Verità

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Simone

Era distrutto.

Continuava a piangere ininterrottamente, ripensando alla faccia delusa di Manuel quando era stato a casa sua quel pomeriggio.

Era stato fuori tutto il giorno con la moto per non tornare a casa ed evitare suo padre, ma era il momento di rientrare.

Parcheggiò la moto nel giardino dell'abitazione e spalancò la porta.
«Nonna sono a casa!» urlò per farsi sentire.

«Simone, eccoti, ti stavamo aspettando. Vieni in salotto»
Stavamo? Chi lo stava aspettando oltre a sua nonna?

Andò dritto in salotto e la scena che si ritrovi davanti gli fece sgranare gli occhi.
Manuel e la nonna erano seduti sul divano a chiacchierare allegramente.

«Finalmente, tesoro. Io e...»
Non la lasciò terminare la frase.

Corse in camera sua e si richiuse la porta alle spalle con forza.
Si sdraiò sul letto con il volto sul cuscino e continuò a piangere.

Cosa voleva ancora Manuel da lui?
Non lo aveva già devastato abbastanza?

«Simò, ti prego, fammi entrare»
La voce del riccio sembrava spezzata, come se anche lui fosse sul punto di piangere.

«Cosa cazzo vuoi?» gli urlò Simone di rimando, cercando di fingere un tono rabbioso.

«Per favore, Simone. Ho bisogno di parlarti» disse Manuel, implorandolo.

Quasi gli venne da ridere.
Il grande e grosso Manuel Ferro, temuto da tutti, lo stava pregando di farlo entrare.

Alla fine cedette e aprì la porta.
Il riccio entrò più veloce della luce, sedendosi sul suo letto.

«Allora? Che ci fai qui?» gli chiese il più piccolo, spazientito.
Manuel alzò lo sguardo e lo guardò con quegli occhi color nocciola che avrebbero fatto innamorare chiunque.

«Ti volevo parlare» disse semplicemente.
«Non pensavo volessi dato che mi hai praticamente buttato fuori casa tua»

Il più grande sbuffò, visibilmente spazientito.
«Senti Simò, già non ce sto con la testa. Non lo so perché sto qua, non so nemmeno cosa cazzo te voglio dì. So solamente che avevo bisogno di vederti»

Simone a quell'affermazione spalancò la bocca.
Chi si sarebbe mai aspettato quelle parole da parte di Manuel?

Si sedette affianco a lui, mentre ancora pensava a cosa fare.
Le parole, però, gli uscirono di getto.

«Vuoi davvero sapere perché ti ho rotto la macchina? Te lo dico subito»
Cominciò a parlare a raffica, senza lasciare che i pensieri interferissero con quello che stava per dire.

«Ti ho distrutto l'auto perché ero geloso Manuel, ecco perché. Geloso marcio del fatto che tu stavi a scoparti quella la sera del compleanno di Chicca, e io? E io ti ho aspettato tutta la sera come un coglione.
Perché è questo quello che sono, sono un cazzo di coglione rimbambito. E vuoi sapere come mai?
Perché mi sono innamorato di te»

La faccia di Manuel era un mix di confusione e incredulità e Simone si pentì all'istante di aver commesso un gesto così azzardato.

Era fottuto.

«Che cazzo stai a dì? Mi stai pigliando per il culo?»
Il riccio cercava risposte, ma lui non voleva più parlare.
Non dopo l'errore appena fatto.

«Cazzo, Simò! Mi vuoi rispondere?» urlò Manuel cominciando ad inveirgli contro.
«Ti sei innamorato di me? Ma quante cazzate spari? Che cazzo significa?»

Simone lo guardò dritto negli occhi e riconobbe nello sguardo di Manuel un sentimento che sapeva sarebbe venuto a galla prima o poi: la paura.

L'aveva terrorizzato con le sue parole e si odiava per questo.

«Manuel io...»
Manuel, però, corse via, lasciandolo lì, solo e spaesato.

E ora cosa avrebbe fatto?

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 12, 2021 ⏰

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