Parte II

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Il rumore di scarpe lucide che sbattono sul pavimento mise in allarme le tre ragazze, che tornano a occuparsi delle loro minestre. Adelyn sorseggiò lentamente mentre Regulus e Rodolphus entrarono nella sala da pranzo. Entrambi sudati, i capelli di Regulus leggermente umidi sugli occhi, lei percepì i leggeri tremori delle sue mani.

"Signori." Disse Narcissa, annuendo gentilmente. "Immaginavamo che non vi sareste uniti a noi, visto il ritardo di quasi due ore".

"Le mie scuse, signora", rispose Rodolphus scrutando Bellatrix, che stava trangugiando un altro boccone di zuppa, ignara dell'uomo sudato alle sue spalle.

Adelyn catturò lo sguardo di Regulus sbattendo le palpebre verso di lui.

Stai bene? Sei ferito?

Le sue labbra erano serrate e lui si spostò a disagio, stringendo le dita: lei sapeva che stava cercando di calmare i tremori.

"Scusate se vi abbiamo fatto aspettare. C'erano affari che non potevano essere rimandati", disse lui, dirigendo la sua attenzione verso la cugina. "Non ho appetito, quindi se volete scusarmi, andrò a rinfrescarmi".

Si voltò senza un secondo sguardo e abbandonò la stanza. Adelyn abbassò lo sguardo ancora una volta nella sua zuppa.

"Adelyn", la voce di Narcissa fu tagliente. La stava fissando, il suo viso teso. "Hai un lavoro da fare, specialmente mentre gli zii sono via. Occupatene."

La frase risuonò nelle orecchie di Adelyn per qualche istante prima che lei capisse, alzandosi rapidamente ed uscendo in fretta dalla stanza.

Sentì i suoi singhiozzi sommessi ancor prima di aprire la porta del bagno. Non appena dentro, il suono si mescolò con il rumore dell'acqua nella vasca. Era seduto nella vasca, l'acqua che saliva costantemente intorno a lui, rannicchiato. La sua fronte era appoggiata alle sue ginocchia, la sua schiena mossa dai singhiozzi. Le si spezzò il cuore. "Reggie..."

Lui sollevò lo sguardo, gli occhi di un rosso smaltato e la pelle bianca come la pergamena, stringendo di più le gambe al petto. Adelyn si inginocchiò accanto alla vasca di porcellana, stringendone il bordo.

"Cosa c'è?" supplicò, cercando di scrutare il suo viso, ma lui distolse lo sguardo. "Non sono affari tuoi, Addie". Il suo cuore si fermò nell'udire quel soprannome.

Lentamente, mise la mano alla base del collo di lui, le sue spalle sembrano cedere leggermente al contatto. "Voglio solo aiutarti".

"Non puoi aiutarmi. Non lo capisci?" Lui inspirò. Le sue mani ricominciarono a tremare sommessamente. "Nessuno può farlo". La sua voce scese ad un leggero sussurro. Le lacrime le salirono agli occhi

Non poteva piangere. Aveva un compito.

Cominciò a lavarlo, carezzando la pelle del suo corpo, il suo bellissimo viso squadrato, pulendo via il sudore, la sporcizia, il dolore. Il tremore nelle sue mani rallentò, mai fermandosi del tutto.

Lei lo guidò, senza mai parlare, nella sua stanza, chiudendo la porta in silenzio, e asciugò il suo corpo.

Lui la guardava lavorare: gli occhi scuri che affondavano nelle loro cavità. Non parlò finché lei non ebbe finito.

"Stenditi con me".

Lei si tolse il vestito, posandolo sulla sedia a dondolo nell'angolo della sua stanza. Adelyn, indossata la camicia da notte, si arrampicò accanto a lui, appoggiando il viso contro il suo petto per ascoltare il battito del suo cuore. Le dita di lui le carezzarono dolcemente il braccio, lasciando un brivido al loro passaggio.

"Credo di aver commesso un errore". La sua voce era tranquilla, quasi solenne. "Credo... credo che il Signore Oscuro si sbagli. Ho fatto delle ricerche e le cose che ha fatto..." Adelyn si mise a sedere, il suo viso a pochi centimetri da quello di lui, e gli premette una mano sul petto. "Non è il Signore che voglio governi il luogo dove cresceranno i miei figli".

Hiraeth |traduzione ufficiale|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora