Due Coglioni Innamorati

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Era passata esattamente un mese  e mezzo dalla festa di compleanno di Simone, e il ragazzo non ci stava capendo più un cazzo.

Il motivo era abbastanza ovvio. Manuel. In quegli ultimi tempi era sempre Manuel la causa della sua felicità, della sua tristezza, di tutto.

E Simone non ne poteva più.

Il riccio continuava a dire di essere etero, però l'aveva baciato. E non solo.
Però per Manuel a quanto pare era stato un errore da ubriachi.

In quel mese avevano trovato un fragile equilibrio per rimanere amici. Non parlarne.

Ma, evidentemente, per il più grande era troppo difficile,quindi quel Mercoledì, mentre tornavano dal bagno, chiamò l'amico.

"Simo, possiamo parlare?" chiese il più grande, un po' insicuro su cosa dire.  

A lui era piaciuto, e molto, tutto ciò che era successo quella sera. Non si pentiva, solo che aveva paura di ammetterlo.

"Si dimmi" disse l'altro, camminando tranquillamente.

"Simo, quello che è successo l'altra volta... Non è stato un errore." affermò Manuel, e l'altro si voltò velocemente, con una faccia sconvolta.

"Che cazzo dici Manuel?"
"Che non me ne pento Simó" dichiarò l'altro, sporgendosi per baciarlo.

Però  suonò quella fottuta campanella a rovinare tutto, e Manuel si ritrasse, come spaventato dal fatto che qualcuno potesse vederli.

Allora Simone sbottó, vomitando tutto sul ragazzo che amava, ma anche quello che lo stava facendo soffrire come un cane.

"VAFFANCULO MANUEL. PRIMA DICI CHE NON TI PIACCIONO GLI UOMINI E POI MI SCOPI ALLA MIA FOTTUTTISSIMA FESTA DI COMPLEANNO, POI DICI CHE ERA UN ERRORE DA UBRIACHI, MA RITRATTI E POI MI BACI MA TI TIRI INDIETRO. VAFFANCULO, CHE CAZZO VUOI DA ME?"

Urlò Simone esasperato in mezzo al corridoio, e poco importava se suo padre, Lombardi, la preside o i loro compagni lo sentivano.

Simone era stanco.
Stanco di quel continuo tira e molla di Manuel.

Manuel d'altra parte era spaventato. Non sapeva cosa voleva. O meglio, lo sapeva. Ma aveva paura,perché dirlo ad alta voce lo rendeva più reale.

"Io voglio te Simo..." sussurrò Manuel, terrorizzato dalle sue stesse parole.
"Vaffanculo Simo, io voglio te, ma non so come dimostrartelo"

"Smetti di fare lo stronzo allora, e ammetti che non era una cazzata." rispose al più grande, che si avvicinó all'altro, non pensando ai compagni che li guardavano, chi sorpresi da quella rivelazione e chi già se lo aspettava, o i professori sconvolti per quella rivelazione, o a Dante che guardava il figlio con un'espressione indecifrabile.

"Simo, andiamo a casa e ti dimostro tutto quello che vuoi. Ma solo noi due..." rispose Manuel, implorando il ricciolino di portarlo via da lì, solo loro due, due ragazzi troppo stupidi e spaventati  per ammettere quel sentimento che li travolgeva da vario tempo ormai.

Ma il momento di riconoscerlo e accettarlo era arrivato, e lo sapevano entrambi.

Bastò solo un cenno con la testa di Simone, e Manuel lo prese per mano e lo trascinò verso l'uscita, tanto era l'ultima ora, pronto a portarlo a casa e fargli capire che voleva lui, semplicemente che voleva lui e nessun'altra.

Passando davanti al padre di Simone, gli disse "Prof, se tutto va come spero è meglio che non torna a casa per le prossime due ore." con un sorrisetto che non prometteva niente di buono, e ovviamente Dante, conoscendo il figlio, sapeva cosa sarebbe successo, quindi appena i due uscirono dalla scuola chiamò la madre, dicendole che l'avrebbe portata a pranzo fuori.
                                ///
Arrivati in camera di Simone, manco a dirlo, i due ragazzi si ritrovarono avvinghiati, e tempo di chiudere la porta che Simone si fermò.

"Manu, Manu, Manu...nun famo cazzate." disse Simone, non volendo finire come l'ultima volta.

"Simo, giuro che non è una cazzata. Voglio te. Te, non Chicca, non l'architetta, te. Te lo giuro. Sono disposto a qualsiasi cosa per fartelo capire. Mi sto innamorando di te Simo" rispose  il ragazzo, facendo cascare l'altro ai suoi piedi.

Caddero sul letto, Simone sotto Manuel, e mentre gli baciava il collo gli chiese "Allora Mr. Balestra junior, posso considerarti mio da ora?"
"Mh, si, tutto quello che vuoi" rispose l'altro, completamente andato per dei baci sul collo come una ragazzina.

                                ...

Manuel si svegliò con una visione che definì celestiale.
Simone dormiva beato sul suo petto, i ricci che coprivano il suo tatuaggio e un braccio abbandonato sul suo bacino.

Iniziò ad accarezzargli pianoi capelli, non volendolo svegliare ma allo stesso tempo volendo, perché desiderava baciarlo, ancora e ancora, sempre.

Manuel non si stava innamorando. Era  già cotto,anzi proprio bruciato.

"Mh" mugugnó Simone, svegliandosi lentamente, protendendosi verso le sue carezze come un gatto.
"Ehi" disse l'altro "Buongiorno" e si sporse a dargli un bacio tra i ricci.

"Buongiorno" rispose Simone, alzandosi  quel po' che bastava a baciarlo.

Passarono del tempo a coccolarsi, ma dopo un po' il più piccolo si spostò dalla traiettoria del braccio di Manu e  chiese, forse anche un po'spaventato dalla risposta,"Ma quindi...cosa siamo noi?"
"Siamo due coglioni. E tu sei il mio ragazzo, che ti piaccia o no." affermò Manuel sorridendogli e baciandolo.

Baciando il suo ragazzo.

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