Domande

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Simone

L'unica cosa che Simone riusciva a sentire era tristezza.
Tristezza e rabbia, per essere più precisi.

Tristezza perché Manuel, dopo aver scoperto che era stato lui a rompere l'auto di Sbarra, non gli aveva più rivolto la parola.

Rabbia perché non sapeva come aggiustare le cose, e questo lo faceva incazzare da morire.

Era ormai consapevole di essersi innamorato di Manuel, si era arreso a quel sentimento perché non aveva più senso negarlo a sé stesso.

Però non capiva perché, fra tutti, proprio Manuel, il classico bello e dannato che gli avrebbe spezzato il cuore in mille pezzi.

Continuava incessantemente a guardare il video che gli aveva fatto mentre dormiva, quella sera dopo che era stato pestato.

Era semplicemente bellissimo.

Laura gli aveva consigliato di lasciar perdere, che sarebbe solo stato male dietro ad uno come lui.
Più facile a dirsi che a farsi.

A distrarlo dai suoi pensieri ci pensò il rumore della porta che si apriva.

«Tesoro, va tutto bene? È da ieri che non esci dalla tua stanza, tuo padre è preoccupato» disse sua nonna entrando in camera e sedendosi sul bordo del letto, di fianco a lui.

«È tutto ok nonna, sono solo un po' stanco» disse Simone, cercando di essere il più convincente possibile.

Sua nonna lo guardò e sospirò, avvicinandosi per lasciargli una carezza sulla guancia.
«Simone, se c'è qualcosa che non va, dimmelo per favore. Lo sai che non ti giudicherei mai» lo rassicurò lei, con quel calore nella voce che solo una nonna ha.

«Non preoccuparti, sto bene» disse il moto, con più sicurezza stavolta.
La nonna lo guardò ancora una volta, con uno sguardo compassionevole, per poi lasciarlo di nuovo da solo.

Si stese sul letto a peso morto, continuando a pensare a come sistemare le cose ma dopo pochi secondi lo schermo del suo cellulare si illuminò.

Lo prese velocemente e sgranò gli occhi: un messaggio di Manuel.
Lo aprì alla velocità della luce e ne lesse il contenuto ancora incredulo.

"Vediamoci a casa mia tra venti minuti."

Era chiaro e coinciso, e Simone non perse tempo.
Cominciò a prepararsi, scegliendo con cura i vestiti da indossare.

Si sentii un idiota, o meglio, una ragazzina quattordicenne in preda ad una crisi ormonale.
Ma non gli importava niente.

Uscì di casa velocemente e prese la moto.
In pochi minuti si ritrovò sotto casa di Manuel, non sapendo bene cosa fare.

Prese coraggio e bussò alla porta, in preda al nervosismo.
Ad aprirgli fu un bellissimo Manuel, con i capelli scompigliati e gli occhi stanchi.

«Sei arrivato prima del previsto» disse, squadrandolo per qualche secondo, per poi scostarsi di lato e farlo entrare.

Era la prima volta che Simone andava a casa di Manuel, infatti si prese il suo tempo per guardarsi intorno e inquadrare l'ambiente che lo circondava.

«Hai finito di fissare? Seguimi, dai» il riccio gli fece cenno di seguirlo e lui non esitò a farlo.

Entrarono in una stanza abbastanza piccola e molto disordinata, che Simone dedusse essere di Manuel.

Quest'ultimo lo fece sedere sul letto e poi cominciò a parlare.
«Perché lo hai fatto?»

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