Se ci sei tu al mio fianco

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Quella sera arrivai a casa più contento del solito, i miei genitori erano abituati a ritrovarsi uno sempre imbronciato che si rintanava in camera per i fatti suoi, ma quel giorno non fu così. Appena superata la soglia della porta sentii mia madre che mi salutava dall'altra stanza "ciao simo, tornato a casa finalmente" e io risposi con tono calmo "mi mancavate, volevo passare un po' di tempo con la mia famiglia" e proprio in quel momento comparve mio fratello in corridoio che cercò di stuzzicarmi dicendomi di smetterla di dire cagate, io però tutto tranquillo sorrisi e risposi "ti voglio bene anche io". Ti voglio bene, parole che non avevo mai avuto il coraggio di dire, per orgoglio magari o per vergogna, non so il motivo, ma so solo che mi ero sempre trovato in difficoltà nel mostrare il mio affetto e ora all'improvviso dicevo per la minima cosa un "ti voglio bene", tutto perché avevo incontrato Veronica. Non capivo cosa stesse succedendo, cosa stessi provando, perché mi sentissi in quel modo, quando fino al giorno prima contavo le ore guardando le lancette dell'orologio aspettando un suo messaggio, non di Veronica, ma di lei, la mia migliore amica, o meglio così la definivo.
Ci siamo conosciuti qualche mese prima, più precisamente il 4 dicembre 2020, eravamo in classe insieme da tre mesi ma non ci eravamo mai notati, nonostante io fossi alto quasi due metri e lei avesse uno stile che non si nota poco. Ciò che ci ha uniti è stata la somiglianza del nostro carattere, eravamo più simili di quanto sembrasse, lei sola e malinconica, affetta da sindrome dell'abbandono e ansia sociale, io appena stato abbandonato dal mio migliore amico e in cerca di qualcuno che mi desse affetto e mi facesse capire quanto fossi importante, due strade destinate a unirsi prima o poi, due strade parallele che portavano alla stessa meta ma attraverso sentieri diversi, sentieri burrascosi e pieni di pericoli, ma se l'avessi avuta al mio fianco, avrei potuto superare tutto. Da quel 4 dicembre ci scrivemmo tutti i giorni, non c'era giorno che non mi scrivesse o buongiorno o buonanotte oppure che mi chiedesse "come stai", ma non avevo capito che aveva bisogno di me, che ero la sua ultima speranza, l'ultima speranza per trovare una ragione per cui vivere. Lentamente si stava distruggendo, si stava disgregando come le rocce di una montagna, lei era una di quelle rocce finché non è arrivata al punto di non farcela più e ha iniziato ad autodistruggersi, fino ad arrivare a finire in ospedale. Avrei voluto poterla aiutare, aiutare a superare tutto questo, avrei voluto fermarla, se solo avessi saputo, avrei voluto impedire che arrivasse a questo punto; ormai ci tenevo troppo, senza lei al mio fianco non ero niente, era la mia fottuta vita, l'unica persona che volevo vicino in quel momento.

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