che mi rivisiteranno nel sonno stanotte.
Mi sento come se stessi per vomitare. Sono stanca. Mi fa male la mano perché mentre tiravo il piede di porco il ferro mi ha tagliata. «Non vedo l'ora che questa simulazione finisce» mormoro a me stessa mentre vado alla ricerca di ciò che sapevo fosse l'ultimo zombie. Continuo a cercare e finalmente lo trovo in una stanza circolare con le spalle girate che guarda con interesse un televisore. Bene ancora non mi ha vista. Prendo un momento per fare un respiro profondo e poi con molto silenzio mi avvicino e con tutta la forza che mi rimane gli tiro un calcio alla schiena con talmente tanta forza che cade a terra e non si rialza più.
Sento il rintocco di una campanella che mi segnala sia la vittoria che la fine della sessione. Con la stessa velocità con cui è apparsa la stanza in cui mi trovo scompare e mi sento tornare al livello del suolo. Le figure che una volta erano zombie decomposti sbiadiscono di fronte a me per mostrare che sono in realtà manichini schianto robotici. Non era una sorpresa, già lo immaginavo. Faccio un inchino per sfottere gli osservatori, analisti e ricercatori che mi stavano osservando ma appena premono il pulsante che mi permetteva di vedere attraverso il vetro che ci separa spalanco gli occhi perché li dentro non c'è nessun analista ma bensì l'uomo che si definisce mio padre, il presidente Andrew Blake.
Mi raddrizzo all'istante e rimango lì, in piedi, paralizzata dalla sorpresa. Questo non è un buon segno succedono cose orribili ogni volta che lo vedo. Già sento le ginocchia deboli.
L'unica luce nella stanza proviene dall'osservatorio ed è solo grazie ad esso che riesco a vederlo mentre comincia ad avvicinarsi. Al suono dei suoi passi si unisce anche quello delle sue mani che battono lentamente mentre si avvicina.
«Sei cresciuta EB1A18. Direi che sei quasi pronta per quello che ho in mente.»
Si ferma davanti a me e mi guarda dalla testa ai piedi. Mi sblocco in un istante ricordandomi di quello che devo fare e mi inginocchio davanti a lui con la testa abbassata, appoggiandomi a terra con un pugno chiuso e l'altro piegato sul ginocchio.
«Buongiorno presidente Blake. Posso esserle utile?»
Apparentemente è soddisfatto della mia risposta perché riprende a passeggiare avanti e indietro davanti a me. A malapena respiro, non mi azzardo ad alzare gli occhi o a muovermi. Quando non lo guardo l'effetto che fa su di me diminuisce ma ho ancora la pelle d'oca e le miei mani non vogliono smettere di tremare. Ogni singolo nervo sta urlando "Scappa Alex!" e nonostante quanto vorrei la sua presenza mi tiene inchiodata li. «Abbiamo deciso di porre fine alla sperimentazione per ora. Ho un compito per te. Ho paura che la nostra grande città sia in pericolo e ho bisogno di costruire un esercito. Il tuo dovere sarà quello di insegnare i giovani nelle arti del combattimento e di tenere un occhio aperto per qualsiasi irregolarità. Tutto quello che ti servirà sarà li. Parti fra trenta minuti.» Il modo in cui dice irregolarità e la sorpresa che devo lasciare il posto in cui ho vissuto per tutti questi anni ha catturato la mia attenzione facendomi dimenticare per un breve istante la mia paura. Solitamente quando lui viene qui è per urlare e punirmi per non aver fatto progressi abbastanza velocemente. Alzo la testa per guardarlo ma me ne pento all'istante. Quegli occhi suscitano in me un terrore che non comprendo. Ho combattuto contro mostri migliaia di volte più terribili di lui senza battere un ciglio. Non ha senso ma i suoi occhi mi terrorizzano. Non credo che esistono al mondo occhi più crudeli dei suoi.
La domanda che stavo per fare muore sulle mie labbra mentre il mio cuore batte sempre più forte.
Il presidente continua a guardarmi con aperto disgusto e io abbasso lo sguardo ma lui non ha finito di fissarmi e mi afferra il mento con una forza che non finisce mai di stupirmi ogni volta che lo sento. Come fa un uomo come lui, che non ha mai dovuto alzare un dito da solo in vita sua, ad avere così tanta forza?
Mi mordo la lingua per impedirmi di urlare e sento subito il sapore metallico del sangue in bocca. Lui tiene il mio sguardo fisso nel suo e si avvicina così tanto che riesco a sentire il suo alito. Puzza di sigarette, alcool e menta.
«Non dimenticare mai che ti stiamo osservando. Ogni parola che dirai, ogni movimento che farai, noi lo sapremo. Se osi dire una parola su questo posto o su di me è finita. Uccideremo te e la persona con cui ti confiderai. Dopo che finisci le tue lezioni vai direttamente nella tua stanza. Puoi uscire da li solo per insegnare e mangiare. Inteso?»
La sua stretta è così forte sul mio mento che non riesco a parlare, entro in panico per un breve momento ma alla fine mi permette di annuire con la testa.
«bene. Ora vai fai puzza di sudore e non ti posso vedere più. Sei una delusione.»
Mi alzo all'istante ma sento come se il mio corpo fosse stato messo in autopilota perché ad un tratto mi trovo in camera mia. Chiudo la porta e appena sento lo scatto cado a terra in preda ai tremori. Provo a calmarmi ma è inutile. Rimango li sul pavimento freddo per non so quanto tempo. Ad un certo punto sento qualcosa di caldo che mi abbraccia. E' Lorena. Si aggrappa a me e mi stringe forte mentre io sto li a tremare. Non ho mai notato prima d'ora quant'è piccola sotto il suo camice.
«sssh stai tranquilla tesoro, andrà tutto bene vedrai. Finalmente uscirai da qui! Non è quello che hai sempre voluto?»
Ha ragione, ho sempre voluto scappare da questo posto e ora che ho la possibilità sto reagendo così.
Dopo un pò mi calmo e Lorena mi porge una salviettina per lavarmi la faccia e indica dei vestiti piegati sul mio cuscino.
«vestiti, io ti aspetto qui.»
Vado dietro il separé e mi spoglio mentre Lorena dall'altra parte mi passa i vestiti. Mi vesto di fretta e mentre mi sto allacciando l'ultima scarpa la mia porta si apre di scatto.
«e ora di andare EB1A18.»
Ho le farfalle nello stomaco, ora che la paura mi è passata mi sento sui giri. Me ne sto andando! Non mi faranno mai più esperimenti e simulazioni! Mi giro e abbraccio Lorena. E' la prima volta che sono io ad abbracciare qualcuno, nel passato è sempre stata lei a farlo. Mentre la abbraccio succede qualcosa di inaspettato, mi stringe più forte di quanto abbia mai fatto e mi sussurra una frase con un tono così urgente e intenso che non avrei mai aspettato dalla piccola e dolce Lorena prima di spingermi fuori. Prima che la porta si chiude fra di noi vedo per un ultima volta la sua faccia contorta dalla preoccupazione, o è paura?
Mentre mi portano giù per un corridoio che non ho mai visto penso alle sue parole.
«Appena sei sola strappa l'interno della tua giacca. Combatti Alex, non importa quanto dolore sentirai combatti contro Blake.»

WARRIORSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora