Quella sera le luci che illuminavano la quotidiana tranquillità vacanziera di Villa Bergamotto, tremarono. Quella sera, senza rendersene conto, Giacomo aveva spinto la cima del coltello che avrebbe distrutto la loro perfetta apparenza. Certe famiglie sono così, imparano a non guardare nei posti in cui il cuore potrebbe tremare. Imparano a mettersi sulla bocca impenetrabili sorrisi perfetti, capaci di risucchiare tutte le volte che gli occhi avrebbero voluto piangere. Imparano a non mettere le mani dove potrebbero sporcarsi le dita, così non sentono più il peso del vuoto. Imparano ad inventarsi emozioni composte. Imparano ad essere estranei. Imparano a dimenticarsi per primi.
«Cosa vuol dire?» la voce di Greta fa tremare il silenzio che stava scoppiando nelle orecchie di Giacomo. Aveva confessato tutto d'un fiato, così non avrebbe rischiato che la paura divorasse le parole di una frase troppo articolata. "Mamma, Pà... sono gay." Si teneva stretto dai pugni che le dita avevano piegato dentro i palmi, non li stava guardando quando la domanda di sua madre, necessariamente, gli impose di indirizzare lo sguardo su di lei.
«...» prova a decifrare le linee della faccia di Greta. «Cercalo su google.» un'indignazione misto a rabbia gli stava bruciando il sangue. Lo sguardo è ostile.
«Oddio.» Greta elabora e ri-elabora nel suo andirivieni di un open space perfettamente arredato in stile nautico. Giacomo la segue per un po' con lo sguardo, poi lo indirizza a suo padre che al momento sembrava più impaurito di lui, non diceva niente. Se ne stava seduto su quel fottuto divano di vimini, senza niente da dire, con le dita che si sono interrotte sopra il monitor del cellulare, poco prima dell'invio di un messaggio "Appena torno a Milano, faccio finire questa farsa."
«Hai fatto la scuola cattolica..» la madre non si dà pace. «...non può essere stata quello. Forse è colpa di Ludovico, lo dicevo che non andava bene che tu lo frequentassi. Ricordo ancora quando si è saputo, una tragedia, povera famiglia.» Greta aveva dimenticato suo figlio, perso suo marito, cancellato la realtà. Greta viveva nelle copertine che vendeva. Giacomo la guarda incredulo. Lei si ferma davanti al figlio. «Non preoccuparti, non lo saprà nessuno. Non diventerai lo zimbello di nessuno. Ci siamo noi.» si volta in direzione del marito. «Vero Orlando ci siamo noi.»
Orlando sussulta senza, tuttavia, cambiare posizione. Sposta lo sguardo in direzione di Giacomo, incrocia lo sguardo del figlio per la prima volta, accenna perfino ad una specie di rassicurazione. O almeno, questo voleva essere.
«Se l'ha detto... forse... non vuole più nasconderlo.» Orlando risponde con timidezza, quasi. Però succede. Succede che quella frase faccia esplodere definitivamente l'immagine che Greta vende su quelle copertine. Giacomo aveva solo graffiato la superficie, Orlando aveva fatto sgretolare definitivamente la maschera in cui si erano costretti. Il nuovo dato ricevuto è che suo padre lo vedeva. Non lo guardava e basta, lo vedeva davvero. Gli fa un cenno della testa, un accordo segreto padre e figlio, tanto inaspettato quanto sorprendente.
«Cosa!? Vuoi che ci deridano tutti? Vuoi che sappiano che mio figlio "se la fa con i maschi"?» inorridita, respira a fatica. Ha l'affanno di chi sta facendo uno sforzo immane a tenere insieme i pezzi, la tachicardia di chi è costretto a fare i conti con una realtà che non vuole vedere.
«...Greta» il marito la ammonisce. «Stai esagerando.» la avverte, infilandosi il cellulare in tasca. Un urletto stridulo le si arrampica su per la gola, un misto di rabbia e insofferenza.
«Io? Io sto esagerando? Tuo figlio ci dice che è gay e sarei io quella esagerata? Ha sedici anni Cristo! A sedici anni non sai un cazzo, Orlando. Non sai un cazzo! E poi perché sei sempre così calmo, Dio che odio a vederti così.» ringhia con gli occhi insanguinati. «Così calmo, così indifferente... così... Così... così ...!!!» ringhia tra i denti, prende uno svuota-tasche di vetro, lo tira addosso al marito, con tutta la forza che ha. «Ce l'hai ancora delle emozioni o no?» le scoppiano i singhiozzi in gola e le lacrime negli occhi, quando il suono del vetro si frantuma contro il pavimento. Greta si prende la faccia tra le mani, Orlando si alza e le va incontro. Giacomo è sconvolto, non aveva mai visto sua madre in questo stato, lo sguardo di suo padre in qualche modo lo rassicura. «È colpa tua!» sua madre colpisce il marito una volta, due, con i pugni. Tutta la rabbia seppellita sotto anni di noncuranza, "io sono gay", esplode, "io sono gay" distruggendo tutto quello che è alla sua portata. "Io sono gay".
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In to. Il caos è un animale silenzioso.
RomanceIl loro primo incontro è come le loro personalità, brusco, imprevedibile, totalizzante. Luna e Alberto si stanno accanto, si inseguono, si mandano al diavolo durante un'estate lunga dieci anni. Riusciranno a sopravvivere a loro stessi? - 1° Posto al...