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Deku pov

10 minuti erano già volati, mentre vagavo come un disperato, alla ricerca di un bidone della spazzatura, dove avrei potuto finalmente liberarmi di quel contenitore arrugginito.

Eppure nulla, di un cestino neanche l'ombra-

Iz:"Ahh.. Com'è possibile!? Sono sempre messi in posti inadeguati e quando servono *PUFF* scompaiono!" Mah.. Lasciamo perdere, imprecare contro il nulla non avrebbe aiutato

Rassegnatomi, rinfilai in fretta la lattina nella tasca esterna della mia cartella, deciso (e si sperava), a buttarla nel bidone della rotonda, vicino casa.

Nel frattempo, mi tastai la fronte, e il dolore di un chiodo trafitto nella carne arrivò dritto al mio cervello. Che dolore.. Era naturale, avrei dovuto disinfettarmi lì a scuola, più tempo passava più le possibilità d'infezioni crescevano, ma se fossi corso in infermeria, sarei sembrato di certo un poppante agli occhi di kacchan, e questa, è l'ultima cosa che deve accadere.

Ho sempre cercato di essere alla tua altezza, le sto provando tutte per avvicinarmi a te..

Vedrai che un giorno te ne accorgerai, Kacchan..

Un giorno.. che non è oggi, nè domani, ma quando arriverà..

Sarà di sicuro, il più bello di sempre..

Mentre una folata di vento gioca con i miei capelli verde bosco, intravedo finalmente la luce accecante dei fanali. Una volta a bordo del mezzo, mi siedo stanco su un sedile vicino al finestrino, dal quale osservo la strada conquistata dal traffico, dimenticandomi completamente della lattina che ancora cercava rifugio nel mio zainetto giallastro.

Iz:"Grazie e arrivederci!"- saluto l'autista con un sorriso e dopo un suo cenno di capo , il bus riprende velocità. Mi dirigo quindi a casa di corsa, per evitare (almeno grossomodo), di inzupparmi a causa della pioggia, che aveva da poco iniziato a scendere.

Iz:"Caspita, dissi con un leggero affanno, possibile che piove sempre!"

Nonostante il mio certo "Disprezzo" nel dire ciò, dovete sapere che è proprio così. In autunno il Giappone è un paese noto per le sue frequenti (E devo dire anche "fastidiose") piogge. E se, da un punto di vista, potevano essere problemi per i lavoratori nei cantieri e per il traffico che triplicava, agli studenti, non dispiaceva affatto perdere qualche giorno di scuola per allagamento.

(Cioè parliamone, a chi non dispiacerebbe-)

Entrai in casa cercando di fare il minimo rumore possibile, una volta che il tono trillante di mia madre, intenta a chiacchierare al telefono con chi sa chi, arrivò alle mie orecchie. La missione era quindi, capire chi fosse l'interlocutore. Ma non ci misi molto, perchè mi bastò sentire la voce anch'essa molto acuta, per riconoscere chi fosse. Zia Komuri. Una donna da temere, ma molto più spesso da amare; se c'era l'occasione di venire a trovare me e la sorella, rimandava anche impegni molto importanti. Appena le si apre il cancelletto, la prima cosa che fa' e' sempre quella di fiondarsi sulle mie guance e con le mani tirarle e stropicciarle, come se fossi l'impasto della pizza.

Una zia affettuosa, la migliore del mondo per me, e l'unica inoltre, a cui ho parlato di kacchan, e dei suoi comportamenti nei miei confronti. Spesso, riaffiora nella mia mente una sua frase, risalente a quando ero bambino..

"Stai pur certo Izuku, che se trovo quel ragazzo, lo spedisco all'ospedale a suon di calci in culo!."

Una risatina scappò al mio controllo, quel ricordo, anche se ormai sepolto nel tempo, riusciva ancora a strapparmi un sorriso.

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