Manuel
«Perché lo hai fatto?» gli chiese, guardandolo con sguardo interrogativo.
Non riusciva a capire perché Simone avesse fatto un gesto del genere, proprio quando stava cominciando a volergli bene.
«Io...io non ne ho idea»
Manuel a quel punto non resse più. Lo prese con forza dal colletto della polo rossa e blu e lo guardò dritto negli occhi.«Ma ti rendi conto della cazzata che hai fatto Simò? Quello già mi vuole morto, poi ti ci metti pure tu. Te sei impazzito per caso?» gli urlò ad un millimetro dal viso, mentre Simone restava con gli occhi bassi.
«Manuel...mi dispiace davvero, non so che cazzo mi è preso» continuò a blaterare il moro e Manuel non seppe più cosa pensare.
Non era arrabbiato, semplicemente deluso.
Se lo sarebbe aspettato da tutti, ma non da lui.«Vattene» disse il riccio, affranto e triste per l'accaduto.
Simone lo guardò spaesato, con gli occhi lucidi.
Era sul punto di piangere.A quella vista, Manuel si sentì morire e non ne capì nemmeno il motivo.
Il moro si meritava quel trattamento da parte sua dopo quello che aveva fatto.Allora perché guardarlo stare male faceva stare male anche lui?
Simone non perse altro tempo e se ne andò, lasciandolo solo con i suoi pensieri.
Manuel era estremamente confuso, sentiva solo un forte dolore al petto e non aveva idea di cosa fosse.
Proprio in quel momento il suo cellulare vibrò, e sulla schermata comparve il nome di Sbarra che lo stava chiamando.
Il riccio rispose a malincuore, non sapendo cos'altro fare.
«Sbarra? Che è successo?»«Senti ragazzì, hanno anticipato la consegna della macchina. C'hai due giorni per rubarla» disse il vecchio con la voce ferma e tranquilla, anche se le sue intenzioni erano tutt'altro che pacifiche.
«Ma come due giorni? Non si può fare così presto Sbarra, mi devo organizzare» disse Manuel, impanicato.
Odiava trovarsi in quella situazione.«Questi so cazzi tuoi. Vedi come fare e se la macchina non è pronta per dopodomani te faccio aprí la capoccia da Zucca, mi hai capito?» e senza nemmeno aspettare la risposta del riccio, Sbarra terminò la chiamata.
Non sapeva minimamente cosa fare e come fare.
Aveva trovato una macchina da poter rubare, ma aveva bisogno di un piano e soprattutto di un aiuto.
Da solo non ce l'avrebbe mai fatta.«Amore, sei qui?» urlò sua madre, rientrando in casa.
«Si mà» disse di rimando Manuel, sbuffando.
Ci mancava solo lei, pensò.«Ho visto Simone che se ne andava da qui mentre tornavo, sembrava sconvolto. C'entri qualcosa?»
«In che senso "sconvolto"?» disse il riccio, ignorando la domanda di Anita.«Stava piangendo, e pure tanto. Aveva gli occhi tutti rossi. Gli ho chiesto cosa fosse successo ma mi ha detto che era allergia, ovviamente non gli ho creduto»
A Manuel si chiuse lo stomaco e si sentì mancare le forze.
Come faceva quel fottuto ragazzino a fargli quell'effetto?
Non se lo spiegava.Non gli era mai successo con nessuna ragazza, e lui di ragazze ne aveva avute tante.
Con un gesto fulmineo afferrò il cappotto e uscì di casa, quasi come un automa.
Non aveva più il controllo delle sue azioni.«Dove vai?» gli urlò sua madre, indaffarata a pulire la cucina.
«A parlare con Simone»