JAYSON
Audrey baciò William velocemente, poi si abbassò e diede un leggero bacetto sulla guancia della figlia, Katy.
William era il mio migliore amico da quando mi ero trasferito a Los Angeles. Erano passati ormai sei anni da quand'ero scappato da Toronto con sorellina e fratellino a carico. Grazie ai soldi che mamma e nonna mi avevano lasciato, avevo potuto fittare un appartamento che non somigliasse a una catapecchia, ma ero arrivato a Los Angeles con zero aspettative e incerto su come avrei fatto a portare avanti da solo ciò che restava della mia famiglia. Se non ci fosse stato Willy, non so come avrei fatto.
A quel tempo al padre era appena stata diagnosticata una malattia incurabile, perciò aveva lasciato le redini del pub al figlio e lui mi aveva offerto un lavoro. Forse lo fece perché quel lavoro non lo entusiasmava e aveva bisogno di più aiuto possibile, oppure perché vide in me un ragazzo disperato, non importava. Qualsiasi fosse il motivo, da quel giorno avevo trovato un amico.
«Ciao, ragazzi», Audrey salutò me e Tom, il cugino di Willy, prima di uscire per andare in ospedale, era un'infermiera.
Tom guardò Katy tra le braccia del padre e sospirò, scuotendo la testa. «Perché devi tenerla tu?»
William lo guardò aggrottando la fronte. «Perché è mia figlia?»
«Ma la tieni sempre tu! Lei lavora e—»
«Bello», gli diedi una botta sul braccio, «taglia».
Tom alzò le braccia verso l'alto. «Dicevo solo—»
«Quando partirete, allora?» chiesi per cambiare discorso ed evitare di assistere a un omicidio in diretta.
William spostò sua figlia di un anno sul divano e gli passò il sonaglio, quindi guardò me. «Il giorno dopo il matrimonio».
Sgranai gli occhi, mancava davvero pochissimo. Un mese e mezzo. Quarantacinque giorni e poi il mio migliore amico sarebbe partito per l'Arizona, per sempre. Da una parte lo capivo, proprio come me anni addietro, voleva ricominciare da capo. Lui e Audrey avevano discusso a lungo sui pro e i contro del trasferimento a Phoenix e alla fine i vantaggi erano maggiori. Con Will sempre al pub e Audrey in ospedale, la piccola Katy passava da una babysitter all'altra, oppure era costretta a sorbirsi il caos del locale. A Los Angeles non c'era nessun familiare che potesse aiutarli. Da quando il padre di Will era morto e lui aveva deciso di sposare un'afroamericana, la famiglia gli aveva voltato le spalle e lui era rimasto... solo, se non si consideravano gli amici e il cugino Tom.
A Phoenix sarebbe stato diverso, lì c'erano persone che volevano bene a entrambi, c'erano i genitori di Audrey che avrebbero potuto aiutarli con la bambina; c'era l'affetto di persone care che mettessero a suo agio la dolce futura moglie del mio migliore amico e c'era già un bel posto di lavoro ad attenderlo. Certo, il locale fruttava bene, ma William non aveva mai desiderato passare le sue notti al lavoro. Perciò, quando lo zio di Audrey gli aveva fatto penzolare sotto il naso un posto nella sua azienda di distribuzione, il mio amico aveva detto: sì.
Sia io che suo cugino, Tom, ci eravamo proposti di gestire il locale al suo posto, ma William non se la sentiva di scegliere a chi dei due affidarlo e a me non andava di diventare socio di Tom. Era un irresponsabile che pensava solo a divertirsi, non sapeva cosa significava dipendere da un lavoro e badare a una famiglia. Sarebbe stato un dono dal cielo gestire quel posto, i guadagni erano ottimi e non avrei avuto problemi, ma Tom era l'unico membro della famiglia che parlava e voleva ancora bene a Willy, perciò capivo la sua indecisione. Non la trovavo giusta, certo, ma comprendevo.
«Dove avete scelto di sposarvi?» domandò Tom.
«Audrey ha scelto la spiaggia», sorrise mentre guardava la figlia. «A me va bene qualunque cosa la renda felice, basta che la sposi».
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Puoi Trovarmi a Los Angeles
Chick-LitDISPONIBILE SU AMAZON E ORDINABILE IN LIBRERIA! Testa o cuore? Una domanda a cui Sally Fontana crede di avere la risposta, finché una grande occasione lavorativa non la porta a trasferirsi a Los Angeles. La sua sceneggiatura è stata selezionata dagl...