Capitolo cinque

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Capitolo cinque



Aprii gli occhi stiracchiandomi, non avevo la minima voglia di alzarmi, vestirmi, truccarmi ecc...
Armatami di buona volontà, mi alzai dalle calde coperte e mi diressi in bagno. Mi diedi una rinfrescata al viso, mi truccai e sistemai i capelli con una crocchia alta, dopodiché presi un paio di jeans neri semplici a vita alta, estrassi una magliettina bianca a collo alto, misi sopra un maglioncino largo nero ed infine indossai un paio di scarpe sportive bianche.

«Buongiorno piccola» disse mia madre quando entrai in cucina.
Felice si avvicinò lasciandomi un bacio sulla guancia. «Ciao mamma, scappo perché si è fatto tardissimo.»
Le rubai un biscotto che mangiai lungo il tragitto; quando arrivai davanti al campus feci un bel respiro. Mi incamminai verso l'entrata della classe ma fui bloccata da Yoora.

«Ehilà» mi salutò con la mano.
«Ehi» le dissi felice, mentre impugnavo i miei libri; era la mia prima lezione di Coreano e non volevo fare tardi. «Allora, stasera ci sei?» mi chiese Yoora.
Io corrugai le sopracciglia.
«Oh Ivy, la festa qui al campus» disse alzando gli occhi
al cielo e sbattendosi una mano in fronte.
«Ah!» dissi ricordandomi la conversazione di ieri insieme ai suoi amici.
«Allora ci vediamo stasera alle 21:00»

Mi salutò dandomi un bacio volante per poi scomparire tra la folla; entrai in aula, mi accomodai in una delle tante sedie e sollevai il supporto adagiando il libro.
«Buongiorno ragazzi. Io sono il vostro professore, Park Jun-yong.»
Si presentò e giuro che quella fu l'ultima cosa che capii per il resto della lezione.

Essendo entrata a metà trimestre, ero indietro di varie lezioni. Difatti non capii quasi nulla, mi limitai a copiare sul mio quaderno tutto ciò che scriveva alla lavagna. Quando finalmente finì la lezione, uscii dalla stanza correndo ed emettendo un sospiro di sollievo.

Cara Ivy, sai che prima o poi dovrai imparare il coreano?

Affamata mi incamminai verso la mensa, impugnai un vassoio e mi misi in fila; presi un toast, un po' di insalata ed infine una mela. Mi sedetti poggiando il vassoio ed iniziai a mangiare.

Dovevo ammettere che il cibo era migliore rispetto a quello della mia vecchia mensa: sicuramente quel toast sapeva di toast e non di gomma.

«Giuro che non sono una stalker!»
Mentre davo un morso al mio toast vidi Yoora sedersi di fronte a me, presi un tovagliolo e mi pulii la bocca.
«Successo qualcosa?» chiesi, perché nel suo sguardo vidi un velo di panico.
«No, no» disse mentre iniziava a mangiare degli spaghetti trasparenti.
«Oggi ho iniziato il corso di coreano che mi ha consigliato la signora Young» dissi mentre sbucciavo la mela. «Non ho capito niente.»
Abbassai lo sguardo tristemente verso la mela.

«È normale, una nuova lingua fa paura» disse guardandomi.
«Io ho la fortuna di essere metà americana e metà coreana» continuò addentando qualcosa con delle bacchette.

«Sei nata qui?» chiesi mentre portavo alla bocca una fettina di mela.
«Sì.»
Finì di inghiottire. «In poche parole, mia madre è americana e, tantissimi anni fa, si innamorò di mio padre e così sono nata io» disse vanitosamente portando una mano sot- to il mento.
«Beh, sono stata fortunata» esordì prima di mettere qualcosa in bocca.

«Direi! Sennò diventeresti pazza come me.»
Chiusi gli occhi per poi scuotere la testa; solo al pensiero di qualche minuto prima mi veniva mal di testa.
«Imparerai, tranquilla. E poi ci sono io ad aiutarti» disse sorridendomi.
«Grazie!»
Era davvero una persona molto carina nei miei confronti.
Non mi sarei mai aspettata di incontrare una persona così carina.

***

Non so quanti vestiti nell'arco di mezza giornata provai. Sfinita mi sedetti sul letto. "Metto un paio di jeans? Oppure una gonna? Una camicia? Oppure un maglioncino?"
Urlai disperata per poi gettarmi sul letto vedendo la montagna di vestiti cadere per terra.

Disperata sollevai il busto, per poi alzarmi e fare ordine; alla fine optai per una gonna nera in pelle, un maglioncino con delle grosse righe tutte colorate con i toni del rosa e del fucsia ed indossai i miei amati anfibi.

Lasciai i miei capelli al naturale e mi truccai
un po' di più mettendo un rossetto che riprendesse i toni del rosa. Uscita dalla camera, mi bloccai felice nel vedere i miei genitori comodamente appisolati sul divano. Presi la giacca insieme alla borsetta ed uscii.

Cara Ivy, troverai mai un amore puro come quello dei tuoi genitori? Un amore che ti faccia sentire le farfalle nello stomaco?

Quando smisi di pensare, mi resi conto che finalmente ero arrivata davanti al campus. Fui felice di vedere Yoora, così andai da lei salutandola.
«Sei uno schianto amica mia» disse guardandomi, io imbarazzata portai le mani sul viso.
«Grazie, anche tu non sei niente male» dissi indicandola con una mano.Stava davvero bene. Aveva una salopette a vestito rosa in camoscio, una camicia bianca sotto e delle scarpe da gin- nastica.
«Ehi, alla fine sei venuta» intervenne una delle tante ragazze che mi aveva presentato Yoora.
«Sì» dissi felice, sorridendole.

Ci incamminammo all'interno del campus, notai con gioia che era decorato ogni angolo a dovere; per un attimo mi sentii a casa come quando davano le feste di fine anno.

All'ingresso ci accolsero dei tipi già ubriachi. Scansandoli, mi avvicinai verso il bancone impugnando un bicchiere stracolmo di vodka alla ciliegia. Iniziai a sorseggiarlo. Finimmo tutti col bere, scherzare e giocare più di quanto avrei potuto immaginare; quando finalmente persi al Beer- pong, notai che mi sentivo esattamente come quella pallina: con il cervello sballottato a destra e a sinistra.

La mia testa continuava a girare talmente tanto forte che non riuscivo a reggermi bene in piedi; lo sentivo, stavo per vomitare.

Iniziai a barcollare nel bagno più vicino.
Quando aprii la porta vidi una figura maschile, ma più cercavo di mettere a fuoco più mi si appannava la vista.
«Scusa...»
Portai goffamente una mano alla bocca, ma prima che potessi andare in un altro bagno, mi catapultai vicino al wc. Percepivo i suoi occhi su di me, difatti si avvicinò e mi aiutò alzandomi i capelli per poi tenermi forte la fronte.

Quando vergognosamente finii di vomitare gentilmente mi passò un tovagliolo bagnato.
«Grazie» dissi asciugandomi le labbra, ma quando mi girai lui non c'era più.

Cara Ivy, sei pietosa... per di più hai sbagliato bagno ed un perfetto sconosciuto ti ha aiutata. Se fossi stata io, ti avrei lasciata lì.

Quando aprii la porta, cercai con lo sguardo quel ragazzo per poterlo ringraziare, ma in quel momento l'unica cosa che potevo fare era andare via, farmi un bagno caldo, prendere un'aspirina e mettermi a letto.

Così feci.

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